Si bevono meno spirits e più vino, il vino di importazione sta crescendo rispetto a quello locale (oggi il rapporto è 30% a 70%), con la Francia che domina ma perde qualche cosa rispetto ad Australia, Cile, Spagna ed Italia, grazie soprattutto a giovani e donne, che sono sempre più curiosi, sofisticati, ma prestano sempre più attenzione anche al prezzo. È, in estrema sintesi, la fotografia del mercato del vino in Cina, scattata nel congresso di Assoenologi a Trieste da Sophie Liu, giornalista e wine educator tra le più autorevoli e celebri nel Paese asiatico.“Se guardiamo le vecchie foto, i nostri politici brindavano sempre con i nostri liquori locali, oggi spesso hanno in mano un calice di vino, segno che le cose stanno cambiando, e la mia generazione, e quelle più giovani, stanno guardando sempre di più al consumo di questa bevanda, che è sempre più uno status symbol”. Ed è, soprattutto, di colore rosso, “che in Cina è sinonimo di prosperità, di buon auspicio, e infatti il 90% del consumo è di vini rossi, e molti cinesi, ancora, non sanno neanche che esistono vini bianchi e rosati”. E se oggi la produzione cinese sta crescendo, tanto che è tra i primi 10 Paesi produttori al mondo, “il consumo del vino “nazionale” è destinato a calare, mentre aumenterà quello dei vini stranieri, con la Francia che come quota di mercato domina, ma sta perdendo qualche cosa rispetto ad Australia, Spagna e Cile, e anche l’Italia sta crescendo”. Un consumo che, comunque nel complesso, sta crescendo, e passerà da 1,3 litri procapite attuale, ad 1,5. Pochissimo rispetto ad altri Paesi, tantissimo, nel complesso, se si pensa agli 1,3 miliardi di Cinesi. “Di cui oggi bevono vino solo 38 milioni di persone, e quindi le prospettive sono enormi, ma serve ancora tanta tanta educazione”.
A far credere gli operatori nel futuro luminoso del mercato enoico cinese, sono tanti i fattori.
“Dalla crescita della classe media e del reddito - spiega Sophie Liu - al fatto che il vino sta diventando di moda soprattutto tra i giovani. E poi cresce molto tra le donne, e ci sono tanti canali di accesso al mercato, come l’on line. Ma si deve tenere conto anche che c’è sempre più sensibilità al rapporto qualità/prezzo, e anche a tutti i temi legati alla salute, per cui i vini a basso tenore alcolico, per esempio, o tutto il segmento “organic”, ha grandi possibilità di crescita”.
In un mercato tanto complesso, però, è chiaro il profilo sensoriale del vino che piace di più: dagli aromi fruttati molto chiari, non troppa acidità, tannini morbidi ed un finale dolce.
“Per questo per esempio è molto popolare l’Amarone, mentre altri vini importanti come Barolo, Barbaresco o Brunello di Montalcino sono apprezzati di più dagli esperti e dagli appassionati”. Sul fronte dei prezzi, spiega la Liu, “la fascia tra 13 e 27 euro allo scaffale è quella che vende meglio”. E tra i tanti aspetti da segnalare, anche il fatto che il consumo di vino si sta facendo sempre più strada nelle occasioni quotidiane e familiari, e non solo nelle celebrazioni o nei momenti di business, come nel recente passato. E sulla quotidianità ed il rapporto qualità-prezzo, il vino italiano, è tra i più forti al mondo.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024