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VINO E PANDEMIA

Il barolista Gagliardo: “si consenta alle aziende di comprare i vaccini e vaccinare i dipendenti”

La provocazione dello storico produttore di Barolo. “Europa in ritardo. Con un focolaio in azienda si rischia di compromettere il raccolto”
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Il barolista Gagliardo: “si consenta alle aziende di comprare i vaccini per i dipendenti”

Mentre Usa e Uk vanno avanti spedite sui vaccini e fissano date probabili per riaperture e ripartenze, l’Unione Europa arranca, e l’Italia, presa a modello di gestione all’inizio dell’emergenza, oggi, nella gestione delle vaccinazioni, non fa eccezioni, tra ritardi, dosi che non arrivano, polemiche politiche e così via. Un danno per tutti, per la vita privata e per l’economia. Ma se certi settori economici e di impresa, paradossalmente, non sono legati alle contingenze stagionali e quindi, all’atto puramente pratico e al netto dell’enorme ed ormai prolungato danno economico, possono “aspettare”, altri sono legati all’incedere delle stagioni e della natura, che non si cura né di pandemie né di altro. Come tutti quelli legati all’agricoltura, filiera della produzione di vino inclusa. E proprio dal mondo del vino, tra i più colpiti insieme a quello della ristorazione e del turismo, arriva una provocazione: consentire alle aziende di acquistare i vaccini e mettere in sicurezza dipendenti e lavoro. Perchè se malauguratamente, per un focolaio di Covid-19, l’azienda agricola si ferma, non si perde solo il lavoro di quel periodo, ma si può compromettere il raccolto, o nel caso del vino la vendemmia, che vuol dire buttare un anno di lavoro e non poterlo più recuperare in alcun mondo. È lo spunto di riflessione affidato a WineNews da Gianni Gagliardo, storico produttore di Barolo con Poderi Gianni Gagliardo, a La Morra, e presidente di Deditus, associazione che mette insieme aziende di famiglia storiche del Barolo, come Azelia, Cordero di Montezemolo, Luciano Sandrone, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto e Vietti.
“Il settore vitivinicolo è uno dei più colpiti dalla pandemia in seguito ai lockdown soprattutto dei Paesi Europei. Mentre gli altri mercati danno chiari segni di ripresa - scrive Gianni Gagliardo - l’Europa resta ferma alla situazione di un anno fa. Viene spontaneo chiederci se i sacrifici imposti alla ristorazione con la catastrofe economica conseguente siano serviti. Tutti consapevoli che ne usciremo solo con i vaccini, oggi, a tre mesi dall’inizio delle vaccinazioni, in In Italia siamo ad un a percentuale di vaccinati di poco superiore allo zero, e non conforta il fatto che i nostri dati di vaccinati e contagi sono in linea con gli altri Paesi Europei. Si rende necessaria per le aziende la possibilità di acquistare liberamente il vaccino per poterlo somministrare ai propri dipendenti e mettere in sicurezza il lavoro. Nella probabile ipotesi di focolai tra i nostri dipendenti - sottolinea ancora Gagliardo - si rischia addirittura di compromettere il raccolto. Se lo stato ha deciso di vaccinare per ultime le persone che lavorano e che consumano, gli attori principali della nostra economia, ha il dovere di consentile alle aziende di quantomeno provvedere da sole, è un diritto innegabile. Possibile, liberalizzando il mercato dei vaccini dal Monopolio attuale che ci tiene lontani dalla soluzione del problema, a differenza dei paesi industrializzati fuori dall’Europa”.
Una proposta senza dubbio provocatoria, che farà discutere. Ma che, al di là di come la si pensi, è sintomo di un ritardo nella gestione del piano vaccinale, che in Europa ed in Italia sta allungando in maniera preoccupante il cammino per uscire dalla pandemia, con tante imprese, lavoratori e consumatori che oltre ai rischi per la salute, affrontano difficoltà economiche che stanno diventando sempre meno sostenibili.

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