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“I segreti svelati della Vigna di Leonardo” e i vini da degustare, realizzati con il vitigno scelto dal genio vinciano, la Malvasia di Candia: incontro tra gusto, storia e scienza il 20 maggio a Casa degli Atellani, firmato dalle “Donne della Vite”

Donata a Leonardo da Vinci nel 1498 da Ludovico il Moro, la “Vigna di Leonardo”, a Milano, riscoperta e in parte ricostruita nel suo luogo originario, l’attuale giardino di Casa degli Atellani, grazie ad un progetto di “archeo-viticoltura”, è stato uno dei luoghi che, nei giorni di Expo, ma non solo, ha incuriosito di più i visitatori del mondo (anche grazie a Confagricoltura che l’ha eletta a teatro dei sui eventi più importanti, www.vignadileonardo.com).
Un progetto nato da lontano, nel 2004, da uno studio di Luca Maroni, e già nel 2007, con il supporto del Comune di Milano e della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Milano, la fondazione Piero Portaluppi dà il via agli scavi e ai carottaggi, rinvenendo il camminamento originale del vigneto leonardesco. La terra raccolta viene analizzata l’anno successivo dal professor Scienza, ordinario di Viticoltura, e dalla dottoressa Imazio, genetista, entrambi dell’Università di Milano, che recuperano i vitigni originali, da cui ricavano il Dna originale della vite di Leonardo, la Malvasia di Candia Aromatica, varietà da cui sono stati realizzati dei vini che potranno essere degustati il 20 maggio, ne “I segreti svelati della Vigna di Leonardo”, incontro tra storia e scienza promosso dalle “Donne della Vite” (www.donnedellavite.com).
Protagonisti saranno gli stessi Attilio Scienza e Serena Imazio, dell’Università di Milano, che racconteranno il progetto dal punto di vista storico e scientifico, e Roberto Miravalle, Presidente del Consorzio Vini Piacentini, che, dopo la visita a Casa degli Atellani, tra bellezza, storia e mistero, guiderà la degustazione in un percorso sensoriale che farà loro conoscere questo storico vitigno scelto da Leonardo per la produzione del proprio vino, in quel vigneto che gli fu donato da Ludovico il Moro appena terminato il suo celebre “Cenacolo”, e che il genio vinciano considerava preziosissimo, al punto da ordinare, nel testamento, che la sua vigna non venisse mai dimenticata, e suddivisa in due lotti uguali, uno per Giovanbattista Villani, il servitore che l’ha seguito fino alla fine, l’altro per l’allievo prediletto, Gian Giacomo Caprotti detto il Salai. E che oggi è tornata a vivere.

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