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IL PUNTO

Giacenze in cantina in lieve calo, ma le quotazioni degli sfusi crollano ovunque

Nei numeri di Cantina Italia una situazione in equilibrio, Ismea certifica il calo dei prezzi: dal Brunello al Barolo, così sul mercato
BAROLO, BRUNELLO, CANTINA ITAIA, GIACENZE, ICQRF, ISMEA, MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, QUOTAZIONI, Italia
Tra scorte e mercato, il punto sul vino italiano

Per quanto i consumi siano in contrazione e l’economia stenti a ripartire, le giacenze di vino nelle cantine italiane, al 7 ottobre 2020, sono in calo sullo stesso periodo dello scorso anno: 35,9 milioni di ettolitri di vino, 10,4 milioni di ettolitri di mosti e 4,7 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione, come raccontano i numeri dell’ultimo aggiornamento di “Cantina Italia” firmato dal Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e RepresFsione rodi dei Prodotti Agroalimentari del Ministero delle Politiche Agricole. Sul 30 settembre 2019 si osserva una riduzione delle giacenze del 2,8% per i vini, ed un incremento delle stesse sia per i mosti (+86,8%) che, soprattutto, per i vini in fermentazione, come è normale in questo periodo dell’anno (+253%). Le giacenze sono in leggero aumento, invece, sul 30 settembre 2020 (+0,2%) e, nello stesso periodo, risultano in aumento del +41,3% le giacenze dei mosti e del 67,9% quelle dei vini in fermentazione.
Oltre il 58% del vino è fisicamente detenuto nelle regioni del Nord. Nel solo Veneto è presente il 23,8% del vino nazionale, soprattutto grazie al significativo contributo delle giacenze delle province di Verona (10%) e Treviso (8,6%). Il 54,0% del vino detenuto è a Dop, con una prevalenza del rosso (59%). Il 25,4% del vino è a Igp, anche in questo caso con prevalenza del rosso (59,9%), mentre i vini varietali detenuti costituiscono appena l’1,6% del totale. Il restante 19,0% è costituito da altri vini. Nonostante il gran numero di Do presenti (525), 10 denominazioni costituiscono il 38,8% del totale, e le prime 20 denominazioni rappresentano oltre la metà del totale delle Do (55,5%).
A crollare, in maniera sensibile, sono, invece, i prezzi medi dei vini a denominazione. A settembre, come rivelano le ultime quotazioni Ismea (Iva esclusa e franco cantina), la tendenza, eccetto qualche sporadico caso isolato, è di un calo generalizzato dei prezzi, in media giù del -10,8%: la discesa del Barolo, sul mercato a 410 euro ad ettolitro al 30 settembre, il 38,3% in meno dello stesso mese del 2019; male anche il Barbaresco: 400 euro ad ettolitro, il 25,2% in meno di un anno fa; la Barbera d’Alba a quota 180 euro. In Veneto, l’Amarone della Valpolicella limita i danni, lasciando sul campo solo il 6,5%, attestandosi a 725 euro ad ettolitro. Più netto il calo di Valpolicella e Valpolicella Classico, rispettivamente a 130 e 150 euro: manca il dato di settembre 2019, ma la rilevazione di agosto si attestava a 165 e 180 euro.
Scendendo la Penisola, anche la Toscana rossista deve fare i conti con le difficoltà del mercato, e con il relativo e conseguente calo dei prezzi. Che assume dimensioni assai diverse tra una denominazione e l’altra. Il Brunello di Montalcino lascia sul terreno, negli ultimi 12 mesi, il 16,6%, attestandosi a 905 euro ad ettolitro. Il Chianti perde l’11,1%, a quota 100 euro, il Chianti Classico solo il 7,3%, fermandosi ad una quotazione di 252 euro, e ancora meglio fa il Nobile di Montepulciano: 275 euro ad ettolitro, il 3,5% in meno dello scorso anno. Tiene, nonostante tutto, il Montepulciano d’Abruzzo, a 66,87 euro (-0,9%), Tra i pochissimi in controtendenza, il Primitivo di Manduria, sul mercato degli sfusi a 104 euro ad ettolitro, in crescita del 7,2%. Ancora meglio fa la Doc Sicilia, quotato 120 euro, il 25,7% in più del settembre 2019.
Sul fronte dei bianchi, le cose vanno, prosaicamente, un po’ meno peggio. Anche qui, è una denominazione piemontese a registrare il calo peggiore: il Roero Arneis, in calo del 27,7%, a 170 euro ad ettolitro. Male anche il Conegliano Valdobbiadene Prosecco, a 197,5 euro, in calo del 19,4%, così come il Prosecco, che perde il 18,7%, a 162,5 euro. Va a due velocità il bianco simbolo del Veneto, il Soave, sul mercato a 80 euro, il 13% in meno di 12 mesi fa, ma cresce nella sua versione superiore, il Soave Classico: +4,3% a 120 euro ad ettolitro. Perde il 21,7% il Pinot Grigio delle Venezie, che torna sui livelli della prima metà del 2019, prima dell’exploit di fine anno, a 90 euro ad ettolitro.
Scendendo, limita i danni la Vernaccia di San Gimignano, a 125 euro ad ettolitro sul mercato degli sfusi (-7,7%). Perde il 10% l’Orvieto, quotato 90 euro, mentre il Vermentino di Sardegna guadagna ben il 17,2%, attestandosi a 170 euro ad ettolitro. Infine, meritano una postilla a sé Franciacorta e Trentodoc, le due bollicine simbolo del metodo classico italiano, che in quanto tali sono meno suscettibili alle oscillazioni di prezzo, avendo gli strumenti per affrontare le dinamiche di mercato, rimanendo più o meno sempre in equilibrio.
Quotazioni che, come ribadiamo sempre, sono da prendere come pura indicazione, poiché i prezzi possono variare, anche in maniera sensibile, in fase di contrattazione, a seconda della qualità delle singole partite, della annate, dei trend di mercato e delle esigenze di domanda e offerta. Ma che raccontano, in ogni caso, una volta di più, l’articolata complessità del vino italiano, di cui spesso si parla, a torto, come un unicum, ma che è fatto, invece, di tante realtà diversissime tra loro per valore e dinamiche di mercato.

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