Non è certo il momento migliore per il mondo dei fine wine, che, con la ristorazione ed il turismo al palo, in Italia come nel resto del mondo occidentale, può contare solo su e-commerce e mercati asiatici. Un contesto difficile, in cui però le etichette del Belpaese fanno segnare un’altra settimana da record (17-23 aprile), in cui, come rivela il Liv-ex, la quota dei fine wine italiani scambiati sul mercato secondario, ha toccato il 27,7% (contro il 15,4% di marzo 2020), dietro solo a Bordeaux, al 52,7%, e di gran lunga davanti a Borgogna (7,4%), Champagne (4,2%), Rodano (2,6%) e Usa (2%). Buona parte del merito è da ascrivere all’ottima performance del Sangiovese 2015 di Soldera, uno dei vini simbolo di Montalcino e della Toscana enoica nel mondo, seconda etichetta più scambiata al mondo raggiungendo una quotazione di ben 4.400 sterline a cassa (dietro solo a Château Latour 2010, quotato 10.400 sterline a cassa), mentre l’Ornellaia 2017 si piazza al quinto posto, quotato 1.330 sterline a cassa. Dati, per quanto parziali e di breve periodo, che suggellano, comunque, quanto registrato nel primo trimestre 2020, chiuso con il Barolo Riserva Monfortino 2013 di Giacomo Conterno come vino più scambiato (e con il Tignanello 2016 al n. 4), l’Italy 100 come indice più performante del Liv-ex 1000 ed il Sassicaia 2009 come migliore investimento nel periodo.
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