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PREZZI & CIBO

Il pesce non mancherà sulle tavole delle feste, ma agli italiani costerà di più

Cia-Agricoltori Italiani: consumo stabile e 1,1 miliardi di spesa, prezzi in aumento del 10% nei principali mercati ittici rispetto ad un anno fa
BMTI, CIA AGRICOLTORI ITALIANI, MERCATI, NASELLO, PESCE, SALMONE, TONNA, VONGOLE, Italia
Le vongole sono un “must” per i menù delle feste

Smaltita, ritardatari esclusi, la corsa ai regali da mettere sotto l’albero, l’attenzione degli italiani in queste ore è tutta per cenoni e pranzi festivi, un’occasione speciale perché ci si ritrova con le persone più care e si ha voglia ovviamente di fare bella figura. Al netto dei gusti personali e delle singole tradizionali, ciò che non mancherà a tavola è sicuramente il pesce, un grande classico nei menù, Vigilia di Natale e Capodanno in testa, in un Paese che ne è tra i principali importatori al mondo (21 kg l’anno è il consumo medio per famiglia). La Cia-Agricoltori Italiani e PescAgri, la sua associazione di pescatori, stima un consumo stabile e 1,1 miliardi di spesa, malgrado i prezzi in aumento del 10% nei principali mercati ittici rispetto allo stesso periodo del 2022. L’associazione ha aggiunto che “la scelta di prodotto locale a “filiera corta” offre sempre garanzia di maggiore qualità, col rispetto di elevati standard di sicurezza e tutela ambientale”, ricordando che “i banchi delle pescherie tradizionali o dei supermercati devono sempre riportare in etichetta l’origine del pesce in vendita: se allevato in acquacoltura o catturato, oltre a zone di produzione e cattura”.
Non manca ovviamente la varietà, per 17 milioni di famiglie la scelta del menù di pesce sarà orientata alla tradizione. Capisaldi del consumo ittico durante le feste sono i molluschi e i crostacei, ad i primi appartengono i “tentacolati” e quindi polpo, seppia e calamaro. Se il primo si trova sui banchi tra i 25 e i 28 euro al chilo, quello d’import francese costa leggermente meno (intorno ai 18-20 euro). Le seppie oscillano tra i 15 ed i 20 euro al chilo, molto meno dei calamari locali che arrivano a 45 euro mentre quelli esteri, e di “minore qualità”, siamo sui 20 euro. E poi la vongola verace, altro “must”. Gli Agricoltori Italiani spiegano che “in seguito allo stato di emergenza dopo l’invasione del granchio blu, il prezzo resta invariato rispetto al 2022”, e quindi, elenca, si va dai 35-40 euro (sempre al chilo) per la tapes philippinarum dell’alto Adriatico (il paese di Goro ne è primo produttore Ue) fino alla scelta più economica dei lupini (dai 12 ai 15 euro) e fasolari (fino a 18 euro), per arrivare ai tartufi che si trovano a 30 euro circa. I mitili di allevamento italiano si aggirano sui 6 euro al chilo. Tornando alla vongola verace, la Borsa merci telematica italiana (Bmti) segnala invece che “il prezzo per questo prodotto nel mercato di Roma, si attesta sui 16 euro/kg, contro i 9,25 euro/kg del 2022, mettendo a segno un rialzo del 73%”.
Una segnalazione basata “sui dati rilevati nei mercati all’ingrosso della rete Italmercati che, in vista di Natale, fa il borsino della spesa ittica” L’aumento della richiesta, spiega Bmti, “ha portato anche altri prodotti a considerevoli variazioni nei listini, come il totano del Mediterraneo che ha visto un rialzo del 70% rispetto ad un mese fa e del 17% rispetto ad un anno fa. La ragione è causata da una notevole contrazione dello stock disponibile che perdura già da alcuni mesi. Immancabili sulle tavole degli italiani le mazzancolle, i gamberi rosa e le cannocchie, i cui prezzi, sempre per l’avvicinarsi delle festività sono considerevolmente aumentati rispetto agli scorsi mesi, sebbene vicini ai livelli dello scorso anno. E mentre resta stabile a 11 euro/kg il baccalà, altro protagonista di questo periodo, il polpo sale del 33% sul mese scorso”.
Capitolo crostacei. Gli scampi congelati hanno un prezzo che oscilla tra i 25 ed i 35 euro al chilo, quelli freschi locali costano il doppio. Le tante varietà di gamberi soddisfano le esigenze di tutte le tasche: dagli 80 euro al chilo del gambero rosso di Mazara, fino ai 35 euro per la seconda scelta dello stesso prodotto; le mazzancolle hanno un prezzo variabile tra i 25 ed i 30 euro, l’astice americana arriva ai 30 euro con l’omologa canadese di maggiore qualità che costa intorno ai 40-45 euro. La “regina” resta l’aragosta il cui prezzo oscilla invece tra i 120 ed i 150 euro al chilo. Tra i grandi classici c’è anche il tonno, ingrediente più utilizzato per i primi nella sera di Vigilia, sottolinea Cia-Agricoltori Italiani. Le conserve per la preparazione dei sughi hanno un prezzo molto variabile, dagli 8 euro ai 70 euro al chilo per il tonno rosso. Per chi lo voglia, invece, consumare fresco, la maggior parte del tonno in circolazione è l’albacore decongelato, importato dall’Oceano indo/pacifico, dai 25 ai 35 euro al chilo (da mangiare preferibilmente cotto). Come prelibatezza di alta gastronomia è disponibile anche il tonno rosso iberico (sui 75 euro) che può arrivare a cifre ancora più alte a seconda dei tagli. Fra i piccoli pelagici, le alici, invece, hanno un prezzo medio di 8,50 euro al chilo.
Il prezzo del salmone di allevamento si attesta, secondo Cia-Agricoltori, tra i 15 ed i 20 euro al chilo, mentre il misto di stagione per una buona frittura di paranza costa meno, si trova infatti sui banchi a 10-15 euro. Il capitone, consumato quasi esclusivamente nel periodo natalizio (proviene da Comacchio o da Lesina ed è l’esemplare femminile adulto dell’anguilla), arriva a costare 25 euro al chilo, prezzo invariato rispetto all’anno scorso.
Prezzi popolari per le spigole e le orate di importazione (Grecia e Turchia), fra i 10 e i 15 euro al chilo mentre per quelle nazionali siamo sui 20-25 euro. Pesci bianchi come il dentice costano circa 15-20 euro al chilo, la gallinella dai 20 euro a salire. Re del pesce bianco e magro, il nasello oscilla anche lui tra i 15-20 euro, mentre la rana pescatrice sta sui 20-25 euro, si sale con le sogliole (30 euro) e il pesce spada (30-35 euro). Pesce tipico che mette d’accordo sia le tavole del Sud che del Nord Italia è il tradizionale baccalà di provenienza nord europea. La differenza, specifica Cia-Agricoltori Italiani, è solo nella preparazione, al nord si fa “alla vicentina” (in vendita essiccato a 30 euro al chilo), mentre è più economico sotto sale (22 euro) per la frittura classica alla napoletana. Se parliamo invece di specie d’acqua dolce, la trota iridea si aggira intorno ai 10 euro.

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