Le grandi crisi, da sempre, sono anche grandi momenti di cambiamento. Spesso drammatici, dolorosi, ma che aprono anche nuove opportunità. E la pandemia potrebbe aver aperto in maniera inaspettata le case dei consumatori di vini stranieri in Cina, con in consumi che, in fase di lockdown nel Paese colpito per primo dal Covid-19, sarebbero addirittura aumentati leggermente, nel complesso, per i vini fermi, ed in misura minore gli spumanti, ad eccezione dello Champagne che, invece, è risultato in calo. Spostandosi dai ristoranti alle mure domestiche. Un fenomeno, questo, simile a quello registrato in altri Paesi, ma con delle differenze importanti. Innanzitutto, per il fatto che il consumo di vini stranieri a casa, in Cina, era una parte di consumo decisamente minoritaria, in misura molto più marcata rispetto a quanto avviene in altri Paesi. Secondo, perchè i 50 milioni di cinesi che consumano vini stranieri, non solo hanno aumentato la frequenza di acquisto di questi vini, soprattutto attraverso l’on-line, che in Cina vale già oltre il 30% del mercato, e unico canale a crescere, ma hanno speso più di prima, in media, per una bottiglia. È una delle evidenze che emergono dall’ultimo report in materia di Wine Intelligence, che ha fotografato i cambiamenti del consumo di vino in Cina in fase di quarantena, sondando l’opinione di 1.000 consumatori, rappresentativi della popolazione delle 12 maggiori città del Paese.
Da cui emerge come, sostanzialmente, il consumo di vino ha retto meglio del previsto, trovando nuove occasioni informali per un brindisi, in Paese dove la cultura enoica è giovanissima, e le bottiglie, soprattutto quelle di importazione, sono, di norma, stappate in occasioni formali al ristorante. E così, il 57% degli intervistati ha detto di aver brindato on line con gli amici almeno una volta a settimana in fase di lockdown, con uno su tre che invece lo ha fatto due volte e più. Inoltre, sebbene con prudenza, la percentuale di chi si dice pronto a tornare nei ristoranti (38%) è leggermente superiore a chi dice che ancora aspetterà (34%), sentiment opposto rispetto a molti altri mercati sondati dall’agenzia inglese. Ancora, per l’immediato futuro, il 64% dei consumatori di vino programma di concedersi vini di maggior qualità, anche spendendo qualcosa in più. Segnali positivi, dunque, almeno a livello di sentiment, da uno dei più grandi mercati del vino del mondo, dove l’Italia vuole e deve crescere tanto.
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