Tra le sfide per una viticoltura sostenibile, sicuramente, c’è quella del controllo degli infestanti limitando l’utilizzo di pesticidi chimici e, di pari passo con chi sviluppa nuove tecnologie e sistemi da impiegare nelle vigne per renderle più sostenibili, come il “Pied Piper”, una sorta di metodo del “pifferaio magico” per allontanare gli insetti con vibrazioni sonore per loro fastidiose, altri cercano di favorire il ritorno di vecchi abitanti del vigneto, che potrebbero essere altrettanto efficaci nel contrastare “le pesti”. Un esempio arriva da Oltreoceano dove Breanna Martinico, PhD e consulente per le interazioni tra uomo e fauna selvatica presso l’Università della California, Davis, forte dei risultati di uno studio precedente svolto dalla dottoressa Julie Jedlicka, professoressa associata di biologia presso la Missouri Western State University, sta conducendo da oltre due anni, con l’aiuto di altri studiosi, un’analisi basata sul dna in Napa Valley per definire quali uccelli predino i parassiti dei vigneti (lasciando stare l’uva, ndr) e quali tipi di habitat preferiscano. Se Jedlicka, nel suo studio, aveva già osservato che “gli uccelli azzurri (o sialia, genere di uccelli passeriformi all’interno della famiglia dei tordi) mangiano principalmente insetti erbivori, compresi i parassiti cronici dei vigneti” Martinico sostiene che, sulla base dei primi risultati della sua ricerca, questi e le “rondini arboricole bicolori sono attratti dagli habitat viticoli, anche con cassette nido”.
Ci sono tutti i presupposti, quindi, secondo lo studio, per impiegare questi piccoli uccellini nel controllo degli infestanti e delle malattie del vigneto, considerando che la dieta di entrambi, come conferma anche lo studio di Martinico, comprende un gran numero di insetti tra cui cicaline dell’erba medica, cocciniglie della vite e la cicala Graphocephala atropunctata (vettore comune della Xylella fastidiosa), ma che, per gli uccelli azzurri, si estende anche a zonocerus variegatus (variegated leafhopper) ed erythroneura ziczac walsh (Virginia creeper leafhopper): “tutte pesti dei vigneti” sottolinea la studiosa. E tra i vignaioli americani c’è chi già li ospita a difesa dei propri filari, nonostante “ci sia ancora una certa ignoranza sul fenomeno degli uccelli azzurri - spiega Tom Clark, che vive in Napa, possiede e gestisce dei vigneti, ma offre consulenze ai viticoltori che sperano di attirare bluebirds e rondini nelle loro vigne, infatti - c’è una crescente consapevolezza a Napa e Sonoma grazie al passaparola, e il numero di cantine e viticoltori per cui ho costruito e installato box negli ultimi tre anni è aumentato esponenzialmente”.
Tra chi disegna le proprie vigne in modo da renderle più accoglienti, recuperando e convertendo spazi non coltivabili in habitat naturali ideali per gli uccelli canori come parti integranti dell’ecosistema della vigna e chi, invece, posiziona le cassette nido ed utilizza strategie più attive per rendere la vita nel vigneto più attraente per questi uccelli, insomma, la capacità indiretta di questi piccoli predatori a contrasto delle malattie della vite, e, più direttamente, di combattere gli infestanti della vigna, è sempre più riconosciuta ed apprezzata. Anche il loro impiego è sempre più diffuso, specie tra i vigneti sostenibili americani: “ridurre l’uso di sostanze chimiche creando habitat per gli uccelli è una vittoria per tutti - conclude Martinico - molte popolazioni di uccelli canori sono in declino per via di uno sviluppo eccessivo e di specie invasive, ma questo sistema aiuta loro a sopravvivere, i proprietari a proteggere i vigneti, senza parlare dei risvolti positivi dal punto di vista ambientale: immaginate il potenziale di impatto di queste pratiche, se venissero implementate dappertutto”.
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