Nonostante il via libera ufficiale del 18 maggio, tanti ristoranti, osterie e trattorie in Italia hanno deciso di non aprire, non ancora. E chi ha aperto, non naviga certo in acque facili: la mancanza di clienti, peggiorata dalla mancanza di presenze turistiche internazionali, mettono in difficoltà moltissimi locali, e con essi tante piccole e grandi cantine, per cui il canale dell’horeca resta fondamentale per le vendite. Ed è un problema non certo solo Made in Italy: i cugini francesi sono nella stessa situazione, e anche lì il mondo del vino e quello della ristorazione non stanno vivendo settimane d’oro.
Come si legge su Vitisphere, uno dei media del mondo del vino di Francia, infatti, i viticoltori sono in difficoltà anche Oltralpe, a causa della chiusura forzata di bar e ristoranti, e chiedono a gran voce al Governo la riduzione dell’Iva per le bevande alcoliche vendute in Chr (Cafés, Hotel, Restaurants), l’italiana horeca, appunto.
E, forse, i produttori vitivinicoli francesi dovranno anche attendere di più dei colleghi italiani per una vera ripartenza: la Francia, ancora divisa in zone verdi e zone rosse, vedrà riaprire i locali, nelle zone a minor rischio, dal 2 di giugno, e non prima di fine di giugno nelle zone a rischio maggiore. A questo proposito, poi, è lo chef Alain Fontaine, presidente dell’Association Française des Maîtres Restaurateurs, che, ancora al sito Vitisphere, chiarisce che “i produttori di vino devono rendersi conto che consumeremo prima le nostre scorte. Che non sono state toccate dal 15 marzo. I locali in riapertura vivranno per un mese, un mese e mezzo con le proprie scorte. Non dovranno aspettarsi ordini di vini dai ristoratori prima del 15 luglio. Ma magari ci saranno alcuni ristoranti che risponderanno alla loro chiamata prima”.
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