Arriverà presto il disciplinare per il miele d’agrumi italiano, primo passo per ottenere l’Igp (Indicazione Geografica Protetta). Questo marchio consentirà di valorizzare e tutelare il miele d’agrumi delle diverse regioni del nostro Paese: Sicilia, ma anche Calabria, Campania, Basilicata, Lazio e Sardegna. La tavola rotonda su “Il percorso per giungere ad un Igp del miele d’agrumi italiano”, tenuta a Zafferana Etnea, una delle capitali del dolce prodotto, è stata uno dei momenti più importanti del Congresso dell’apicoltura professionale italiana, con gli importanti contributi scientifici dei professori Santi Longo e Longhitano dell’Università di Catania e di Anna Gloria Sabatini dell’Istituto Nazionale Apicoltura. Nell’incontro è stata analizzata l’esperienza del Consorzio di apicoltori Conapi: il Conapi ha infatti effettuato un esperimento di identificazione territoriale del miele d’agrumi, per dare vita ad una sorta di “carta d’identità” del miele e garantire la trasparenza per il consumatore attraverso informazioni per l’identificazione del prodotto. Lo scopo è di passare dalla trasparenza alla tracciabilità. Francesco Panella, presidente dell'Unione Nazionale Apicoltori, spiega: «In questo momento è importante ricordare la nostra battaglia presso l’Unione Europea per il riconoscimento del Miele Vergine Integrale italiano come STG (Specialità Tradizionale Garantita), che consentirebbe una riconoscibilità del nostro miele rispetto a produzioni di minor qualità provenienti da Paesi extracomunitari. Il riconoscimento della STG si riferisce a precise modalità di lavorazione, conservazione e commercializzazione, da applicare a tutti i mieli italiani. Riconosciuta questa fondamentale priorità, ben venga l’ulteriore richiesta per l’Indicazione Geografica Protetta, ovvero la garanzia sull’origine geografica e botanica del prodotto». Giuseppe Castiglione, Assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia, ha concluso i lavori di Zafferana Etnea con l’impegno di verificare le condizioni per il varo di questa nuova IGP, definendo «le sue dimensioni qualitative e le sue potenzialità economiche tali da consentire una positiva affermazione sul mercato».
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