Il blu continua ad ammaliare il vino: dopo Cina e Stati Uniti, Blumond di Fratelli Saraceni vuole conquistare anche l’Italia. Ma la cultura enologica è perplessa: con aromi aggiunti e gradazione alcolica bassa, quel Prosecco è ancora “vino”?

Il colore blu continua ad ammaliare il mondo del vino: dopo il Gik spagnolo, arriva il Blumond italiano dei Fratelli Saraceni, per tentare di convincerci che non esiste limite alla sperimentazione in campo enologico, anche a costo di andare contro alla legislazione europea che vieta l’aggiunta di coloranti alimentari al vino (regolamento n. 1129/2011 della Commissione Europea). Lo riporta Daily Mail, che annuncia la disponibilità online della bolla azzurra sul mercato inglese (www.dailymail.co.uk).
Ispirato al diamante blu, Blumond è composto di Prosecco, blue curaçao e pesca ed è già sbarcato in Cina, dove sta diventando popolare ai matrimoni, e negli Stati Uniti, dove ha già superato i 870.000 dollari di vendite nel 2016 (20 dollari a bottiglia). L’idea dell’azienda produttrice è quella di replicare il successo su suolo italiano, partendo dalla Sicilia in giugno e passando alle metropoli di Roma e Milano entro la fine dell’anno, consapevole però del fatto che all’estero ci sia una maggior propensione ad accogliere le innovazioni.

La bevanda ha un grado alcolico del 7%, insufficiente per rientrare nella categoria di “vino” in Italia, dove la legislazione richiede una gradazione minima del 10%. Ma sul sito di Fratelli Saraceni è presentato come “vino spumante” (https://goo.gl/ikuJE5), alimentando qualche polemica nel mondo enologico. Sia per l’aggiunta di aromi che per la gradazione alcolica, resta quindi aperta per Blumond la contestata qualifica a “vino”, che riguarda peraltro anche altre due invenzioni dell’azienda: Volare (Pinot Grigio aromatizzato al pompelmo rosa) e Mario (Prosecco aromatizzato ai limoni di Sicilia).