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IL PRINCIPE CARLO D’INGHILTERRA INNAMORATO DEL CULATELLO AFFIDA I SUOI MAIALI A MASSIMO SPIGAROLI, ALLEVATORE E SALUMIERE ITALIANO, E PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL CULATELLO DI ZIBELLO ...

Il principe Carlo di Inghilterra, innamorato del Culatello, affidò i suoi maiali ad un allevatore e salumiere italiano. Inizia così la storia vera che ha per protagonista Massimo Spigaroli, presidente del Consorzio del Culatello di Zibello e titolare dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense. “Siamo partiti dal culatello - spiega a WineNews - che ci sembrava uno dei prodotti più importanti della salumeria italiana, anche se non tutti se ne erano ancora accorti. Dopo di che ci abbiamo lavorato un po’ intorno, e abbiamo continuato a essere paladini della sua qualità, della sua territorialità e dei sui grandi sapori e profumi. E poi è andata avanti una ricerca sulle razze antiche del nostro territorio, e anche su tutta la lavorazione del maiale”.

Una ricerca che ha portato anche alla rivalutazione di un antico vitigno, il Fortana, e alla valorizzazione della vinificazione di questa uva, “ma la cosa che più ha destato interesse nel principe Carlo - continua Spigaroli - è stato l’assaggio di questo prodotto così importante e così esclusivo, il Culatello, in cui ha sentito dei sapori e dei profumi, completamente diversi da quella che era la sua conoscenza sui salumi”.

E così Carlo d’Inghilterra si è detto: “abbiamo anche noi razze antiche, in Italia le hanno rivalutate e stanno facendo dei salumi eccezionali, io invece, che sono depositario delle razze inglesi, le tengo solo in vita e non riesco a produrci nulla perché dicono che non sono predisposte. Vorrei incontrare chi ha fatto queste cose”.

“E cosi - continua Spigaroli nel suo racconto - sono stato invitato nella sua tenuta in Galles, dove abbiamo parlato, discusso con gli uomini della farm, e alla fine mi ha chiesto se potevo occuparmi di questo suo progetto e di andare a lavorare i suoi maiali lì. Ma io gli ho detto che gli artigiani hanno poca tecnologia al loro seguito, un cervello pieno di saperi, manualità, ma più che altro sfruttano il loro territorio, e che quindi non potevo andare. Lui è rimasto un po’ stupito all’inizio, poi mi ha chiesto come si poteva fare, e io gli ho detto che mi poteva mandare i maiali e io posso fare le prove a casa mia, dove ho i miei ambienti, dove conosco la mia situazione e il mio microclima e così abbiamo fatto, a novembre sono arrivati i primi maiali di razza Large Black e Tamworth e alla fine ho prodotto i primi salumi e già gliene ho spediti una parte ed è rimasto molto entusiasta, e nel prossimo anno e mezzo continuerò a mandargli gli altri man mano che saranno pronti”.

God save the Italians ...

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