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DATI

I bilanci delle grandi aziende del vino italiano per ritrovare il sorriso e la fiducia

Il 2022 si prospetta un altro anno di resistenza, ma da San Michele Appiano a Villa Sandi a Masi la crescita dei fatturati 2021 è a due cifre

Il 2022 era partito sotto i migliori auspici, con la spinta propulsiva di un 2021 eccezionale per il vino italiano, pronto a sfruttare il previsto ed atteso rimbalzo dell’economia e dei consumi. Un quadro sconvolto dall’invasione russa in Ucraina, che ha ripiombato l’Europa nell’incubo della guerra, a distanza di trent’anni dal conflitto nella ex Jugoslavia. Oggi è impossibile fare previsioni a lungo termine, perché le trattative di pace si sono arenate nel pantano di un’aggressione feroce e di una resistenza stoica, che polarizza ogni giorno le posizioni. Non solo quelle di Russia e Ucraina, ma dell’intero blocco occidentale, ricorrendo ad un linguaggio ampiamente superato dalla caduta del Muro di Berlino, tornato prepotentemente in voga. Per il vino, come per ogni settore economico, saranno mesi complessi, con i prezzi delle materie prime ancora alle stelle e quelli dell’energia ormai fuori controllo, ma per trovare un po’ di ottimismo può essere sufficiente volgere lo sguardo al 2021, ed ai bilanci delle grandi cantine italiane, che segnano fatturati in crescita quasi sempre a due cifre sul 2020.
Villa Sandi, punto di riferimento del Prosecco, guidata da Giancarlo Moretti Polegato, ha chiuso il 2021 con un fatturato pari a 121 milioni di euro: un risultato che segna una crescita del +33% sui 91,5 milioni di euro del 2020 e che, per la prima volta nella propria storia, porta il fatturato di Villa Sandi sopra la soglia dei 100 milioni di euro.
Una progressione che assume una dimensione ancora maggiore se paragoniamo i fatturati del 2021 con quelli pre-Covid: +28% sui 94 milioni di euro del 2019 e +30% sui 93 milioni di euro del 2018. Nella realizzazione del fatturato 2021 le esportazioni hanno pesato per circa il 70% con alcuni Paesi che hanno confermato i maggiori volumi di export: Stati Uniti in primis, grazie anche allo sviluppo di un nuovo accordo distributivo, Germania e Regno Unito. A questo si aggiunge il successo oltre le aspettative del Prosecco Rosé, che ha incontrato e attratto nuovi consumatori facendosi conoscere ed apprezzare in nuovi mercati.
Bene anche la Cantina di San Michele Appiano, con il fatturato 2021 in crescita del +13%, dopo un 2020 decisamente impegnativo, ma caratterizzato dal contenimento del calo di fatturato e dei danni economici correlati al crollo delle prenotazioni import ed export legati alla pandemia Covid-19. Sono 2 milioni le bottiglie vendute, per il 70% in Italia e per il 30% in 40 mercati esteri, con l’obiettivo dichiarato, per il 2022, di raggiungere i 23,6 milioni di fatturato.
Masi, griffe dell’Amarone e società quotata nell’Euronext Growth alla Borsa di Milano, ha, invece, chiuso il bilancio 2021 con ricavi in crescita del +28,4% sul 2020, a quota 66,4 milioni di euro, superiore del 2,3% al fatturato del 2019. L’ultimo trimestre 2021, in particolare, ha registrato ricavi in incremento del +30% e del +8% sull’ultimo trimestre rispettivamente del 2020 e del 2019, qualificandosi come il miglior quarto trimestre dalla quotazione. Analizzando il trend dei ricavi a livello geografico, si nota il rilevante incremento dell’Italia, che cresce del +51%, mentre gli altri Paesi europei aumentano del +24%, le Americhe del +15% e il Resto del Mondo del +74%. Alla fine del 2021 si conferma la tendenza di crescita del mix già riscontrata nei reporting trimestrali, con i top wines che hanno invertito il dato del 2020, quando si è registrato l’aumento del peso dei classic wines per effetto della riduzione della distribuzione on trade e del conseguente aumento dell’incidenza del consumo casalingo, che normalmente si riferisce a prodotti di prezzo più accessibile.
A poca distanza, nelle terre di Treviso, Cantina Pizzolato, uno dei principali produttori di vini biologici d’Italia, mette a segno una crescita del +25%, chiudendo il fatturato 2021 sopra i 20 milioni di euro, per 8 milioni di bottiglie prodotte, record storico in 40 anni esatti di attività. Presente in oltre 34 mercati mondiali, con una propensione all’export del 90%, la realtà trevigiana deve il suo successo in primis alla sostenibilità ambientale. In un contesto di incertezze legate alla pandemia, ai rincari delle materie prime e ora anche alla crisi russo-ucraina, l’azienda ha dato il via a un piano di investimenti dedicato al capitale umano, che ha visto nel 2021 un ulteriore ampliamento dell’organico, passato in questi ultimi anni da 20 a 38 collaboratori. Infine, il 2021 ha segnato l’esordio del progetto di ospitalità dell’Officina del vino, l’agri-wine bar di Cantina Pizzolato tra i vigneti biologici.
L’ultimo dato è quello di Val d’Oca: il fatturato del gruppo Cantina Produttori di Valdobbiadene e della società controllata Val D’Oca, come avevamo anticipato (qui: https://winenews.it/it/il-2021-e-un-anno-doro-per-il-vino-italiano-e-laumento-dei-costi-non-spaventa-le-aziende_461642/), segna una crescita del 20%, da 47 a oltre 56 milioni di euro, mentre la produzione è aumentata da 13 a 15,8 milioni di bottiglie. Interessante, ed è questa la novità, il superamento del milione di euro di fatturato per l’e-commerce Val d’Oca, un traguardo raggiunto per l’azienda, pioniera delle vendite online con un suo e-commerce dal 2010. Il trend di crescita nell’anno appena concluso si assesta al +16,05% rispetto all’anno precedente, che era stato influenzato fortemente dalla crescita delle vendite online durante il lockdown. L’andamento del 2021 mostra un processo di consolidamento delle nuove abitudini dei consumatori. Con picchi del +230% a febbraio, +99% a giugno, +130% ad agosto e +159% a settembre, emerge anche una tendenza significativa nella destagionalizzazione dei consumi. Interessante il profilo del consumatore-tipo: l’età media oscilla tra i 25 e i 55 anni ed è in prevalenza maschile. Il 55,7% degli utenti preferisce acquistare dal desktop. Ad oggi le vendite online generano poco meno del 2 % del fatturato della Cantina, che ha in programma di portarlo in 3 anni al 5%.

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