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STORIA

Il rapporto magico tra i contadini e la vigna nei capitesta antropomorfi in Langa

Una storia antica, riscoperta negli anni Settanta tra i filari di Casa E. di Mirafiore, che oggi rivive nel vigneto e in un libro

La Langa, tra i tanti segreti che nasconde, svela un antico rapporto magico tra i contadini e il vigneto, raccontato dal ritrovamento di due pali di testa di filare antropomorfi, in pietra, enigma antropologico sciolto attraverso una lunga e originale ricerca, raccolta in un romanzo antropologico, “La Vigna Magica. Le Pietre antropomorfe ritornano a popolare la Langa”, curato da Piercarlo Grimaldi, antropologo culturale e già Rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Al centro, l’indagine condotta sugli ultimi due capitesta, ritrovati negli anni Settanta del Novecento, ciò che rimaneva di una erta vigna posta al confine tra la Langa astigiana e cuneese, in quella che oggi è conosciuta come la Vigna Magica di Casa E. di Mirafiore, la griffe del Barolo di Oscar Farinetti, fondata nel 1878 da Emanuele Alberto Guerrieri conte di Mirafiore, figlio del primo Re d’Italia.
Quella dei capitesta antropomorfi è la massima espressione, culturale e artistica, di una cultura contadina dalle profonde radici magico-religiose, che aveva scolpito nell’arenaria oltre venti coppie di pali da testa, erigendo un’acropoli sulle più remote colline selvagge, lontane da Dio e dai santi, dove non c’è attesa che l’arte popolare esprima una così alta vertigine di stupore e di fecondità della natura. Una memoria/monumento di pietra, un sommerso antropologico che aiuta a capire meglio la storia senza storia delle colline del Piemonte meridionale.

“Un generoso percorso di postmodernità diretto dall’antropologo Piercarlo Grimaldi che ha raccolto un pezzo importante di tradizione delle colline piemontesi e ha cercato sperimentalmente di coniugare la modernità con la tradizione e verificato sul terreno come il magismo contadino possa essere ancora una risorsa per interpretare il mistero della natura, di come una zolla di terra possa generare un vino che appartiene al magico ordine delle creature totemiche”, scrive Oscar Farinetti nell’introduzione a “La Vigna Magica. Le Pietre antropomorfe ritornano a popolare la Langa”.
A quarant’anni dal ritrovamento dell’ultima coppia di pali di pietra antropomorfi, maschio e femmina, il vigneto magico ritorna a nuova vita, a presidio di una pavesiana collina mammella della tenuta Casa E. di Mirafiore, a Serralunga d’Alba. Con dodici simbolici capitesta, realizzati da Nando Gallo, neo-picapere, che ha lavorato con antica creatività l’arenaria delle colline e che vogliono oggi essere partecipi, con la loro presenza magica, di una rinascita della coscienza ecologica della Langa. Un progetto di profonda umanità a partire dalla memoria identitaria del passato, dai saperi orali e gestuali che questa operazione di reinvenzione della tradizione intende rinnovare.

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