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ESPERTI A CONFRONTO

Il turismo enogastronomico e la sfida dell’intelligenza artificiale: “un’ottima alleata”

I “Dialoghi” by Roberta Garibaldi: dal gemello virtuale che consiglia itinerari a quello che studia offerte personalizzate. Ma serve molta formazione
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Il turismo enogastronomico e la sfida dell’intelligenza artificiale (ph: Pexels)

L’intelligenza artificiale si sta rivelando un ottimo alleato dei produttori di vino soprattutto per quanto riguarda la parte più manuale della fase di produzione: quella della viticoltura. Come abbiamo raccontato su WineNews, infatti, l’Ia aiuta gli operatori nelle scelte delle zone dove piantare vigneti, nell’irrigazione e permette anche di fare una mappatura delle vigne con annessa analisi dei dati per verificarne lo stato di salute. Ma se l’intelligenza artificiale supporta i vigneti a livello tecnico come può collaborare con le cantine a livello turistico? È su questo che ha voluto indagare Roberta Garibaldi, presidente dell’Aite-Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, e autrice del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” 2024, nei “Dialoghi sul turismo enogastronomico”, un focus con Giulia Eremita, esperta di comunicazione e strategia digitale e professionisti sui nuovi strumenti a disposizione del settore e su come intelligenza artificiale può valorizzare l’offerta legata al food & wine.
“Il grande cambiamento per le aziende - spiega Federica Neri, AI Evangelist & Business Development di Triple7 - è capire che adesso il cliente non è più solo quello “locale”, ma è l’intero mondo: 8 miliardi di persone che possono fare esperienze meravigliose, ma che devono capire come farle. Vanno create le basi, serve analizzare i dati e una struttura per organizzarli”. Non solo, le imprese dovranno anche essere in grado di recepire le nuove tecnologie. Per Federica Neri serve quindi la formazione: “un’azienda agricola non si improvvisa certo azienda informatica: occorre qualcuno che aiuti le industrie ad assorbire la trasformazione digitale”. All’orizzonte infatti c’è un potenziale rischio: “in giro per il mondo ci sono tante società che fanno prodotti che vogliono copiare gli italiani, soprattutto per quanto riguarda il settore enogastronomico, e che magari avranno risultati migliori perché sono più preparate tecnologicamente. Questo non sarebbe giusto: è il prodotto quello che conta, la tecnologia è solo uno strumento”.
Una volta stabilite le regole di ingaggio tra azienda e intelligenza artificiale occorre capire in che maniera sfruttare la nuova tecnologia. A tal proposito, Febo Leondini, presidente dell’Associazione per la formazione nella distribuzione del Beverage e collaboratore di Memori Ai e Alma Pro, società attive nel settore dell’intelligenza artificiale, sposa il concetto di “esperienza” ridefinendolo: “nel turismo ormai il brand è la destinazione, non la città. Sempre più gente per esempio va a Parigi per andare a pranzo al Louis Vitton Cafè senza interessarsi alla Tour Eiffel. Noi abbiamo inventato un gemello virtuale che risponde alle richieste dell’utente e ti organizza itinerari, consiglia ristoranti, abbina i vini ai piatti oppure racconta la storia dei locali. Inoltre ha grande memoria e immagazzina tutte le informazioni che gli vengono fornite. Nel rispetto della privacy, capirà le passioni del visitatore e lo consiglierà in quel senso. Questo consente anche alle aziende successivamente di fare campagne mirate di marketing e offerte personalizzate”.
Filippo Galanti, cofondatore del portale di enoturismo Divinea, ha spiegato le funzionalità della “Wine Suite” da loro creata, ovvero una tecnologia Customer Relationship Management che consente di gestire tutte le interazioni dell’azienda con i clienti già acquisiti e potenziali: “garantisce produttività e permette di sapere l’andamento di enoturismo, e-commerce e impostare le varie strategie di marketing e comunicazione”. Torna centrale il tema dell’“esperienza” turistica: “oggi c’è una grande richiesta di esperienze personalizzate, quindi abbiamo creato dei piccoli form di risposte a domande e poi abbiamo creato un convertitore di trasduzione informatica che poi viene passato dall’intelligenza artificiale e in uscita propone un’esperienza personalizzata in funzione di quelle che sono le risposte dell’utente”.
È possibile integrare l’Ia con la robotica per risultati sempre più performanti. Le modalità le ha spiegate Francisco Javier Martin Romo, country manager per l’Europa meridionale di Keenon Robotics: “il principale motivo per un’azienda che fa hospitality e che adotta la robotica non è la riduzione dei costi, ma l’efficienza. Inoltre tante imprese non riescono a trovare personale, mentre per addestrare un robot basta una giornata. Chiaramente lo staff ha bisogno di tempo per prenderci confidenza e valorizzarlo al meglio, occorre qualche settimana”. Secondo Romo, sono tre le linee principali nelle quali utilizzare i robot: “Indoor delivery, pulizia e sta crescendo anche il trend delle consegne, anche in spazi pubblici visto che una macchina può percorrere anche 40-50 km al giorno. I costi vanno di pari passo con il grado di intelligenza, si va dai 9.900 euro ai 20.000, dipende anche dai costi aggiuntivi, manutenzione ed eventuali personalizzazioni. È come un’automobile: compri il pacchetto base, poi ci sono gli extra”.

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