Un libro che racconta non solo la vita di Michel Rolland, l’enologo più ricercato e mediatico del mondo, ma anche la storia della viticoltura francese e internazionale, attraverso aneddoti e amicizie, come quella con Robert Parker o con Marco Caprai, dalla quale è nato anche il mito mondiale del Sagrantino di Montefalco: tutto questo, racchiuso tra le pagine di “Il guru del vino”, edito in Italia da Edizioni Ampelos (giugno 2020, pp. 190, prezzo di copertina 19 euro), che sarà presentato da Michel Rolland in persona il 21 luglio, negli spazi della cantina Caprai di Montefalco.
“In questo libro, ho voluto raccontare in che modo il figlio di un viticoltore della regione di Bordeaux - racconta Rolland nell’introduzione - di famiglia modesta, abbia raggiunto la prestigiosa posizione di consulente fra i più celebri del pianeta vino. Questo percorso mi ha molto divertito: andare in tanti Paesi diversi ha appagato anzitutto la mia curiosità ma ha finito anche per generare una certa megalomania. È così che si arriva a produrre vino in ventuno paesi, ad avere un centinaio di aziende che seguono o hanno seguito i consigli del “guru”. Ma soprattutto, è stata un’avventura umana incredibile, fatta di incontri e di scoperte gradevoli o sgradevoli, ma sempre gratificanti”.
Michel Rolland è consulente per oltre un centinaio di aziende vitivinicole in tutto il mondo, tra cui, come detto, anche l’azienda agricola Arnaldo Caprai. “Il Sagrantino - sottolinea Rolland - è un vitigno che ha personalità marcata, ma è possibile educarlo e indirizzarlo. Nel mondo del vino si ha successo quando si è in grado di proporre qualcosa di originale e il Sagrantino ha la capacità di essere unico”. L'obiettivo posto dall'enologo con la cantina Caprai è di rendere questo vino seducente, smussandone le peculiari ruvidità ma preservandone il carattere: un Pigmalione, in grado di modellare e migliorare la personalità dell’allievo Sagrantino, favorendone al contempo le naturali inclinazioni. All’assaggio, tutto questo appare evidente, sorprende e affascina al contempo. “Lo scopo - afferma Marco Caprai - è quello di allargare la schiera di consumatori abituali. Un salto di qualità che può portare “numeri importanti” anche per il turismo. Rolland è l'uomo che conosce, meglio di tutti, i gusti nel settore dell'enologia. Con lui possiamo davvero puntare a fare del Sagrantino di Montefalco uno dei migliori vini del mondo”.
Ma non solo, perché con Rolland sono nate anche alcune nuove etichette firmate Caprai, su tutte il Belcompare e il Malcompare. “Vinexpo è stato galeotto ben tre volte tra me e l’Italia. Il terzo - scrive Michel Rolland, raccontando l’incontro con Marco Capriai - straordinario incontro è avvenuto a Bordeaux nel 2015, complice Charlie Artourola: fu lui a chiamarmi e a dirmi che Marco Caprai voleva incontrarmi. I suoi Sagrantino di Montefalco erano già famosi in tutto il mondo ma lui voleva andare oltre e iscrivere questo vitigno tra i grandi dell’enologia. La sfida sapeva - e sa ancora oggi - di complessità, per questo accettai subito, e poi la 2015 era una grande annata e non andava certo sprecata. Il Sagrantino - sottolinea Rolland - è un vitigno che ha personalità marcata, ma è possibile educarlo e indirizzarlo. Nel mondo del vino si ha successo quando si è in grado di proporre qualcosa di originale e il Sagrantino ha la capacità di essere unico”.
È naturale che, quindi, sia proprio da Montefalco, dalla cantina di Caprai, che Rolland racconterà alla stampa il suo libro, la sua vita, la sua esperienza. “Il titolo italiano “Il guru del vino” - scrive Rolland nell’introduzione all’edizione italiana del libro, scritto in collaborazione con la giornalista e scrittrice Isabelle Bunisset - è naturalmente ironico, dato che durante la mia carriera mi hanno chiamato nei modi più diversi: Napoleone degli assemblaggi, Maradona, Mefistofele e chi più ne ha più ne metta... mi sembra chiaro che si tratta di banali soprannomi. Nella vita vera, tutto questo non c’entra niente. In questo libro, ho voluto raccontare in che modo il figlio di un viticoltore della regione di Bordeaux, di famiglia modesta, abbia raggiunto la prestigiosa posizione di consulente fra i più celebri del pianeta vino. Questo percorso mi ha molto divertito: andare in tanti paesi diversi ha appagato anzitutto la mia curiosità ma ha finito anche per generare una certa megalomania. È così che si arriva a produrre vino in ventuno paesi, ad avere un centinaio di aziende che seguono o hanno seguito i consigli del “guru”. Ma soprattutto, è stata un’avventura umana incredibile, fatta di incontri e di scoperte gradevoli o sgradevoli, ma sempre gratificanti. Ho iniziato con l’enologia quando tutto doveva ancora essere inventato e testato. Ho avviato, nonché accompagnato, i più grandi cambiamenti nella viticoltura e nella vinificazione. Ho viaggiato ai confini del mondo, in tutte le latitudini, per minare le convinzioni dei dubbiosi. Ho assemblato diversi vitigni che si pensava fossero inconciliabili. Ho scoperto terre che si pensava fossero ingrate e sulle quali oggi spuntano orgogliosi ceppi di vite. Ho incontrato uomini singolari che avevano a cuore l’idea di produrre vini unici, di gran carattere, in paesi dall’improbabile destino viticolo. L’entusiasmo è ciò che dà luce alla vita. Lo ripeto spesso: nulla si può intraprendere se non si nutre un forte desiderio e se non si guarda oltre il tempo presente”.
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