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ANALISI

Il 2022 dei super ricchi: la “permacrisi” frena la crescita del vino. Il futuro nei terreni agricoli

I trend del “The Wealth Report” n. 17 by Knight Frank: il peso di ambiente e sicurezza alimentare sul mercato degli investimenti
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Se i super ricchi investono in agricoltura (credit: unsplash)

Il 2022 è stato segnato da un triplo shock - energetico, economico e geopolitico - che ha precipitato il mondo in uno stato di “permacrisi”, come il Collins English Dictionary ha definito la costante incertezza dovuta alla guerra in Ucraina, al crollo delle importazioni della Cina ed alla corsa senza freni dell’inflazione. Una condizione che ha avuto un impatto anche sugli “Ultra-high-net-worth individual”, i super ricchi, coloro che possono contare su un patrimonio netto superiore ai 30 milioni di dollari, cui è dedicata il “The Wealth Report” n. 17 by Knight Frank, società leader sul mercato mondiale del real estate di lusso, da cui emerge che un terzo della ricchezza complessiva è allocata in immobili residenziali, poco più di un quarto in azioni e il 21% in immobili commerciali.

Nel 2022, sebbene quattro super ricchi su dieci abbiano visto aumentare il loro patrimonio, la tendenza generale è stata decisamente negativa, tanto che la ricchezza complessiva detenuta è diminuita del 10%. E questo anche in virtù del calo dei valori degli immobili residenziali e commerciali e del reddito fisso, così come i beni da investimento, il cui andamento è osservato e analizzato dal Knight Frank Luxury Investment Index, che prende in considerazione 10 “investments of passion”, capaci di segnare, nel 2022, una crescita del 22%. Si tratta di arte, auto, orologi, borse, monete, gioielli, mobili di design, diamanti, whisky e vino.

Proprio il vino, a conferma della bontà dell’investimento, anche in un contesto complesso e a rischio recessione come quello attuale, ha segnato una crescita del 10%, inferiore alla media ed in calo rispetto al +16% del 2021, per un +162% negli ultimi dieci anni. Il motivo, confermando quanto già ampiamente analizzato dal Liv-ex e non solo, è dovuto al picco raggiunto dai top performer dell’indice: “la Borgogna, ad esempio, è cresciuta di oltre l’80% negli ultimi cinque anni, e ad un certo punto il mercato ha dovuto fermarsi per riprendere fiato”, ha commentato l’analista dati del settore vino Nick Martin.

Fa peggio il whisky, che sebbene sia il leader in termini di crescita decennale (+373%), nel 2022 ha registrato solo il +3%. Secondo Andy Simpson, analista dei dati del settore whisky, il mercato delle bottiglie del valore di oltre 5.000 sterline si è decisamente indebolito: “con l’aumento dei prezzi, gli speculatori sono entrati nel mercato solo cercando di rivendere velocemente le bottiglie, il che alla fine si è dimostrato insostenibile”.

Tornando al trend generale, il calo della ricchezza non sorprende più di tanto, visto il drammatico cambiamento di direzione della politica monetaria, che è culminato nella peggiore performance per il tradizionale portafoglio misto dagli anni Trenta. L’Europa ha registrato il maggior calo della ricchezza, con un arretramento del 17%, seguita dall’Australia con il -11% e dalle Americhe con il -10%. L’Africa e l’Asia hanno registrato i cali minori, rispettivamente del 5% e del 7%.

Nel 2023, inoltre, il 15% degli “Ultra-high-net-worth individual” hanno messo nel mirino, tra i diversi settori su cui investire, i terreni agricoli, per cui, in Gran Bretagna, si parte da valutazioni vicine al milione di sterline per 40 ettari (100 acri, ndr), con la dimensione minima di un’azienda agricola commerciale che è di 400 ettari (1.000 acri), ossia 10 milioni di sterline. Il valore aggiunto arriva da quelli che sono i target ambientali individuati dalla COP 15 di Montreal, che fanno dei terreni agricoli un capitale naturale, che offre soluzioni basate sulla natura e opportunità dai crediti di carbonio per compensare la CO2.

L’altro aspetto riguarda la sicurezza alimentare, evidenziato dalla carenza globale di cibo e dagli aumenti dei prezzi nel 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, che rappresenta il 42% delle esportazioni mondiali di olio di girasole e il 10% del grano. Per capire la rilevanza del settore, basti pensare che il primo ministro britannico - Rishi Sunak - si è impegnato a introdurre tra gli obiettivi del Governo quello della sicurezza alimentare, e che il Governo australiano ha un piano per incrementare il valore della propria agricoltura nazionale, e farlo passare da 60 a 100 miliardi di dollari australiani entro il 2030. Tra i privati, spicca l’esempio di Bill Gates, diventato proprietario, negli ultimi anni, di qualcosa come 120.000 ettari agricoli in 19 territori diversi degli Stati Uniti, per un valore stimato in 700 milioni di dollari.

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