Normare a livello europeo la “gerarchizzazione” delle informazioni nelle etichette dei vini a Denominazione e Indicazione Geografica, anche attraverso le dimensioni dei caratteri utilizzabili per indicare termini enologici che possono indurre in confusione, visto che nei regolamenti c’è un vuoto normativo in questo senso, di fatto, ora demandato a livello nazionale, per garantire da un lato una corretta informazione ai consumatori, e dall’altro regole chiare e non interpretabili evitando così di creare tensioni, malintesi e controversie tra denominazioni.
In concreto, introducendo dei limiti dimensionali ai caratteri con cui si riportano in etichetta i termini enologici: le dimensioni non dovrebbero superare la metà delle dimensioni dei caratteri utilizzati per le denominazione di origine. È questo, quello che si legge tra le righe, della proposta di Federdoc, l’associazione dei Consorzi volontari di tutela del vino italiano (che mette insieme oltre il 90% della produzione a denominazione in Italia), che lancia l’idea in una fase in cui “la Commissione Ue è impegnata dall’inizio del 2016 a rivedere il sistema delle attuali regole che governano il comparto vitivinicolo, con lo scopo di adeguarle al Trattato di Lisbona ed alla disciplina del comparto agroalimentare (Reg. (UE) n. 1151/2012). Una riforma che - spiega una nota - si sta attuando mediante la discussione (e redazione di atti delegati e di esecuzione volti a modificare il Reg. (UE) n. 607/09 avente per oggetto le Denominazioni di Origine ed Indicazioni Geografiche protette, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione dei vini. Nella riforma di questo regolamento la Federdoc, che ha già ottenuto nel febbraio dello scorso anno un importante risultato con un arresto dei lavori in merito alla liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni in etichetta che avrebbe inevitabilmente comportato una banalizzazione del concetto di vino legato al territorio, sta di nuovo valutando se le proposte di modifica della Commissione Europea possano o meno ledere gli interessi del settore dei vini a Denominazioni di origine”. E, in particolare, “il cda di Federdoc ha proposto di colmare il vuoto legislativo del Regolamento sull’utilizzo dei termini enologici che possono evocare nomi di Denominazioni di Origine, inducendo in confusione il consumatore sul tipo di prodotto che ha di fronte”.
La proposta della Federazione, come detto, è volta ad introdurre dei limiti dimensionali ai caratteri con cui si riportano in etichetta i termini enologici: le dimensioni non dovrebbero superare la metà delle dimensioni dei caratteri utilizzati per le denominazione di origine.
“La sovrapposizione terminologica - sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc - inevitabilmente induce in confusione. Una possibile soluzione potrebbe essere affidata appunto alla potenzialità di comunicazione dell’etichetta che, attraverso una gerarchia studiata nelle dimensioni dei caratteri, consentirebbe al consumatore di comprendere alcune sostanziali differenze, minimizzando quella confusione che, giocoforza, crea un danno al concetto stesso di vini a Denominazione. Si tratta di un escamotage o forse semplicemente dell’applicazione della vecchia formula “il minore dei mali”; ma, vista la difficoltà di uscire da questa impasse, forse l’unica strada percorribile”.
Significativo che, a commentare favorevolmente questa proposta di Federdoc, in un comunicato congiunto, siano Stefano Zanette, vicepresidente Federdoc e Presidente del Consorzio Prosecco Doc, e Giorgio Bosticco, nel cda di Federdoc e direttore del Consorzio dell’Asti, ovvero i due consorzi protagonisti della querelle nata dall’introduzione della nuova tipologia di “Asti Secco” di cui si è a lungo parlato e che, sulla sponda astigiana, ritengono risolta proprio con una norma introdotta nel disciplinare di produzione, simile, almeno nello spirito (https://goo.gl/4PI7AV), a quella che si propone a livello europeo.
“Si tratta di una proposta fondamentale e di buon senso - dice Stefano Zanette - sulla base della medesima ratio che, a Regolamento vigente, limita, in etichetta, l’uso dei nomi o degli indirizzi che contengono o sono costituiti da una Denominazione o da una Indicazione Geografica. Con questo provvedimento - qualora approvato - potremmo disporre di elementi oggettivi capaci di mettere all’indice almeno parte dei fenomeni evocativi che già da tempo segnaliamo alle autorità competenti e rispetto ai quali - in assenza di una precisa indicazione normativa - ci troviamo, molto spesso, a discutere in sede giudiziaria, con esiti rimessi alla cultura del paese e alla sensibilità del singolo giudice”.
“Sulla questione in oggetto - sottolinea Giorgio Bosticco - esprimo il mio apprezzamento trattandosi di una ulteriore proposta che ha come finalità quella di fornire al consumatore informazioni chiare e di corretta comunicazione. Al riguardo, in materia di etichettatura, siamo stati tra i primi ad inserire nel nostro disciplinare norme che stabiliscono precisi rapporti di dimensioni tra i caratteri della denominazione Asti e i marchi privati proprio per assicurare e garantire l’indispensabile legame con il territorio di provenienza”.
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