Le due misure più importanti adottate dal Governo francese - ossia la distillazione di crisi e l’espianto dei vigneti abbandonati ed improduttivi a Bordeaux - per sostenere il settore vitivinicolo del Paese, alle prese con un mercato dei consumi in costante calo e con la necessità di fare posto, in cantina, alla prossima vendemmia, muovono i primi, incerti passi. E mostrano subito i propri limiti. La misura dedicata alla distillazione di crisi, infatti, non potrà assorbire tutte le richieste, che riguardano 4,4 milioni di ettolitri di vini rossi e rosati di 3.457 tra vignerons, cantine cooperative e négociants, come emerge dai dati di FranceAgriMer: ci vorrebbero 303 milioni di euro, a fronte dei 160 milioni di euro a disposizione.
Le richieste riguardano 2,3 milioni di ettolitri di vini a denominazione (75 euro ad ettolitro), 1,8 milioni di ettolitri di vini a indicazione geografica protetta (65 euro ad ettolitro) e 226.000 ettolitri di vini senza indicazione geografica. In sostanza, molto più vino a IGP e AOP di quanti preventivati, molti dei quali dalla Languedoc (2 milioni di ettolitri complessivi, principalmente IGP ma anche dalle AOP della Côtes du Rhône), da Bordeaux (oltre un milione di ettolitri) e da Côtes du Rhône Côteaux Varois (850.000 ettolitri).
Una vera e propria corsa alla distillazione, che racconta bene le difficoltà vissute da molti produttori, che adesso chiedono almeno 40 milioni di euro in più, comunque insufficienti, per puntare alla distillazione di 400.000 ettolitri di vini generici, 1,3 milioni di ettolitri di IGP e 1,3 milioni di ettolitri AOP. Le richieste, quindi, sono inferiori del 33% per i vini generici, ma superiori del 41% per gli IGP e del 77% per gli AOP.
L’altro fronte, come detto, è quello che riguarda il piano di estirpazione dei vigneti abbandonati o improduttivi di Bordeaux che, nella prima fase, iniziata il 5 giugno, ha raccolto 664 domande, per un totale di 5.400 ettari, poco più della metà (57%) dei 9.500 ettari previsti dal Civb, che finanzia la misura con risorse proprie per 19 milioni di euro, che si sommano ad altri 37 milioni di euro stanziati dallo Stato. Un inizio lento, frenato da un indennizzo considerato troppo basso (6.000 euro ad ettaro), nella consapevolezza che gli ettari in difficoltà, e quindi da dover espiantare, sono molti di più, almeno 35.000. Intanto, delle 664 domande presentate, un terzo ha scelto lo stop alle colture, e gli altri due terzi hanno optato per la riconversione agricola.
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