Il Mediterraneo continua a bruciare, la siccità è ormai un’emergenza quotidiana in agricoltura e le temperature, paradossalmente, negli ultimi giorni sono più alte in Spagna che nei Paesi del Magreb. La vite, pianta resiliente, che non ha bisogno di troppa acqua, per ora sta rispondendo bene, non sono le ondate di calore a far paura, ma la mancanza d’acqua: in Francia, ad esempio, le precipitazioni da inizio anno segnano un crollo dell’88%. Condizioni che hanno accelerato la maturazione delle uve, e di conseguenza le tempistiche della raccolta, iniziata in leggero anticipo in Italia e in Spagna, ma anche in Francia, dove una raccolta tanto anticipata (i primi grappoli, in un’azienda dell’Aude, sono stati raccolti addirittura il 25 luglio, ndr) non la ricorda nessuno. Le ondate di caldo, causa principale degli anticipi vendemmiali, sono fenomeni in crescita costante, tanto che, secondo i dati di Météo France, sono triplicate negli ultimi 30 anni. E se nel Sud del Paese l’irrigazione a goccia (pratica ammessa in condizioni d’emergenza) ha contribuito alla corretta maturazione delle uve, le preoccupazioni sono tutte per i viticoltori della Borgogna.
“In generale, qui il caldo non è un problema, ma la mancanza d’acqua di quest’anno inizia a preoccupare. Noi viticoltori possiamo adattare e modificare le tempistiche della nostra vendemmia, ma le viti non possono più adattarsi, la natura ha bisogno di tempo”, dice al portale “Futura Planète” Éric Boigelot, viticoltore a Meursault, nella Côte-d’Or della Borgogna. Del resto, l’uva è fatta dal 75% di acqua, e quando la vite va in stress idrico, per proteggersi e preservare le proprie riserve, lascia cadere i suoi frutti. “È un meccanismo protettivo per consentire alla pianta di sopravvivere: se non c’è abbastanza acqua, la pianta sceglie di sacrificare i suoi acini per evitare di morire, il frutto non cresce più ed inizia ad appassire. Ed è esattamente ciò che inizierà ad accadere in Borgogna se non dovesse piovere entro il 20 agosto”, spiega Éric Boigelot.
Come se non bastasse, caldo e siccità spingono in alto la concentrazione di zuccheri, e quindi il grado alcolico. E questo vale ovunque, non solo in Borgogna: “in 48 ore si può prendere mezzo grado, e oltre i 15° lo zucchero non fermenta, è una variabile fondamentale per decidere quando vendemmiare”, aggiunge il vigneron di Meursault. “Dal 2003 abbiamo assistito a un cambiamento radicale. Prima in Borgogna si vendemmiava tra il 15 e il 20 settembre, quando la vendemmia iniziava il 10 settembre la consideravamo in anticipo. Da 20 anni non sappiamo più cosa aspettarci, i tempi si sono dilatati, si raccoglie ormai tra il 15 agosto e il 15 settembre. Quest’anno avevamo programmato di raccogliere il 27 agosto, ma nel 2003, durante l’ondata di caldo, abbiamo raccolto il 21 agosto”.
Se il Nord piange, il Sud del Paese di certo non ride. Come racconta Romain Tourdias, consigliere viticolo della Camera dell’Agricoltura della Gironda, a “Vitisphere”, “nei suoli ghiaiosi e nei terreni più profondi i segni dello stress idrico sono particolarmente marcati, con le viti più giovani, e quindi con gli apparati radicali meno sviluppati, che mostrano segni di appassimento”. In queste condizioni, come detto, l’irrigazione d’emergenza, dove possibile, diventa una misura salvifica, così come il diradamento dei grappoli, così da ridurre il carico e le necessità di ogni pianta. In genere, “i chicchi resteranno comunque più piccoli, seppure con qualche differenza tra terreni e varietà diverse”, aggiunge Romain Tourdias. A pagare il prezzo più alto, in questo senso, è il Cabernet Sauvignon, particolarmente sensibile alle ondate di calore.
