Delicato, vellutato, dalle proprietà antinfiammatorie per la gola, disintossicante e “made in Torino”: è il miele di acacia, il miglior miele d’Italia vincitore del concorso nazionale “Roberto Franci” promosso dalla “Settimana del Miele”, di scena da oggi a Montalcino (da oggi al 9 settembre). La più prestigiosa kermesse italiana dedicata al miele che, ogni anno, negli Stati generali dell’apicoltura, incorona il miglior miele italiano, quest’anno ha puntato i riflettori su un vellutato e delicato miele di acacia prodotto a Torino dall’apicoltore Alfredo Masonero che, con 99,80 punti domina la classifica dei 122 mieli arrivati a Montalcino da ogni angolo del Belpaese. Un numero decisamente inferiore alla media di mieli che ogni anno arrivano a Montalcino per partecipare al concorso, una flessione (solo nel 2011 erano stati 250 i mieli italiani presentati) dovuta al crollo della produzione di miele. Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, il raccolto di miele, ha infatti segnato una diminuzione del 65% sul 2011, dovuta, soprattutto, alle avverse condizioni meteorologiche, che hanno visto una primavera piovosa e un’estate torrida e siccitosa.
A Montalcino, nella tre giorni tutta dedicata al miele, gli amanti del dolce nettare potranno scoprire e imparare a degustare i mieli pregiati e particolari, guidati da esperti assaggiatori e sperimentare insoliti abbinamenti tra mieli rari e formaggi tipici delle varie zone d’Italia. Melata, agrumi e millefiori, i mieli per tutti i palati, quelli che si caratterizzano per le loro spiaccate note fruttate, delicate e soprattutto floreali, ma alla “Settimana del Miele” di Montalcino si potranno imparare a conoscere anche i “mieli per intenditori” ovvero quelli particolari, dai profumi forti e dai sapori amari come quelli di castagno. Varietà note e diffuse, ma soprattutto “made in Italy” perché il suggerimento che arriva dagli Stati generali dell’apicoltura di Montalcino è: “meglio un classico millefiori italiano piuttosto che un qualunque miele di indubbia provenienza estera”. E allora occhio all’etichetta da controllare bene, infatti, per legge, è obbligatorio indicare la provenienza del miele.
“Quest’anno i consumatori avranno forse una minore scelta a disposizione perché - spiega Hubert Ciacci, presidente della “Settimana del Miele” - alcune varietà sono state prodotte in quantità ridotte, ma non dimentichiamo che l’Italia è il Paese che vanta il maggior numero di mieli uniflorali al mondo, grazie ad un ricco patrimonio di biodiversità. Ecco perché i consumatori possono e devono consumare miele nazionale, magari provando tipologie diverse da quelle utilizzate abitualmente”. Un mondo fatto di mille colori e profumi quello del miele che a Montalcino unisce le tante diversità in un vero e proprio viaggio-gourmet.
Focus - Ecco il podio dei migliori mieli d’Italia
1. Acacia, Apicoltura di Alfredo Masonero - Torino (99,80 punti);
2. Millefiori di Auro Avatroni - Roma (99,21 punti);
3. Millefiori di Stefano Borgo Montenero - Latina (98,93).
Naturale, sano e genuino, “etico” e low cost, perfetto per grandi e bambini, il miele ha un popolo di honey lovers variegato e senza età
Naturale per eccellenza ed eco-compatibile, perché, da sempre, deve tutte le sue caratteristiche alla natura (le piante e le api) senza manipolazione alcuna da parte dell’uomo, profondamente legato al suo territorio, sano e genuino, ricco di nutrienti preziosi, ready to eat ed ideale per un consumo veloce, ma anche “etico” e low cost, perfetto per grandi e bambini, amanti del wellness, di prodotti bio e naturali, per quei consumatori che legano sempre più la qualità alla responsabilità sociale: ecco il miele, tra i pochissimi prodotti, forse, a vantare un popolo di honey lovers così variegato e senza età. Forte anche dell’incredibile varietà di tipologie, alcune più famose, altre vere e proprie rarità, che è in grado di offrire soddisfando ogni palato, dall’acacia, la più amata dagli italiani, al millefiori, dall’allegro miele di girasole al delicato rododendro, dal dolcissimo miele di sulla a quello di nespolo del Giappone, dal miele di spiaggia passando per corbezzolo e trifoglio, rododendro e barena, borragine o mandorlo.
