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SCIENZA

Il corteggiamento e la riproduzione delle api in pericolo per colpa dei pesticidi

Una ricerca dell’Università di Torino rivela che le sostanze chimiche impattano sulla fertilità degli insetti, minacciando la biodiversità
API, BIODIVERSITÀ, PESTICIDI, Non Solo Vino
Nuove ricerche confermano le minacce per le api (ph: Pixabay)

Piccoli insetti la cui estinzione può avere effetti enormi per l’ambiente, l’agricoltura e l’intero pianeta: gli scienziati lanciano da molti anni l’allarme api, in pericola a causa di inquinamento e cambiamenti climatici. Una situazione delicata e complessa, confermata da una recente ricerca internazionale coordinata dall’Università di Torino e pubblicata sulla rivista Chemosphere, che rivela come i pesticidi di uso comune influenzino negativamente il corteggiamento, l’accoppiamento e la fertilità nelle api selvatiche, minacciando la biodiversità. Come è noto, la progressiva riduzione degli impollinatori mette a serie rischio i raccolti e la sicurezza alimentare globale.
Lo studio, coordinato da Simone Tosi - docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino - ha dimostrato per la prima volta un nuovo subdolo effetto dei pesticidi: questi possono danneggiare le abilità di corteggiamento delle api selvatiche, riducendo il loro successo riproduttivo, causando quindi gravi conseguenze per il mantenimento della biodiversità. La ricerca - che ha come primo nome il dottorando del BeeLab dell’Università di Torino, Luis Velez-Trujillo, ha coinvolto ricercatori e ricercatrici provenienti da Italia, Spagna, Svizzera e Polonia, e ha dimostrato che basse dosi di pesticida alterano notevolmente le modalità di accoppiamento di api selvatiche molto comuni a livello mondiale, ed essenziali per la biodiversità: le api muratrici (Osmia bicornis). Dopo l’esposizione alla molecola chimica, le api sono diventate molto più lente ed inefficienti nelle fasi di corteggiamento e accoppiamento e questo ha comportato una diminuzione della fertilità e una riduzione della quantità di sperma dei maschi. Questo studio dimostra una nuova preoccupante modalità di impatto degli stress antropici, in particolare i pesticidi, sulla salute e il comportamento degli animali: le alterazioni nel corteggiamento. Le conseguenze ambientali sono enormi, con gravi impatti sul successo riproduttivo degli animali e potenziali danni alla dinamica e alla crescita della popolazione. Circa un quarto della produzione agricola mondiale dipende dall’azione degli impollinatori, e vi sono colture (come il kiwi, il melone, il cacao, il cetriolo, la zucca e l’anguria) che ne sono totalmente dipendenti. La loro scomparsa avrebbe dunque effetti dirompenti. Secondo i dati la produzione agricola potrebbe ridursi dal 5% all’8%.
“I risultati di questa ricerca - commenta il coordinatore Simone Tosi - sollevano preoccupazioni più ampie sulla riproduzione e sulla salute degli impollinatori, oltre che di altri animali. Mitigare gli effetti dell'inquinamento ambientale è sempre più urgente per proteggere la biodiversità oltre che la nostra vita e quella delle future generazioni”.
A raccontare la distopia di una realtà in cui i preziosi impollinatori non esistono più ci ha pensato l’illustratrice tedesca Hanna Harms nel suo libro “Un mondo senza api”, un albo illustrato in cui l’assenza si percepisce pagina dopo pagina.

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