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FINE WINE

Il Monfortino al top della nuova classificazione dei Grand Cru d’Italia by Gelardini & Romani

Raimondo Romani: “L’Italia è dove speravamo che arrivasse tanti anni fa. Il futuro è dell’Etna, a breve termine occhio al Brunello”

Per raccontare l’evoluzione del vino italiano sul ricco - e difficile - mercato dei fine wine, bisogna fare un passo indietro, a quando cioè il mondo delle aste e del collezionismo era appannaggio pressoché esclusivo delle griffe di Bordeaux e, ancora limitatamente, di Borgogna. Fino a qualche anno fa, rare erano le etichette del Belpaese scambiate, e sporadici i risultati degni di nota, ma via via che è cresciuta la consapevolezza di collezionisti ed investitori, sono cresciute, di pari passo, anche la curiosità e la necessità di scoprire nuovi territori e nuove griffe su cui puntare. Prima è stata la volta dei Super Tuscan e di Bolgheri - Masseto e Sassicaia, Solaia e Tignanello - quindi, negli ultimi due anni, delle Langhe. Un boom certificato dal Liv-ex, ma tratteggiato, ben 12 anni fa, dagli outlook che emergevano dalla prima Classificazione dei Grand Cru d’Italia di Gelardini & Romani Wine Auction, punto di riferimento e faro per il mercato secondario dei fine wine italiani ad Hong Kong, oggi più che mai hub del collezionismo enoico internazionale.
Una classificazione che mette in fila le etichette più preziose d’Italia sul mercato secondario dei vini da collezione, e che, a tre anni dall’ultimo upgrade, è stata rimodulata, con una nuova fascia dedicata all’unico vino capace di superare a valore i 600 euro a bottiglia: il Monfortino.
“Quando abbiamo fatto la prima classificazione, pensata 12 anni fa, speravamo che il vino italiano arrivasse a questo punto”, racconta a WineNews Raimondo Romani, alla guida della casa d’aste insieme a Flaviano Gelardini, che ha già messo in calendario la prossima vendita all’incanto, in programma il 21 marzo.
“Di fatto, oggi i fine wine italiani sono nel portafoglio dei collezionisti di tutto il mondo, e anche se non vantiamo la quantità della Francia, in termini di valori e di popolarità abbiamo ormai un ruolo centrale. Con il nostro top, il Monfortino di Giacomo Conterno, che registra un significativo incremento del +41% sul 2018 (quando aveva registrato un +55% sul 2011). Una case history curiosa, perché pensiamo che stia facendo da moltiplicatore la mancanza di una distribuzione strutturata in Asia, divenuta destinazione finale di buona parte della produzione grazie alla dilagante “Monfortino mania”, paragonabile alla “DRC mania”. Non essendoci allocazioni e importatori in Asia, il Monfortino deve fare tanti passaggi di mano prima di arrivare al cliente finale, incrementando il valore ad ogni passaggio. Un po’ quello che successe con Masseto 2001, ma, nel caso del Monfortino, è difficile dire se sia o meno una strategia di Roberto Conterno, di certo sta pagando”.
Anche perché, riprende Raimondo Romani, “il mercato asiatico vuole solo il meglio, e Hong Kong, per una questione geopolitica, che vede ancora le frontiere della Cina ermeticamente chiuse, è l’unica camera di decantazione tra Occidente e Pechino, senza dazi sul vino, e con una cultura enoica eccezionale. È destinata a confermarsi per i prossimi 20 anni come Paese dai consumi di altissimo profilo, e dalla grande competenza. Si spiega così l’exploit del Piemonte, che adesso difficilmente potrà continuare sugli stessi ritmi.
In ottica futura, ci attendiamo un consolidamento delle posizioni attuali per i Super Tuscan (Masseto, Sassicaia,  Solaia e Ornellaia, che ha registrato il maggiore incremento del quartetto con un +17% sul 2018), ma anche una maggiore possibilità di crescita, nel prossimo biennio, per i Sangiovese simbolo della Toscana, come il Brunello di Biondi Santi, ma anche Montevertine e Monsanto, con Monfortino che potrebbe continuare a correre, così come le Riserve dei Produttori del Barbaresco, ancora ampiamente sotto stimate rispetto alle altre icone territoriali del Piemonte, che invece hanno già capitalizzato molto negli ultimi anni. Nel lungo termine - continua Romani - gli unici vini che potranno offrire rendimenti a due zeri saranno i vini dell’Etna, per i quali già da 4 anni abbiamo strutturato il paniere “Etna Allocation Library”,
con il duplice scopo di sostenere le aziende etnee, per lo più di piccole dimensioni, a crearsi uno storico, e allo stesso tempo offrire ad appassionati e collezionisti uno strumento di investimento semplice, tangibile ed affidabile”.
Tornando alla Classificazione dei Grand Cru d’Italia 2021, che certifica una crescita dei prezzi di aggiudicazione, tra il 2018 e il 2020 del +33%, nella seconda fascia, quella tra i 500 ed i 600 euro, rientrano Masseto (+9%), Brunello Riserva Biondi Santi (+44%) e Brunello Riserva Soldera (+29%). In terza fascia, dedicata alle etichette tra i 400 e i 500 euro, le Riserve di Bruno Giacosa (Barbaresco e Barolo) assieme al Barolo Monprivato di Giuseppe Mascarello, che registra il maggior incremento dell’intera Classificazione, sul 2018, con un +159% che ben descrive il trend positivo che ha trainato la straordinaria crescita del Piemonte. E poi a seguire le fasce 300/400 euro, dove dieci anni fa trovavamo Masseto, Monfortino e Brunello Riserva Biondi Santi, 200/300 euro e 100/200 euro, dove ci sono tre Brunelli di Montalcino: Biondi Santi annata, Poggio di Sotto e Cerretalto di Casanova di Neri. Sparisce, rispetto al 2018, la fascia minore 50/100 euro, di cui facevano parte Tignanello, Le Pergole Torte e il Chianti Riserva “Il Poggio” di Monsanto, che dal 2018 al 2020 sono cresciuti, rispettivamente, del 39%, 29% e 53%. Infine, per la prima volta rientrano nella classificazione due vini bianchi: il Trebbiano di Valentini (+45% sul 2018) ed il Gaia e Rey, che consente a Gaja di essere l’unica azienda a piazzare ben tre etichette in classificazione.

Focus - Classificazione Grand Cru d’Italia by Gelardini & Romani Wine Auction 2021
I - Monfortino
II - Masseto
II - Brunello Riserva Biondi Santi
II - Brunello Riserva Soldera
III - Barolo Riserva Le Rocche del Falletto
III - Barolo Monprivato Mascarello
III - Barbaresco Riserva Giacosa
IV - Barolo Bartolo Mascarello
IV - Amarone Quintarelli
IV - Redigaffi
IV - Amarome dal Forno
V - Montepulciano d’Abruzzo Valentini
V - Barolo Riserva Granbussia A.Conterno
V - Barolo Giuseppe Rinaldi
V - Barbaresco Gaja
V - Sassicaia
V - Barolo Cascina Francia G.Conterno
V - Sperss
V - Le Pergole Torte
VI - Solaia
VI - Gaia e Rey Gaja
VI - Messorio
VI - Brunello Cerretalto Casanova di Neri
VI - Ornellaia
VI - Brunello Poggio di Sotto
VI - Trebbiano Valentini
VI - Brunello Biondi Santi (annata)
VI - Chianti Riserva Il Poggio Castello di Monsanto
VI - Tignanello
VI - Turriga

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