Le invaiature, comunque, sono generalmente a buon punto, e l’annata sarà caratterizzata con ogni probabilità da acidità piuttosto basse, anche se il calo delle temperature notturne potrebbe portare ad una inversione di rotta. In queste condizioni, in Gironda la raccolta dei rossi, a partire dai Merlot, potrebbe iniziare tra il 5 ed il 10 settembre, mentre la raccolta della varietà a bacca bianca potrebbe partire già dal 20 agosto. Spostandoci a Est, nel dipartimento di Gers, dove nasce l’Armagnac, iconico distillato di vino esportato in tutto il mondo, le due varietà autoctone di riferimento - Colombard e Ugni Blanc - rispondono bene alle ondate di calore, mentre Chardonnay e Sauvignon Blanc, più che il caldo, pagano le violente grandinate di qualche settimana fa.
In Languedoc, le aree occidentali dell’Hérault e dell’Aude continuano a beneficiare delle piogge di giugno, ma nel resto della Regione c’è un’enorme differenza tra vigne irrigate e vigne non irrigate, con una costante comune: il forte calo dell’acido malico, conseguenza di temperature eccessivamente elevate, soprattutto notturne. Le maturazioni vanno comunque avanti, anche in caso di stress idrico, ma il fatto che avvengano in queste condizioni porta a scelte complicate e tempistiche molto ristrette per la raccolta, alla ricerca di un equilibrio tra aromaticità, alcol e acidità delle uve che, una volta raccolte, con queste temperature, dovranno essere raffreddate al più presto.
Con precipitazioni inferiori, la Languedoc Orientale vive una tendenza simile a quella di della Valle del Rodano e, in misura minore, della Provenza. Dove, come racconta il consulente Stéphane Yerle, “sono presenti defogliazioni e blocchi delle maturazioni delle uve, specie di Grenache, dove l’invaiatura si è fermata e gli acini rimangono rosa man mano che il grado aumenta e l’acidità diminuisce. È una varietà che resiste bene alle temperature, ma ha bisogno di escursioni termiche importanti per produrre colore. Va meglio per il Syrah che perde le foglie più facilmente con il caldo, ma senza effetti sulla maturazione delle uve”.
Soffre in maniera importante il Rodano, come spiega Tristan Perchoc, consulente enologico dell’Institut Coopératif du Vin (Icv) della Valle del Rodano. “Le viti sono in grande sofferenza, anche nei terreni più profondi, dove a metà luglio le risorse idriche erano già state consumate. Le precipitazioni di aprile, del resto, sono state ben al di sotto delle medie stagionali, e le superfici irrigate sono appena il 20% del totale delle superfici vitate del Rodano, perlopiù di vigneti destinati alla produzione di bianchi e rosati. Le maturazioni sono ferme, mentre i livelli di acido malico e tartarico sono bassi, l’azoto presenta squilibri significativi e i gradi continuano a salire per concentrazione”, dice Tristan Perchoc.
La raccolta dei rosati, nel Rodano, potrebbe iniziare già dal 20 agosto nelle zone irrigate, mentre la produzione di rosati da vigne non irrigate rischia di essere una sfida. Anche se presenti (ingiallimento), i sintomi dello stress idrico rimangono meno marcati nel Var che nella Valle del Rodano. “Non c’è ancora la defogliazione, ma gli acini sono piccoli e l’invaiatura è lenta”, osserva Julie Mazeau, consulente enologica presso la Camera dell’agricoltura del Var. La pioggia aiuterebbe il processo di maturazione, che non sembra ancora essersi bloccato, ma nel Rodano, anche con la pioggia, ci vorrà tempo prima che la pianta si riprenda, tra foglie cadute e attività fotosintetica ormai degradata in quelle che restano. Come indicato dal bollettino meteorologico dell’Icv, potrebbero verificarsi temporali entro il 10 agosto, ma la fiducia è agli sgoccioli...
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