In Francia oltre 100 cantine cooperative, ovvero circa il 20% delle imprese sociali del settore vitivinicolo, sono in grave difficoltà economica e rischiano la crisi. E stringendo il perimetro nelle più importanti regioni produttive del Paese la quota si alza a seconda della zona: ad essere finanziariamente a rischio sono il 37% delle cantine cooperative in Occitania, il 40% a Bordeaux e il 50% di quelle della Valle del Rodano. Numeri che, come Oltralpe si temeva da tempo, ora sono noti sulla base delle ultime stime condotte da Vignerons Coopérateurs e ripresi dal magazine francese “Vitisphere”.
“Si tratta di una prima macro analisi per quantificare quale sia il bisogno di ristrutturazione che ci aspettavamo, ma che finora non potevamo valutare”, ha spiegato il presidente dell’associazione, Joël Boueilh, che ha poi sottolineato come le cantine in Languedoc, Bordeaux e nel Rodano siano particolarmente fragili a causa della produzione basata principalmente su vini rossi. Ma il peggio dovrebbe ancora arrivare: “ovviamente, il susseguirsi di eventi climatici avversi e le basse rese nel 2024 non fanno che peggiorare la situazione - ha aggiunto - alla fine, i viticoltori che non vendemmiano fanno sì che le botti restino vuote e che i costi di struttura aumentino meccanicamente, mentre in compenso ci sono difficoltà di commercializzazione e vini in giacenza che invecchiano più o meno bene. E le attività delle cantine cooperative saranno condizionate anche dalla campagna di estirpazione dei vigneti in corso”.
E così, in tema di ristrutturazione della filiera vitivinicola sociale, da tempo i vignaioli avevano chiesto il sostegno delle autorità pubbliche per quelle cantine in condizioni di scarse performance economiche e sovracapacità volumetrica. Il deputato centrista Jean-René Cazeneuve (del partito Ensemble pour la République) nella Legge di Bilancio 2025 aveva presentato un emendamento con prevista una dotazione per le cantine cooperative in difficoltà di 75 milioni di euro su 3 anni, di cui 25 milioni nel 2025, ma la proposta è stata bocciata. Come confidato a Vitisphere da Cazeneuve stesso però, il deputato non intende mollare: “dobbiamo sostenere questa fase di transizione - ha detto - con il calo dei consumi e le avversità climatiche abbiamo un certo numero di cooperative che perdono viticoltori e hanno un deficit nell’adattare il loro modello economico”.
E a non cedere, chiaramente, è anche la Vignerons Coopérateurs che preme per adottare misure prima che la situazioni peggiori ulteriormente: “al momento siamo ancora in tempo ad evitare il crollo totale - spiega Boueilh aprendo a possibili immaginabili scenari - l’eventuale deflagrazione inevitabilmente colpirà le cantine cooperative e questo porterà a fusioni e acquisizioni. Non bisogna avere paura di pronunciare certe parole, non sono tabù. Quello che importa è il mantenimento dei viticoltori al loro posto. Non so se le autorità pubbliche siano davvero consapevoli dell’urgenza. Devono rendersi conto delle conseguenze massicce che il fallimento delle cantine cooperative potrebbe avere sui bacini vinicoli”.
D’accordo con lui è Ludovic Roux, presidente dei Vignerons Coopérateurs d’Occitania, che avverte: “anche in caso di fusioni queste non risolveranno tutto il problema, perché ad esempio il divisore dei costi in volume non diminuirebbe enormemente, ma si darebbe comunque la capacità di investire in più personale di qualità e in nuovi accessi a mercati chiusi per mancanza di volume. È necessario ritrovare la redditività: ristrutturare le cooperative non sarà sufficiente, ma sarà uno strumento”.
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