Non tutti sanno che l’Italia è il Paese che vanta il maggior numero di mieli uniflorali al mondo, grazie ad un ricco patrimonio di biodiversità, all’enorme varietà geografica e climatica. E che quello del miele, è un settore che conta 75.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari, ed un giro di affari stimato in 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso dalle api - “sentinelle” e “termometro” del benessere dell’ambiente per eccellenza - ai prodotti di punta dell’agricoltura, valutato intorno ai 3 miliardi di euro. Ma che ora, proprio come gli altri prodotti più famosi ed amati del Belpase, dal vino all’olio, dalle castagne a funghi e tartufi, sta attraversando un difficile momento per il crollo della produzione nel 2012: -65% sul 2011, a causa delle avverse condizioni metereologiche di quest’anno, caratterizzato da una primavera piovosa e da un’estate torrida e siccitosa. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, se già la primavera non era andata bene, a causa delle piogge, anche i mieli estivi, sui quali gli apicoltori avevano puntato tutte le loro speranze, registrano un bilancio decisamente negativo. A questo si aggiungono le malattie che stanno devastando due delle principali varietà floreali bottinate dalle api in estate, il castagno e l’eucalipto, attaccati da parassiti che li stanno lentamente distruggendo.
E pensare che, dopo la tragica moria di api conseguente all’utilizzo dei neonicotinoidi, insetticidi usati in agricoltura per la concia del mais (il picco nel 2007, quando solo in Italia si persero in pochi mesi oltre 200.000 alveari), il cui uso è stato ripetutamente sospeso dal Ministero della Salute - l’ultima proroga è di soli 7 mesi dal 30 giugno 2012, e la vicenda, che si trascina da anni a suon di studi e continui rinvii, non sembra conoscere la parola fine nonostante da sempre gli apicoltori italiani dell’Unaapi guidati da Francesco Panella ne chiedano lo stop definitivo - il settore dell’apicoltura italiana appariva in ripresa, con un’ottima performance produttiva nel 2011. Ora, con il rischio dell’aumento di import di miele, soprattutto cinese, di scarsissima qualità, l’appello degli apicoltori italiani è di “acquistare e consumare miele made in Italy”, sottolinea Hubert Ciacci, presidente della “Settimana del Miele”, uno dei più importanti appuntamenti del settore (Montalcino, da oggi al 9 settembre). Un appello a cui, come già successo in passato, con un significativo incremento dei consumi, solidali con le api, gli amanti del nettare degli dei, c’è da scommetterci, risponderanno numerosi.
2012, pessima annata per il miele: giù anche per l’Osservatorio Nazionale Miele
Il 2012 sarà una pessima annata per l’apicoltura. A conferma dei dati diffusi dalla “Settimana del Miele” di Montalcino, anche la nota dell’Osservatorio Nazionale Miele, che anticipa alcune informazioni presenti nel “Report 2012” sulle “prime valutazioni sull’andamento produttivo e di mercato”, che verrà presentato ufficialmente il 16 settembre. In base a quanto evidenzia l’Osservatorio, nell’anno in corso la produzione è stata scarsa in tutta la penisola: al Nord per quanto riguarda il raccolto di acacia, al Sud e nelle Isole per quanto riguarda i mieli tradizionalmente vocati, come l’agrumi e l’eucalipto.
Lo stato di salute generalmente buono per le api faceva ben sperare, ma a ciò non è corrisposto un altrettanto buono stato del clima: il maltempo, di diversa natura, ha minato la produzione di miele per gran parte della stagione primaverile e in qualche zona il raccolto è stato molto scarso o, addirittura, nullo. Inoltre, viene sottolineato, il raccolto dell’acacia è stato negativo ovunque, con qualche differenziazione, a causa di temperature rigide nel mese di maggio, durante il periodo di fioritura, attestandosi in una forbice media da 7 a 15 kg/alveare. Quanto al miele di agrumi, la situazione non è stata molto migliore. La produzione dei mieli estivi, sui quali si puntava per riequilibrare, in parte, la stagione, è stata praticamente azzerata, determinando, in diverse zone, uno stato di fame delle api che ha costretto gli apicoltori ad alimentarle.
Pertanto, aggiunge l’Osservatorio, nel 2012 si salvano solo alcuni tipi di miele, come castagno, sulla e tiglio, ma la loro produzione non basta certo a riequilibrare una stagione che l’apicoltura ricorderà come una pessima annata. Con l’approssimazione dovuta, in questa fase si può stimare un calo della produzione di almeno il 30%. In questa situazione l’Osservatorio rileva già le prime transazioni di mercato: data la scarsa produzione, i prezzi all’ingrosso dei mieli stanno salendo, in alcuni casi a cifre record.
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