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LAVORO E FUTURO

Giovani e agricoltura 4.0 per rilanciare il settore in Italia, tra sfide e nuove opportunità

Servono figure professionali specializzate, tecnologie avanzate e politiche innovative. E vanno superati gli stereotipi. L’Assemblea Agia-Cia
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Giovani e agricoltura 4.0 per il futuro del settore (credit: Freepik)

Data analyst, green manager e biodiversity champion, ma anche agrinfluencer. Sono solo alcuni dei nuovi profili professionali richiesti, oggi, in agricoltura e di cui i giovani sono i maggiori precursori. L’accesso alla terra, però, sfiora quota 29.000 euro a ettaro ed è ancora per pochi. Va superato ogni stereotipo sul comparto e bisogna fare spazio, davvero, a nuove generazioni di agricoltori. È il messaggio lanciato da Agia, l’Associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia-Agricoltori Italiani, riunita a Roma, nei giorni scorsi, in Assemblea annuale. Secondo la quale il digitale è, dunque, una delle chance necessarie per dare un futuro all’agricoltura, ma anche il gancio più forte per richiamare i giovani. Servono, sempre di più, spiega Agia-Cia, figure professionali altamente specializzate e con competenze trasversali, capaci di coniugare l’esperienza alle tecnologie agro-meccaniche disponibili, in grado di sperimentare sul campo, leggere i dati e fornire feedback ai fornitori di prodotti e macchinari. Occorrono esperti di sistemi satellitari, robotica e Ai, climate smart advisor, promotori di strategie per l’adattamento ai cambiamenti climatici, agronomi e biologi ambassador contro il consumo di suolo e lo spreco, custodi di biodiversità e social media marketer, nonché politiche coraggiose e innovative. Una serie di professionalità di grande appeal sulle nuove generazioni, che anche nel settore primario sono sempre più qualificate, come dimostrano gli oltre 20.000 laureati under 40 titolari di aziende agricole oggi in Italia.
“Basta con i luoghi comuni sui giovani e l’agricoltura. Non basta un pezzo di terra per fare impresa, né solo due braccia per portarla avanti. Servono competenze specifiche, un capitale di partenza cospicuo, garanzie importanti anche per il più esiguo dei finanziamenti e quelle soft skill manageriali che vanno ben oltre la resilienza, se il contesto manca delle condizioni basilari, infrastrutture e servizi, per vivere e interfacciarsi con il mondo”, ha affermato il presidente nazionale Agia-Cia, Enrico Calentini. Oggi, in Italia, le imprese agricole condotte da giovani sono quasi 53.000, in calo dell’8,5% in sei anni e del 4,8% solo nell’ultimo - continua la Agia-Cia citando i dati del Rapporto 2024 Pianeta Psr - c’è un generale invecchiamento demografico, ma anche un abbandono delle aree interne del Paese che riguarda certo più i giovani, il doppio (6%) della popolazione che se ne va.
Dunque, il tema del ritorno alla terra è, per Agia-Cia, non solo un mito da sfatare, ma anche già superato. Di contro, infatti, dal rapporto emerge una capacità di generare ricchezza in agricoltura che vede le aziende under 40 sopra la media Ue, con 825.000 euro a impresa giovanile rispetto ai 50.000 di tutte le altre. Quanto alla produttività per superficie, pari a 45.000 euro per ettaro, questa doppia quella europea, staccando di molto Francia e Germania. L’Italia spicca anche per una maggiore specializzazione in coltivazioni a elevato valore aggiunto e per un mercato dell’agricoltura 4.0 da 2,1 miliardi di euro, che vede crescere ogni anno dell’8% i campi a lavoro con tali soluzioni, secondo i dati dell’Osservatorio Smart Agrifood. “Su tutto questo bisogna investire, in maniera sinergica e senza frammentazioni - ha aggiunto Calentini - non è solo una sfida agricola, ma coinvolge più comparti produttivi, la ricerca scientifica e tecnologica, il mondo della meccanica e dell’istruzione.
Oltre a più fondi Pac per i giovani, a quelli che mancano alla legge nazionale sull’imprenditoria agricola giovanile o che sono in arrivo dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), la voce delle imprenditrici e degli imprenditori agricoli under 40, che rimbalza dai campi ai social e che rilanciamo insieme a partner come Image Line, FederUnacoma e Itasf, invita a un approccio più intraprendente da parte della politica, per interventi a sostegno del settore più coraggiosi e innovativi”. “Ci attende un lavoro importante per dare seguito alle istanze dei nostri giovani. La battaglia per il reddito degli agricoltori e per la valorizzazione delle aree interne passa anche per la sfida al ricambio generazionale nei campi. Per questo il 2025 ci attende, sicuramente, a Bruxelles per contribuire alla Strategia annunciata in materia dal Commissario Hansen, conclude il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini.

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