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DATI

Il primo trimestre 2021 del commercio di vino globale lancia i primi segnali di recupero

Analisi Oemv: nel 2020 l’Italia limita i danni, il Portogallo cresce, tra gli importatori Usa e Uk non riescono nel colpo di reni del secondo semestre
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I numeri del commercio mondiale di vino dell’Oemv

Nel primo trimestre del 2021, il valore del commercio mondiale di vino continua a perdere terreno, ma a ritmi decisamente meno preoccupanti di quanto visto nel 2020, quando alla fine il bilancio fu di una perdita complessiva di 2 miliardi di euro lungo la catena del valore (-6,7%), precipitando dai 31,965 miliardi di euro del 2019 ai 29,814 miliardi di euro.
Dopo il crollo di gennaio, però, a marzo 2021 il mercato del vino globale torna a crescere, sia a valore, con il mercato potenziale che vale 29,943 miliardi di euro, che in volume, dove comunque il trend, sull’onda della premiumisation, è in calo già da qualche anno, a 103,7 milioni di ettolitri di total addressable market, sugli stessi livelli di fine 2020. Come racconta l’analisi dell’Oemv - Observatorio Español del Mercado del Vino, il risultato di queste due tendenze è che a soffrire, alla fine, è soprattutto il prezzo medio, che dopo aver raggiunto i 3,04 euro al litro a dicembre del 2019, oggi è sceso a 2,89 euro, praticamente sui livelli del 2018.

Non tutte le tipologie di vino, come abbiamo sottolineato altre volte, hanno pagato lo stesso conto al crollo del 2020: se gli spumanti hanno perso il 15,3% a valore, il 5,1% a volume ed il 10,8% in termini di prezzo medio, l’imbottigliato fermo ha limitato le perdite in -5,7% a valore, -1,5% a volume e -4,2% nel prezzo medio, mentre il bag-in-box è addirittura cresciuto: +7,7% a valore e +11,7% a volume, perdendo il -3,6% nel prezzo medio. Anche analizzando l’andamento dei singoli Paesi esportatori emergono differenze importanti: se la Francia ha perso a valore più del 10%, ma a volume poco più della metà, l’Italia è riuscita a limitare le perdite e garantirsi lo stesso prezzo medio del 2019, mentre la Spagna, caso unico, ha visto addirittura un leggero incremento del prezzo medio del vino esportato in giro per il mondo. Australia, Stati Uniti e Sudafrica hanno visto crescere i volumi, ma calare, in maniera simile, i valori, mentre Nuova Zelanda e Portogallo hanno vistom una crescita su entrambi i fronti. Fa storia a sé l’Argentina: la crescita delle vendite, a volume, nel 2020, è stata di poco inferiore al 30%, che a fronte di un leggero calo dei valori si traduce in un crollo del prezzo medio superiore al 25%.

Altro aspetto interessante - limitatamente all’imbottigliato - è la capacità di limitare i danni dei diversi Paesi produttori durante il periodo più difficile della pandemia (marzo-giugno 2020), unito alla portata della ripresa nel periodo luglio-dicembre 2020. L’Italia ha limitato le perdite in un -3,4%, segnando una crescita del +2,4% nella seconda metà dell’anno. La Francia, che, invece, ha perso il 13,3% nei mesi del lockdown, ha recuperato appena lo 0,1%. La Spagna ha vissuto un’evoluzione molto simile a quella dell’Italia: -2,8% nei mesi del lockdown, +1,3% nel secondo semestre del 2020. Più ampia la forbice del Cile (-8,4% e +3,5%), meno, ma in territorio negativo, quella dell’Australia (-8,8% e -4,5%), gigantesca quella del Sudafrica (-30,4%, a causa del ban totale alla vendita di alcolici durante il lockdown, e +12,2%), mentre il Portogallo è cresciuto sempre, ma a velocità diverse: +3,4% nei mesi di chiusura, +13,2% nel secondo semestre 2020.

Ovviamente, una tendenza speculare si registra anche nei principali mercati di sbocco del commercio mondiale di vino. Le importazioni Usa, nel 2020, hanno perso più del 10% (-23,5% nei mesi del lockdown e -15,4% nel secondo semestre 2020). In territorio negativo anche la Gran Bretagna, che perde il 15,4% nel periodo marzo-giugno, ma solo lo 0,1% nei sei mesi successivi. La Germania, dopo il -8,5% dei mesi del lockdown, cresce appena dello 0,1% nel secondo semestre 2020, chiudendo quindi in territorio negativo. Meglio il Canada, che, nel periodo di chiusura, ha perso appena l’1,1%, e in quello successivo qualcosa in più, il 2,9%. Tracollo della Cina, che, dopo il -36,2% delle importazioni di vino di marzo-giugno, perde un’ulteriore 22,1% nei sei mesi successivi. Alla fine, in territorio positivo in entrambe le fasi del 2020 ci sono solo Paesi Bassi (+4,6% e +14%) e Svezia (+6,6% e +7,4%).

 

 

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