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L’ANALISI

Francia e Italia dominano il mercato del vino, ma Oltralpe vincono in valore e nei Paesi-chiave

Analisi Osservatorio Wine Monitor di Nomisma: i vini francesi nell’export 2023 viaggiano a 11,9 miliardi di euro, contro i 7,7 del Belpaese
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La Francia e l’Italia sono le due “superpotenze” del vino (ph: Pexels/Andrea Piacquadio)

Francia e Italia sono i leader mondiali del vino, ma la “sfida”, se inquadrata in determinati parametri, è un derby competitivo, dal punto di vista del numero dei mercati che evidenzia la leadership di ciascun Paese, ma un divario netto se si guarda al prezzo del vino, molto più alto sulla sponda transalpina e all’export nei mercati più importanti. Un fenomeno, che abbiamo analizzato a più riprese su WineNews, e che ha dato vita ad un “duopolio” in un periodo in cui, con il progressivo “spostamento” dei consumi di vino tra le diverse aree del mondo, la competizione tra i principali Paesi produttori per garantirsi sbocchi di mercato è divenuta sempre più agguerrita. Nel 2023, in un contesto di consumi e import in calo a livello globale, si è consolidata la leadership dei cosiddetti “Big 5” dell’export mondiale di vino e quindi Francia, Italia, Spagna, Cile e Australia, ma, se vista sotto la lente di ingrandimento, la spartizione del mercato globale presenta delle differenze. Come rivela il nuovo studio dell’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma, che ha analizzato il valore dell’export dei “Big 5” del vino nei singoli mercati mondiali, la Francia detiene il primato assoluto dell’export vinicolo, con un valore di 11,9 miliardi di euro, nonostante una flessione del 3% sul 2022. Segue l’Italia con 7,7 miliardi di euro (-0,8%), la Spagna con 2,9 miliardi (-3,2%), il Cile con 1,4 miliardi (-22,4%) e l’Australia con 1,2 miliardi di euro (-10% rispetto al 2022). L’Italia paga un gap di valore sull’export dei vini francesi (4,2 miliardi di euro), ma dal punto di vista della numerosità dei mercati in cui ha la leadership, la distanza non è così rilevante: mentre la Francia svetta in 51 Paesi, l’Italia la segue a breve distanza con 46 mercati in suo favore. Due nazioni in “fuga” e che hanno fatto il vuoto: la Spagna, infatti, primeggia in 10 mercati, il Cile in 9 e l’Australia in appena 3. La discrasia tra Francia e Italia deriva, innanzitutto, come è noto, da una sostanziale differenza nel prezzo medio del vino esportato: nel caso dei vini fermi imbottigliati, la Francia esprime un valore di 7,81 euro/litro contro i 4,38 euro/litro dei vini italiani. Ma c’è anche un divario nella leadership nei mercati più profittevoli: la Francia domina in quelli chiave come Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Giappone e Svizzera, mentre l’Italia si afferma soprattutto nell’Europa orientale, dove si registrano importanti tassi di crescita nei consumi di vino, ma il valore medio di una bottiglia acquistata è ancora basso rispetto ai mercati “tradizionali” dominati dalla Francia.
“Considerando che nei mercati tradizionali i consumi di vino sono in calo - dichiara Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma -, sostituire la Francia nel gradino più alto del podio significa sostanzialmente sottrarre quota di mercato ai vini d’oltralpe, il che pur non essendo impossibile, richiede una visione e una pianificazione strategica di lungo periodo da parte delle imprese italiane” .

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