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TECNOLOGIA

Il Parlamento Ue al voto sui trattamenti aerei con i droni: un’occasione persa per la viticoltura?

In Italia non sono permessi, in Francia è iniziata la sperimentazione, e le prospettive sono ottime. Ma la Commissione Ambiente fa le barricate
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Stop all’irrorazione aerea dall'Unione Europea?

Avanzamento tecnologico e legislazione non vanno quasi mai di pari passo. Di solito, e con una certa lentezza, è il legislatore a dover rincorrere l’innovazione per stare al passo con la modernità. Capita però, neanche troppo di rado, che le nuove norme siano ancora più stringenti delle precedenti, rendendo inutilizzabili le innovazioni. È il caso dell’uso dei droni per i trattamenti aerei tra i vigneti, pratica che in Italia è vietata, mentre in Paesi come Giappone e Stati Uniti si sta rivelando estremamente efficace, perché in grado di ridurre l’utilizzo dei prodotti fitosanitari ed abbatterne la dispersione. Se da noi l’utilizzo dei droni è equiparato a quello degli elicotteri (nonostante le evidenti ed abissali differenze) la situazione in Francia è diversa, e l’uso per l’irrorazione aerea di prodotti contro la peronospora o l’oidio, grazie a delle esenzioni prefettizie o ministeriali, è già iniziato, ed anzi qualche mese fa il Senato ha votato a favore dell’avvio di nuovi esperimenti sui trattamenti fitosanitari tramite i droni su appezzamenti in forte pendenza, o nell’agricoltura di precisione.

Come sottolinea uno studio di “Agricola 2000”, leader nella sperimentazione di nuovi prodotti e tecniche per l’agricoltura, in un prossimo futuro, la distribuzione dei fitofarmaci potrebbe essere eseguita impiegando dei droni sui quali è montato un sistema d’irrorazione, associato ad algoritmi per il riconoscimento delle infestanti e/o dei patogeni. Questi sistemi, infatti, consentono di eseguire trattamenti localizzati e di distribuire in maniera più uniforme il prodotto, grazie alla forza generata verso il basso dai rotori: si stima che la quantità di agrofarmaco potrebbe essere ridotta fino al 30%. Possibilità che rischiano di essere azzerate tra poche settimane, perché il 23 novembre la Commissione Ambiente (Envi) del Parlamento Europeo è chiamata ad esprimersi sul divieto o meno di poter utilizzare l’irrorazione aerea nei Paesi Ue: le probabilità che vinca la linea del “no” è alta, e l’agricoltura, e ovviamente la viticoltura, del Vecchio Continente rischierebbe così di venire privata di uno strumento estremamente utile, specie in annate come quella che abbiamo appena vissuto, con settimane di pioggia che hanno impedito a migliaia di produttori di entrare in vigna e trattare tempestivamente, un ostacolo aggirabile utilizzando i droni.

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