Non è una sorpresa e l’impressione è che, con i dazi Usa al 15% fissati lo scorso mese di agosto, il semestre successivo possa andare ancora più in “rosso”. Dopo un 2024 da record, il 2025 per il vino si sta confermando un anno dove le difficoltà non mancano con i consumi, e di conseguenza gli ordini, che faticano ad ingranare, perlomeno rispetto ad un anno fa. Secondo i dati doganali, analizzati dall’Interprofesional del Vino de España (Oive), il primo semestre 2025 è stato negativo per il commercio mondiale di vino, che ha registrato cali del -2,3% in valore, toccando quota 16,7 miliardi di euro e del -3,7% in volume a 4,6 miliardi di litri, con un prezzo medio di 3,57 euro a litro.
Sul primo semestre del 2024, il commercio mondiale di vino è diminuito di 180,8 milioni di litri e 387,7 milioni di euro, con un aumento del prezzo medio di 6 centesimi al litro, a dimostrazione di un calo della richiesta del prodotto. Difficoltà, tanto in valore che in volume, che hanno interessato un po’ tutte le categorie: il vino imbottigliato, la tipologia più scambiata a livello mondiale, somma 11,3 miliardi di euro (-3,1%) e 2,3 miliardi di litri (-4,8%), guidando il calo globale con 366,8 milioni di euro e 119,4 milioni di litri persi rispetto al primo semestre del 2024. Pur se con un passivo diverso, vicino alla stabilità, vanno giù questa volta anche gli spumanti a 3,72 miliardi di euro (-0,3%) e 479 milioni di litri (-0,4%) che, tradotto in altri termini, significano 13 milioni di euro e 2 milioni di litri in meno nei confronti del primo semestre del 2024. I vini sfusi, invece, pur perdendo 5,7 milioni di euro e 40,2 milioni di litri nel commercio globale, scendendo a 1,2 miliardi di euro (-0,4%) e 1,6 miliardi di litri (-2,4%), mostrano segnali di resistenza. Per quanto riguarda i bag-in-box, l’andamento anche qui è negativo, e quindi -1% in valore a 345 milioni di euro e -5,3% in volume a 175 milioni di litri.
Per le importazioni, gli Stati Uniti si confermano il Paese leader con 3,2 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2025, +6,5% sullo stesso periodo del 2024. Ma, come fa notare l’Oive, l’aumento dell’import potrebbe essere correlato ai forti acquisti di vini francesi, italiani e spagnoli avvenuti all’inizio del 2025, di fronte alla minaccia di dazi che sono stati poi fissati al 10% ad aprile e al 15% ad agosto. Non bene il Regno Unito che è il secondo importatore in valore a 1,98 miliardi di euro (-5,4%), davanti alla Germania (+6,9%), di poco sotto quota 1,3 miliardi di euro. Posizione n. 4 per il Canada (836,1 milioni di euro, -5,2%) che precede il Giappone (709,4 milioni di euro, +4,3%), protagonista di una performance, grazie agli acquisti di spumante (+14,6%) che le consente di scavalcare i Paesi Bassi (687,6 milioni di euro, -4,4%). Posizione n. 7 per la Cina (651 milioni di euro, -1,2%), poi Svizzera (604,6 milioni di euro, +5,8%, curiosamente Paese in testa tra gli importatori di vino in bag in box), Belgio (553,2 milioni di euro, +3,4%) e Svezia (453,4 milioni di euro) che ha superato la Francia ferma a 433,8 milioni di euro (-0,8%).
A livello di volumi, sempre nel primo semestre 2025, guida la Germania con 647,9 milioni di litri (-1,1% sul primo semestre 2024), davanti agli Stati Uniti (645,4 milioni di litri, +1,9%), Regno Unito (551,9 milioni di litri, -6,4%), Francia (284,4 milioni di litri, -0,3%), Canada (187,2 milioni di litri, +5,3%), Paesi Bassi (176,8 milioni di litri, -12,5%), Belgio (158,4 milioni di litri, +16,6%), Italia (129,2 milioni di litri, -28,5%, si tratta del passivo più pesante tra i produttori “top” con 51,6 milioni di litri persi rispetto al primo semestre 2024), Cina (114,1 milioni di litri, -12,6%) e Giappone (111,3 milioni di litri, -0,9%).
Tutto da capire cosa succederà nei prossimi, mesi ma i timori restano. Gli Stati Uniti, Paese leader indiscusso per le importazioni (Italia compresa), dopo una crescita importante nel primo trimestre del 2025 (+30,8% a gennaio, +20,2% a febbraio, +14,7% a marzo, sugli stessi mesi del 2024), ad aprile ha iniziato la discesa (-1,5%), proseguita a maggio (-16,8%) e giugno, pur se in ripresa (-3,1%). Per adesso, rispetto al primo semestre 2024, l’incremento in valore è stato di 197,1 milioni di euro. Ma il “peso” dei dazi al 15% potrebbe potenzialmente rivelarsi un ostacolo non da poco per la “salute” della bilancia commerciale del vino. Ma la preoccupazione riguarda anche il Regno Unito, primo importatore di vino europeo e secondo al mondo: giugno 2025, rispetto al 2024, ha segnato un poco incoraggiante -47,3% per le importazioni in valore e, in totale, il confronto tra i primi sei mesi 2025 lo stesso periodo del 2024, vede la perdita di 113,6 milioni di euro. E se il Giappone, grazie esclusivamente agli spumanti (+36,3 milioni di euro, in questa categoria, nel primo semestre 2025 sul 2024), sta mostrando segnali interessanti, non va dimenticato il calo della Russia, da sempre un partner importante per il vino italiano: nell’imbottigliato si è fermata, nei volumi, a 68,6 milioni di litri (-37,1%) e, pur mantenendo la top ten tra gli spumanti, anche le “amate” bollicine vedono un crollo nel primo semestre 2025 in valore del -25,7% (in totale le importazioni ammontano a 84,3 milioni di euro). Tutti aspetti da considerare per un mercato enoico che, pur con le sue difficoltà, resta a galla ma con tanti interrogativi per i mesi a venire.
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