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STUDIO

Greve, la più grande delle Uga del Chianti Classico, confine naturale con il Valdarno

17.000 ettari (sui 75.000 totali del territorio) e tante differenze, innanzitutto geologiche, come racconta Alessandro Masnaghetti
ALESSANDRO MASNAGHETTI, CHIANTI CLASSICO, GREVE, TERRITORIO, UGA, Italia
Le Uga del Chianti Classico

“Le Uga si legano alla storia, alla geografia, alla tradizione, è così oggi e sarà ancora così tra 100 anni. Rappresentano un passo importante per una denominazione come quella del Chianti Classico, che non ha tradizione di cru, a differenza del Barolo, ma ha invece grandi proprietà. Da qui nascono le differenze tra questi due territori, ed è per questo che, nel Chianti Classico, troviamo confini naturali chiarissimi”. Così, Alessandro Masnaghetti, autore della mappatura del Chianti Classico, uno dei territori del vino più belli del mondo, tra la Siena del Medioevo e la Firenze del Rinascimento, e delle sue Unità Geografiche Aggiuntive (Uga), che raccontano le differenze e le caratteristiche geologiche e pedoclimatiche dei 6.800 ettari vitati del Chianti Classico (su 75.000 ettari complessivi del territorio). La sottozona più estesa, con 17.000 ettari, è quella di Greve, che accoglie le Uga Greve, Panzano, Lamole e Montefioralle, cui l'Associazione Viticoltori di Greve in Chianti ha dedicato nei giorni una masterclass guidata proprio da Alessandro Masnaghetti, con un focus di 7 etichette provenienti da sette zone del Comune di Greve: partendo da nord, Strada, Chiocchio, Greti, Montefioralle, Destragreve, Dudda e Lucolena e Panzano.
“La Uga Greve possiamo considerarla una zona molto articolata, una valle rettilinea che comprende una serie di zone specifiche e particolari. Due sono i riferimenti importanti, la valle della Greve e quella dei monti del Chianti, spartiacque tra il Chianti Classico ed il Valdarno. La mappa geologica - continua Masnaghetti - ci racconta che nella destra Greve troviamo suoli ricchi di macigno, di marne nella zona del Sugame, ma anche argilliti. Nel lato sinistra Greve, che comprende anche Montefioralle e Panzano, troviamo un panorama sicuramente più articolato”. Allargando l'orizzonte all'intero territorio del Chianti Classico - narrato nel dettaglio nelle pagine di “Chianti Classico: l’Atlante” - lo si può identificare nella parte esterna dal crinale dei monti del Chianti con il monte San Michele, il monte più alto della denominazione e sempre visibile da ogni punto del territorio. L’altro crinale parte da San Donato in Poggio ed arriva a Vagliagli, passando da Castellina e viene identificato come la parte interna del Chianti.
Troviamo anche un ulteriore crinale che unisce Castellina con i monti del Chianti, dove a sud insiste la provincia di Siena a nord quella di Firenze. La zona dei monti del Chianti è sicuramente quella più fresca, mentre la parte nord e quella occidentale risultano essere quelle più calde e precoci, grazie anche all’influsso della conca di Firenze che porta l’aria calda della città sino alle porte di San Casciano. Nella parte centrale del territorio del Chianti Classico troviamo formazione di Sillano, alberese e marne del Sugame, sui bordi a nord i depositi fluviali con sassi tondi, nella zona ovest depositi lacustri e colline dolci ricche di argilla, a sud le sabbie plioceniche, ad est il macigno del Chianti con un 80% di formazioni arenarie.

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