Il comparto vale più di 17 miliardi di euro, con un export che, nei primi dieci mesi 2024, ha totalizzato oltre 10 miliardi di euro (+6,12% sul 2023) incidendo per il 17,3% sul totale del valore delle esportazioni dell’agroalimentare nello stesso periodo, superando anche il vino, e trainato da kiwi, uva da tavola, conserve di pomodoro e nocciole sgusciate, di cui l’Italia è il primo Paese europeo esportatore, mentre mele e cocomeri la annoverano al secondo posto, e insalate, cavolfiori e broccoli al terzo. Parliamo del settore dell’ortofrutta italiano, in questi giorni tra i temi centrali del “Fruit Logistica” 2025, la fiera internazionale che raduna a Berlino gli operatori mondiali (5-7 febbraio). Eppure, nonostante i buoni numeri registrati, le difficoltà ci sono e la rassegna tedesca è l’occasione per analizzare e tracciare le sfide future della filiera, in attesa anche delle semplificazioni annunciate da Bruxelles sulla Pac, la Politica Agricola Comune, le cui linee principali dovrebbero essere annunciate il 19 febbraio.
Nel frattempo, la Coldiretti alza il velo sulle varie criticità partendo direttamente dalla base: il suolo produttivo che si sta via riducendo, con tutte le ripercussioni del caso in materia di primato produttivo nazionale, tra i bassi prezzi pagati agli agricoltori e gli alti costi di produzione. Negli ultimi 15 anni, spiega l’organizzazione delle imprese agricole, se ne sono andati 200.000 ettari di frutteti e la superficie coltivata a frutta e agrumi è scesa per la prima volta sotto la soglia dei 500.000 ettari, con la conseguente perdita stimata di 200 milioni di piante da frutto. Non va meglio al settore di ortaggi, legumi e patate, che, nello stesso periodo, ha perso 100.000 ettari. A pesare sul Frutteto Italia ci sono anche gli effetti avversi del clima: nel 2023 le alluvioni avevano causato un calo del 63% del raccolto di pere e del 30% di quello di pesche e nettarine, mentre, nel 2024, la siccità ha tagliato di quasi il 20% la produzione di agrumi, e quella del kiwi è crollata del 50% a causa della moria, con danni anche a nocciole e ciliegie.
Non ultimo il problema delle invasione di insetti e malattie aliene e i danni causati ai raccolti da parte degli animali selvatici, soprattutto i cinghiali. Coldiretti denuncia anche l’impossibilità in questo senso per alcuni agricoltori di difendersi a causa della mancanza di sostanze fitosanitarie adeguate: in Italia l’utilizzo di fitofarmaci si è ridotto del 50% negli ultimi 30 anni e i prodotti utilizzati sono passati da oltre un migliaio a 300, “mentre tardano ad essere rese disponibili le nuove tecnologie non Ogm per il miglioramento genetico (Tea)”. A questo proposito un primo passo si è visto al “Fieragricola Tech”, a Verona, l’expo-conference by Veronafiere dedicata all’innovazione e alle sfide dell’agricoltura del futuro, nel quale è stato firmato il “Manifesto per la promozione delle Tea e per il sostegno al made in Italy” con varie richieste in merito indirizzate alle istituzioni nazionali.
La somma di tutte le difficoltà elencate “riduce fortemente il potenziale produttivo dell’Italia”, sottolinea l’associazione degli imprenditori agricoli che spiega come lo Stivale sia “passato da essere un Paese esportatore ad avere un saldo in volumi negativo, importando più ortofrutta di quella esportata, anche per la mancanza di reciprocità delle regole con i paesi extra-Ue che esportano ortofrutta che possono contare su costi di produzione più bassi ed utilizzano pesticidi da noi vietati”. A risentirne sono perciò anche i consumi: stando ad un’analisi Coldiretti (su dati Cso Italy), negli ultimi cinque anni le famiglie italiane hanno tagliato gli acquisti di frutta di 21 chilogrammi e se si estende la stima anche agli ortaggi il “peso” sale a 40 chilogrammi in meno.
“Serve incentivare il livello di aggregazione - conclude Coldiretti - stimolando i processi di fusione ed aggregazione delle strutture, rendendo più attrattiva l’adesione alle Organizzazioni dei Produttori (misure di incoraggiamento agli agricoltori per aderire alle Op sono previste nelle semplificazioni della Pac, ndr), anche introducendo nuove misure finanziabili nei piani operativi, come interventi per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici come sistemi di risparmio idrico e invasi. E poi imballaggi ecologici, compostabili, riutilizzabili, assicurazione dei crediti commerciali e fondi di mutualizzazione”.
Da Berlino anche la voce della Cia-Agricoltori Italiani, che ha partecipato al talk delle organizzazioni con il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nella “Fruit Logistica” 2025. “Sulla gestione dei rischi climatici, la dotazione di una strumentazione adeguata alla difesa fitosanitaria e il riconoscimento del giusto reddito agli agricoltori, il comparto ortofrutticolo nazionale si sta giocando tutta la sua competitività - ha detto il presidente degli agricoltori Cia, Cristiano Fini - ma anche la tenuta dell’agricolo made in Italy. A causa della crisi climatica, nel solo 2023 l’Europa ha avuto danni per 50 miliardi di euro. È cresciuta la vulnerabilità a patogeni e fitopatie e sono aumentati i costi di ripristino e di adattamento. Di contro sono calate rese e redditi, mente la pressione estera è montata. Alle aziende agricole resta in molti casi la chiusura, in dieci anni nell’Unione Europea ne abbiamo perse 3 milioni, un quarto, e le aree interne continuano a spopolarsi. Basta imposizioni, l’Europa deve trovare soluzioni”. E tra i correttivi suggeriti dagli Agricoltori Italiani - Cia ai vertici di Bruxelles di nuovo l’integrazione strategica delle nuove biotecnologie per il miglioramento genetico (Tea), la garanzia di equità e reciprocità sia all’interno che all’esterno dei mercati dell’Unione Europea, la sburocratizzazione e semplificazione delle procedure di richiesta degli aiuti comunitari e il superamento delle difficoltà di accesso per agricoltori e organizzazioni di produttori.
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