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ECONOMIA IN TAVOLA

Gli italiani spendono meno di 15 anni fa per il cibo. Ma mangiano sempre più spesso fuori casa

L’analisi Confcommercio. Dal 2007 al 2023 la spesa per cibo e bevande da 5.311 a 4.852 euro. Nel 2023 la spesa in bar e ristoranti a +8% su 2022
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Confcommercio: gli italiani mangiano sempre più al ristorante (ph: Stokking su Freepik)

Nel 2007, la spesa di una famiglia italiana per mangiare, nel complesso, era di 5.311 euro. Poi un calo continuo ed importante, che l’ha portata, nel 2023 a 4.852 uro. Con la diminuzione della spesa per il consumo domestico da 3.730 euro del 2007 ai 3.202 del 2023, e la crescita per il consumo fuori casa, nei pubblici esercizi, passata da 1.588a 1.656 euro. Il tutto a fronte di una spesa complessiva per tutti i consumi che nel 2007 era di 21.569, e nel 2023 si attesta a 21.083. Dati sul trend di lungo periodo che arrivano da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio. Che se da un lato sottolinea come, ovviamente, siano stati i telefoni cellulari e a seguire i Pc e in generale i prodotti multimediali, i grandi protagonisti del cambiamento delle abitudini negli acquisti che hanno caratterizzato le famiglie italiane negli ultimi trent’anni (altro non fosse perchè prima di fatto non esistevano nel consumo di massa), con un boom tra il 1995 al 2023 del +786%, in forte crescita, all’interno del comparto del tempo libero, si sono anche i servizi ricreativi e culturali (+93%). Come detto, in calo i pasti in casa (-11,2%), così come la spesa per mobili ed elettrodomestici (-5,1%) e il consumo di elettricità e gas (-12,2%), anche in virtù della riduzione degli sprechi e delle politiche di risparmio energetico.
Il 2023, tuttavia, secondo Confcommercio si può definire come l’anno del ritorno alla normalità, grazie soprattutto al consistente contributo della filiera turistica che, rispetto all’anno scorso, registra aumenti consistenti per viaggi, vacanze e alberghi (+23,6%), servizi ricreativi e culturali (+9,7%), bar e ristoranti (+8%). In attesa della ripresa della manifattura esportatrice, sono questi i pilastri del terziario di mercato da cui può derivare una maggiore crescita economica auspicabilmente sostenuta anche da riforme e investimenti del Pnrr.
Ma le prospettive non sono all’insegna dell’ottimismo, come sottolineato dal presidente Confcommercio, Carlo Sangalli. “La crescita dei servizi e del turismo potrebbero riportare quest’anno i consumi ad un livello di normalità. Consumi, peraltro, che valgono il 60% del Pil. L’economia, però, è in fase di rallentamento - ha osservato Sangalli - ed alcuni nodi sono ancora irrisolti. Mancano infatti all’appello un piano di rilancio del Sud, la piena realizzazione di riforme e investimenti del Pnrr e una profonda riforma fiscale in tempi rapidi”.

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