Nel 2019 il mercato fondiario in Italia ha sostanzialmente tenuto, nonostante, dopo due anni di crescita, i valori della terra abbiano una piccola flessione (-0,4%). Con peculiarità come i valori tra 170.000 ed 360.000 euro ad ettaro per gli orti dove nascono i fiori di San Remo, in Liguria, o come i meleti della Val Venosta, in Trentino Alto Adige tra i 450.000 e i 750.000 euro ad ettaro, per esempio. A dirlo l’ultima indagine in materia del Crea, realizzata nel primo semstre 2020 (rilevando, sempre riferiti al 2019, in uno scenario pre-Covid, anche i valori di alcuni dei vigneti più importanti d’Italia che, però, sui sentiment di mercato reali, raccolti periodicamente da WineNews, tra addetti ai lavori ed operatori, soprattutto in alcuni dei territori più importanti, appaiono sottostimati, ndr). Indagine, quella del Crea, da cui emergevano anche le prime preoccupazioni legate alla pandemia, sul fronte economico, su quello del reperimento della manodopera e per il calo della domanda di alcuni prodotti (come il vino, che poi nel complesso sembra invece aver tenuto, o come l’offerta agrituristica, che, invece, è effettivamente crollata come tutto il resto del turismo), soprattutto nelle zone agricole già più in difficoltà e di minor pregio, soprattutto al Sud. Gran parte degli operatori, come logico, ritiene che bisognerà attendere il 2021 per avere una valutazione più oggettiva sugli effetti della pandemia sulle prospettive di investimento degli imprenditori. Alcune tipologie aziendali - viticoltura e floricoltura, in particolare - sono state particolarmente danneggiate dall’emergenza sanitaria e quindi, sottolinea il Crea, sono particolarmente esposte al rischio di fallimento delle attività o comunque al cambio di prospettiva in tema di investimenti fondiari. Parzialmente in controtendenza, invece, il dato relativo al credito.
Secondo Banca d’Italia, il credito per l’acquisto di immobili in agricoltura è aumentato del 16% nel 2019, riportando i valori complessivi (550 milioni di euro) a livelli comparabili con quelli di inizio decennio, ma ancora ridotti rispetto a quanto si riscontrava nel decennio scorso, quando l’accesso al credito aveva raggiunto valori superiori ai 700 milioni di euro all’anno. E malgrado ci siano maggiori risorse finanziarie a disposizione, minor costo del denaro e sofferenze creditizie, secondo l’Osservatorio sul credito della Rete rurale nazionale, gli operatori del settore si lamentano per la richiesta eccessiva di garanzie fideiussorie, per il costo ancora relativamente elevato del finanziamento e per i lunghi tempi dell’istruttoria.
Intanto, però, come detto, dall'indagine del Crea, se pur con dati riferiti al 2019, emerge una sostanziale stabilità sui valori dei terreni nelle più importanti denominazioni del vino italiano (rispetto alle rilevazioni sul 2018). Dati che, va sottolineato, hanno un puro valore indicativo e statistico (e che risultano più bassi in molti casi di quelli raccolti da WineNews tra addetti ai lavori e aziende), poiché in fase di trattativa reale le quotazioni possono cambiare anche di molto, e a fare la differenza, oltre al pregio e al successo della denominazione, sono tanti fattori: dall’esposizione all’altitudine, dallo stato di salute dei vigneti all’essere confinanti o meno con quelli del potenziale acquirente e cosi via, solo per fare alcuni esempi.
In ogni caso, stando alle rilevazioni del Crea, i vigneti più quotati restano quelli del Barolo Docg, con una forbice, secondo il Crea, che può andare da 200.000 euro a 1,5 milioni di euro, davanti a quelli del Brunello di Montalcino, che oscillano tra i 250.000 ed i 700.000 euro per ettaro. Valori molto elevati anche in Adige, dove i vigneti nella zona del Lago di Caldaro, nella Valle Isarco e nella bassa Val Venosta vanno dai 440.000 ai 690.000 euro ad ettaro, mentre i vigneti a nord di Trento vedono prezzi tra i 220.000 ed i 400.000 euro ad ettaro. Quotazioni sostenute anche quelle dei vigneti del Prosecco Docg, sulle Colline patrimonio Unesco di Conegliano e Valdobbiadene, tra i 350.000 ed i 500.000 euro ad ettaro, mentre quelli sulle vicine colline di Asolo vanno dai 250.000 ai 380.000 euro ad ettaro.
Tornando in Toscana, secondo i dati del Crea, a Bolgheri un ettaro di vigneto della Doc viaggia tra i 200.000 ed i 400.000 euro ad ettaro, mentre nel Chianti Classico si va da 90.000 a 150.000 euro ad ettaro in provincia di Siena, e da 110.000 a 160.000 in provincia in Firenze. Interessanti anche le quotazioni dei vigneti del Friuli-Venezia Giulia: nei Colli Orientali si va da 40.000 a 90.000 euro ad ettaro, nel Collio si parte da 45.000 e si arriva a 120.000. In Umbria, per i vigneti di Montefalco si va da 35.000 a 45.000 euro, mentre nelle Marche, nella zona di Matelica le quotazioni oscillano tra 25.000 e 45.000 euro, e nel Lazio i più preziosi sono quelli dei Castelli Romani, tra gli 80.000 ed i 100.000 euro ad ettaro. Scendendo più a Sud, i vigneti a denominazione in Abruzzo oscillano tra i 22.000 ed i 60.000 euro, mentre in Irpinia, in Campania, si va dai 25.000 ai 60.000 euro ad ettaro, e in Basilicata, nel Vulture, o prezzi sono nella forbice tra i 22.000 ed i 40.000 euro ad ettaro. In Sicilia la denominazione più quotata, neanche a dirlo, è l’Etna, dove i vigneti spuntano quotazioni tra i 37.000 ed i 75.000 euro ad ettaro. I vigneti più abbordabili d’Italia? In Sardegna, ed in particolare nell’Ogliastra, dove un ettaro nella zona del Cannonau oscilla tra 11.000 e 15.000 euro.
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