Mentre Terra Madre e Slow Food mettono al centro le comunità del cibo del mondo, sono il made in Italy e l’agricoltura italiana “sotto attacco” la priorità assoluta del Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio, in un messaggio che, in parte, stride con il messaggio “ecumenico” del movimento fondato da Carlo Petrini, che a Torino in questi giorni ospita 7.000 delegati da 150 Paesi di tutto il mondo.
Un made in Italy alla cui base c’è anche tanta manodopera straniera, “e ben venga perché quando il lavoro è svolto nella legalità - commenta Centinaio a WineNews - non fa differenza se chi lo fa sia italiano o straniero”.
“Siamo quello che mangiamo, ricordiamocelo sempre, è il nuovo motto del Ministero. Dobbiamo sapere quello che si mangia, da dove arriva, come si compra, è la nostra mission - sottolinea il Ministro - ci stiamo lavorando da subito, gli italiani devono essere consumatori consapevoli.
Dobbiamo tutelare produttori e consumatori, soprattutto in questo momento in cui l’agricoltura italiana è sotto attacco. La nostra è un’agricoltura di qualità, e questo vuol dire che il Ministro deve andare in Europa e tutelare grandi e piccoli produttori, anche quelli locali, che fanno tutto da soli.
Si deve parlare di Pac e di tutela del reddito degli agricoltori, non si può accettare un taglio dei contributi, abbiamo già dato. La nostra è agricoltura di qualità - ribadisce Centinaio - diversa da quella di molti altri Paesi, anche da quelli dell’Est appena entrati in Ue, dove c’è quasi una monocultura. La nostra diversità, invece, è un punto di forza, da Bolzano a Lampedusa abbiamo prodotti, saperi, tradizioni diversissimi. Ue, Italia e Regioni devono tutelare, insieme, questo modello. Se io tutelo l’ agricoltore e lo metto in condizione di lavorare, devo tutelare anche il consumatore, permettergli di essere consapevole e scegliere, decidere cosa comprare. E questo è possibile solo se in etichetta c’è scritto dove un alimento è prodotto, allevato o pescato. Devo sapere se è italiano o di un’altra parte del mondo”.
E qui, il tema si allarga sui dazi. “Io sono contrario, siamo un Paese esportatore, e dazio chiama dazio. Ma se nel mio Paese deve entrare cibo non di qualità, allora facciamo più controlli alle frontiere, come abbiamo fatto a partire da quelli sul riso nei nostri porti, e abbiamo rimandato indietro riso coltivato con prodotti che da noi non sono tollerati, e quel riso deve mangiarselo chi lo produce, a casa sua”.
Fondamentale, per Centinaio, combattere l’Italian Sounding, “perchè il nostro export vale 43 miliardi di euro, il giro dei falsi oltre 100. Dobbiamo lottare chi usa i nostri marchi senza averne il diritto, e vanno in questo senso anche gli accordi che abbiamo stretto con colossi come Amazon e Alibaba”.
Che, secondo il Ministro, sono partner importanti per il successo del made in Italy e della Dieta Mediterranea.
“Che sono sotto attacco da più parti, da parte di qualche multinazionale, perché non si può pensare che il Prosciutto di Parma o il Parmigiano vadano bollati come prodotti che fanno male perché c’è il sale, mentre pensa che la Coca Light invece fa bene”.
Infine, una battuta sul legame tra agricoltura e turismo, delega voluta fortemente da Centinaio per il suo Ministero. “Abbinare l’agricoltura al turismo è una sfida del Paese. Il cibo è tra i primi motivi di scelta di una meta viaggio da parte di tanti turisti del mondo, si guarda prima a questo che ai musei quando si sceglie una meta. E puntare sul turismo del vino e del cibo vuol dire far conoscere anche aree lontane dalle rotte del turismo tradizionale”.
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