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IL GUSTO DOLCE DELLO SPORT

Bomba o non bomba, questo è il problema. Metti la bicicletta, anzi, il ciclismo. Il suo bello è la salita, che vuole dire trovare un rapportino agile ma sempre abbastanza duro, trovare il passo e l'andatura giusta, trovare una strada che va su, e il resto viene da solo. Sudore, fiatone e fatica, ma anche ricordi, progetti e sogni, e poi il "chi me l'ha fatto fare", il "vai che sei solo" e il "ciao mamma". A questo punto - che è il più critico e il più memorabile - si ficca una mano in tasca, dietro, oppure sulla canna, sotto, e si cerca aiuto e conforto. La bomba, appunto. Bomba o non bomba, questo non è il problema. Almeno per chi non ce la fa più, per chi non ne ha più, per chi vorrebbe di più, dalla bici e forse anche dalla vita. In tasca c'è un panino: logico. In tasca c'è cioccolato o prugne secche o una banana sofferente o uva sultanina: normale. In tasca c'è una barretta di maltodestrine o di aminoacidi a catena ramificata: scientifico. In tasca c'è anche una cartina, una tessera telefonica e una carta d'identità, meglio se la propria, così un angelo della strada sa dove riaccompagnare il ciclista cotto da sole, fame e troppo amore. Nella borraccia c'è acqua, acqua e succo, acqua e tè, acqua e miele, acqua e sali, acqua e vitamine. Un sorso e via, anche se non si riparte di slancio fa niente, tanto per arrivare ad una fontana o ad un bar c'è sempre tempo. Bomba o non bomba, questo è il problema. Perchè certe sostanze fanno andare di più e sentire di meno. Scoppiano nel corpo, incendiano il sangue, schizzano nei muscoli, bruciano le fibre, distruggono quel magico equilibrio così difficile da ritrovare, poi, anche nei propri pensieri, nei propri sentimenti, e non solo nel proprio motore. Ma il traguardo, lo striscione, le miss, l'assegno e i titoloni sono altrettante droghe pesanti cui è difficile dire di no. Tanto - si difendono - è un aiuto, una carica anzi, una cura, e poi così fan tutti. E poi così facevano tutti: solo che una volta era simpamina, una pastiglia quando la vista si annebbiava, oppure era il borraccino, una sorsata prima dell'ultimo chilometro. Bomba o non bomba, questo non è il problema. Perché con il miele è quasi una religione. Ha i suoi riti: tempi, modi, luoghi, anche gli spazi. Ha i suoi miti: il campione che lo prende a quadratini solidi, il gregario che lo beve a canna, il velocista che lo spalma con cura. E in quell'attimo di comunione si rinnovano sogni, illusioni, speranze, idee e progetti, quelli che ci accompagnano tutti i giorni, quelli che ci tengono in vita. Bici e miele: bastano e avanzano.

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