Domani 22 aprile è la Giornata mondiale della Terra. Nome del nostro pianeta, e bene primario per la vita dell’uomo, per l’agricoltura e non solo. Con un tema chiaro: “Restore Our Earth”: “Ripristiniamo la nostra Terra”, per sottolineare la necessità di preservare gli equilibri ambientali minacciati e di ripristinare la naturale bellezza di un ecosistema globale dal quale dipende tutta la vita sul pianeta. E le imprese agricole, nella gestione e nella salvaguardia della terra, rivendicano la loro responsabilità, e un ruolo primario. “Le imprese agricole e forestali - sottolinea Confagricoltura, la più grande organizzazione delle imprese agricole italiane - hanno l’orgoglio di essere parte attiva e responsabile di questo percorso. Più del 65% della superficie italiana è affidata alla loro gestione: una superficie agricola utilizzata di 12,8 milioni di ettari (42% della superficie nazionale) e una superficie forestale di quasi 11 milioni di ettari (il 36% della superficie nazionale di cui il 65% gestito da imprese forestali). Quest’ultima peraltro in costante crescita: 514.480 ettari, +4,9% negli ultimi 10 anni”. Il settore primario, sottolinea Confagricoltura, consapevole del ruolo centrale che assume l’impresa agricola sana, vitale e produttiva, nella mitigazione del cambiamento climatico attraverso le proprie produzioni, le proprie superfici ed i propri residui, è altrettanto consapevole del costo dell’adattamento al cambiamento climatico che renderà sempre meno disponibili risorse naturali fondamentali quali l’acqua e la terra, in uno scenario di incremento della temperatura che comporterà una maggiore aridità dei suoli, cambi colturali importanti, attacchi di patogeni sempre più diffusi, fenomeni meteorologici sempre più estremi.
In questo quadro, l’agricoltura ha molto chiaro il proprio impegno: da una parte, proseguire il percorso già sviluppato negli ultimi decenni sulla sostenibilità con il supporto delle innovazione tecnologiche (agricoltura di precisione, efficientamento dei processi produttivi, economia circolare) che ha già portato a ridurre l’utilizzo di fitofarmaci e di fertilizzanti di origine chimica (rispettivamente -21% e -52%, sul 2008, fonte Istat), come anche di risorse naturali preziose come l’acqua.
Anche per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, il settore agricolo sta ottenendo ottimi risultati. Difatti, secondo l’ultimo rapporto ISPRA, dal 1990 al 2019 l’agricoltura ha ridotto le emissioni di ammoniaca di circa il 25%, quelle di gas serra (che costituiscono il 7% delle emissioni nazionali) del 17%, mentre quelle di PM10 del 30%. “Sono dati incoraggianti - evidenzia Confagricoltura - che rivelano l’importanza di proseguire su questa strada, insieme a tutta la filiera ed al mondo scientifico. Dall’altra, l’agricoltura in questi anni si sta impegnando sul fronte delle tecnologie verdi, investendo sempre più nella bioeconomia con le energie rinnovabili, nella produzione di biomateriali e bioprodotti, migliorando le tecniche di gestione dei suoli, nella gestione forestale sostenibile - su cui proprio in questi giorni si sta affinando la strategia europea - nell’assorbimento di CO2, contribuendo concretamente alla prevenzione dal dissesto idrogeologico, alla tutela del paesaggio, al presidio delle aree rurali, e soprattutto a quelle interne, del nostro Paese”.
“L’Agricoltura 4.0, a partire dalle più recenti innovazioni sul piano digitale e genetico, è il supporto concreto per rendere i sistemi agricoli sempre più sostenibili - sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura - e tale approccio da parte degli agricoltori, custodi dei territori, consolida la sostenibilità ambientale ed economica salvaguardando qualità e quantità delle produzioni e del cibo. La Giornata Mondiale della Terra https://www.earthday.org/ è un’occasione importante per ricordarlo”.
Un ruolo fondamentale, lo avrà anche la transizione al biologico e alla sostenibilità insieme, perchè, come ricorda Federbio, ben oltre la metà dei terreni agricoli di tutto il mondo è a rischio di contaminazione da chimica di sintesi. Un allarme lanciato con lo scopo di tutelare la terra ed i suoi ecosistemi, azione fondamentale per contrastare la deriva climatica e proteggere la salute dell’uomo e dell’ambiente. E salvare il pianeta da un declino giudicato senza precedenti. Uno scenario tratteggiato da un recente studio dell’Università di Sydney, pubblicato sulla rivista “Nature Geoscience”, secondo cui due terzi dei terreni agricoli mondiali (il 64%, 24,5 milioni di km quadrati) sono a rischio di inquinamento da pesticidi, mentre un terzo (il 31%) è ad alto rischio. Tra le aree ad alto rischio, sottolinea Federbio, circa il 34% si trova in regioni ad alta biodiversità, il 5% in aree con scarsità d’acqua e il 19% in nazioni a reddito medio-basso. I ricercatori dell’Università australiana hanno analizzato il rischio di inquinamento, causato da 92 sostanze chimiche comunemente utilizzate nei pesticidi agricoli (comprendenti 59 erbicidi, 21 insetticidi e 19 fungicidi), per il suolo, l’atmosfera, le acque superficiali e sotterranee in 168 Paesi, riscontrando che il 61,7% (2,3 milioni di km2) dei terreni agricoli europei rientra tra quelli “ad alto rischio”. Coltivare utilizzando solo sostanze di origine naturale, con il divieto di impiego di prodotti di sintesi chimica, mantenere la fertilità dei terreni e la conservazione della biodiversità, rappresentano elementi basilari dell’agricoltura biologica. Un terreno degradato riduce la capacità di mantenere e immagazzinare carbonio, contribuendo a favorire minacce globali come il cambiamento climatico. Per Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, “la crisi pandemica ha evidenziato la stretta relazione che c’è tra la salute della Terra e quella delle persone. L’agricoltura intensiva, la monocoltura, l’uso di diserbanti e concimi chimici di sintesi sono tra gli elementi che più impoveriscono il terreno. Siamo a un punto di svolta, non abbiamo più tempo. Serve l’adozione di un nuovo paradigma di produzione agroalimentare basato sulla transizione agroecologica, per preservare la fertilità della Terra. Mentre per l’agricoltura convenzionale l’obiettivo è nutrire la pianta per l’aumento immediato delle rese, in agricoltura biologica l’obiettivo è nutrire la terra tutelandone la fertilità, gli ecosistemi e la biodiversità, per garantire cibo sano e nutriente e una stabilità di produzione in grado di rispondere alle esigenze del presente senza compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni delle generazioni future”. Mammuccini ha citato i dati pubblicati dal Rodale Institute, secondo cui “il metodo di coltivazione biologico è in grado di contribuire significativamente alla mitigazione del cambiamento climatico, ad arginare la perdita di biodiversità e a salvaguardare l’ambiente”.
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