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LA PROPOSTA

Gaiole in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, si candida a fare da pilota per la “Fase 2”

Il piccolo Comune senese, 0 contagi, scrive al premier Conte. Tra i firmatari dell'appello tanti produttori di vino
CORONAVIRUS, GAIOLE IN CHIANTI, vino, Italia
Il Castello di Brolio ed i suoi vigneti a Gaiole in Chianti

Gaiole in Chianti, nel cuore del Chianti Classico. Tante vigne, tante cantine, zero casi di positività al Coronavirus. Il Comune di una delle denominazioni del vino più antiche e blasonate d’Italia si candida come “progetto pilota” nella fase 2 dell’emergenza Covid-19. L’appello arriva dal sindaco Michele Pescini, che ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al capo della task force Vittorio Colao e al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in cui propone di riaprire per primo in Italia la cittadina, 2.700 abitanti e zero contagi da Coronavirus.
“A Gaiole si può, e non è azzardato, far ripartire subito la mobilità delle persone, riaprire le cantine e le imprese locali, i cantieri. Possiamo farlo ed essere esempio, un modello che si espande in Italia”, scrive il sindaco nella lettera firmata, tra gli altri, anche da tanti produttori di vino, come il presidente dell’Associazione Viticoltori di Gaiole, consigliere del Consorzio del Chianti Classico e guida della storica Castello di Brolio, Francesco Ricasoli, e da Emanuela Stucchi Prinetti, di Badia a Coltibuono e presidente della proloco di Gaiole. Tutti spinti “dallo stesso senso del dovere che abbiamo nelle nostre radici più profonde, da quelle più lontane, dalla memoria del Barone Bettino Ricasoli, già sindaco di Gaiole, secondo presidente del Consiglio del Regno d’Italia dopo Cavour e “vignaiolo” del suo Chianti, che dal suo castello di Brolio iniziò a disegnare un’idea d’Italia unita. Oggi serve la forza per farne una nuova”, si legge nella lettera.

Gaiole in Chianti, celebre nel mondo per il vino rosso e le bellezze naturali, conta circa il 25% di cittadini residenti stranieri, lavoratori extracomunitari in agricoltura, edilizia, assistenza domiciliare e “mai un problema”, dice orgoglioso il sindaco. “Penso che potremmo partire subito, per primi, magari insieme a tutti gli altri piccoli Comuni a contagio zero o molto basso, fornendo così un esperimento che potrebbe essere utile all’intero Paese - conclude Pescini - siamo pronti a fare la nostra parte e ci auguriamo che ci sia permesso di farlo”.

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