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L’INIZIATIVA

Il valore della biodiversità nei mercati contadini del mondo dove i prodotti continuano a vivere

A Roma, l’Assemblea della World Farmers Markets Coalition. Coldiretti: per il 73% di italiani acquistare dall’agricoltore è la scelta migliore

Si possono definire come i salvatori della tradizione e dei sapori, prodotti che, se non ci fossero tutte quelle persone che con passione e buona volontà se ne prendono cura, rischierebbero di scomparire. Dall’aceto balsamico ricavato dalla linfa di banana al gin prodotto dalle alghe, dalle patate “tuorlo d’ovo” al sapone al latte di capra al rosmarino e menta piperita. Questi sono solo alcuni delle centinaia di prodotti provenienti da tutto il mondo salvati dall’estinzione grazie al lavoro di generazioni di contadini di tutti i continenti ed esposti, oggi, al mercato di Campagna Amica del Circo Massimo a Roma, in occasione dell’Assemblea della World Farmers Markets Coalition, l’associazione che riunisce i mercati contadini del pianeta. Presenti, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, al rientro dal vertice Nato di Washington, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri assieme al presidente Coldiretti, Ettore Prandini, ed al segretario generale Vincenzo Gesmundo, Richard McCarthy, presidente World Farmers Markets Coalition, e Carmelo Troccoli, direttore della Coalition e della Fondazione Campagna Amica.
L’aceto balsamico che arriva dal Vietnam è prodotto con linfa di banana Laba al 100%, fermentata in botti di rovere per 12 anni, per acquisire un caratteristico colore e sapore. L’alga Dulse cresce invece nella Baia di Fundy, in Canada, sede delle maree più alte del mondo, durante i mesi estivi e viene raccolta a mano durante la bassa marea, per essere essiccata, ma è utilizzata anche per produrre un gin tipico. La Kunzea è una pianta nativa australiana con note aromatiche sia di eucalipto che di agrumi. Viene abbinata al pomodoro per la preparazione di salse. Dalla Turchia arriva l’Adana topagi, una varietà di olive specifica della regione di Çukurova in Turchia ed in particolare lungo le fertili pianure tra le catene montuose del Tauro e del Nur: carnose e saporite, vengono consumate per lo più come olive da tavola, in insalata o soprattutto a colazione. La Raicilla messicana è una bevanda distillata di agave, proveniente da un tipo di pianta che sopravvive ancora in alcune zone rurali dello stato di Jalisco in Messico. Dalla Danimarca proviene la Aeggeblomme potato, la patata “tuorlo d’uovo”, dal gusto ricco e dal colore dorato, varietà storica quasi scomparsa. Ma ci sono anche la Mashua, un tubero dalle proprietà antitumorali che si coltiva nelle regioni andine come l’Ecuador, il sapone al latte di capra al rosmarino e menta piperita fatto da un allevatore di capre americano, le noci kenyote di Lamu, note per il loro valore nutrizionale, la segale coltivata in Ucraina al prezzo di mille difficoltà legate alla guerra e tante altre specialità.
Prodotti che i contadini vendono nei mercati locali del mondo e che hanno, sottolinea la Coldiretti, delle caratteristiche assolutamente preziose, sapientemente custodite contro l’omologazione e la banalizzazione alimentare. La possibilità di avere infatti uno sbocco di mercato consente agli agricoltori di continuare a coltivarli e quindi di salvarli dall’estinzione. La Fao, continua Coldiretti, ha denunciato la riduzione della diversità delle coltivazioni e l’aumento delle razze animali a rischio d’estinzione. Su 6.000 specie di piante coltivate per il cibo, meno di 200 contribuiscono significativamente alla produzione globale, con solo 9 che rappresentano il 66% della produzione totale.
Ma all’Assemblea della World Farmers Market Coalition i contadini hanno portato anche le loro storie di riscatto: è il caso di Maria Isabel Balbuena che a Santo Domingo ha organizzato una vera e propria filiera sociale del caffè coltivato e realizzato esclusivamente da donne nelle comunità di Polo, Los Cacaos, Hondo Valle ed Elías Piña, un’attività che ha liberato dalla miseria e dalla discriminazione le donne in campo. In Kenya, Naserian, agricoltore di Matasia e Kibiko, ha trasformato le attività agricole della sua famiglia in una fiorente attività diretta al consumatore. Nella fattoria si pratica l’agricoltura mista, c’è molta frutta e verdura di stagione e si trovano anche animali come polli, mucche, capre e pecore. Ma ci sono anche giovani che hanno riscoperto mestieri tradizionali come Rich Bewley, inglese, che lavora come mugnaio nel mulino Kornby Molle in Danimarca, a 35 km da Copenhagen, dove si coltivano e macinano grani antichi, come la varietà øland e la segale. Dopo aver trascorso 23 anni nel settore della vendita al dettaglio in Francia, Cina e Paesi del Golfo e cinque anni nel settore alimentare, Jean-Charles Khairallah ha decido di mettere le competenze al servizio del suo Paese d’origine, il Libano. Qui ha lanciato un progetto agricolo chiamato Terres Gourmandes, con 3.000 metri quadrati coltivati in permacultura per il Mercato Agricolo di Badaro.
“Opportunità rese possibili grazie anche all’esperienza italiana dei mercati contadini, con la rete di Campagna Amica che si propone oggi come modello a livello mondiale per aiutare le economie dei Paesi più poveri, a sviluppare filiere alimentari “dal basso” per difendere la democraticità del cibo e riappropriarsi dei processi decisionali a vantaggio della collettività” ha dichiarato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini. Mercati che sono una realtà ben conosciuta ed apprezzata in Italia considerato che quasi due italiani su tre (64%), infatti, fanno la spesa nei mercati contadini con un fenomeno che è entrato profondamente nelle abitudini di consumo dei cittadini che trovano negli acquisti diretti dall’agricoltore risposte al bisogno di genuinità, freschezza dei prodotti e garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare. A dirlo è un’analisi Coldiretti su dati Noto Sondaggi 2024 diffusa proprio in occasione dell’Assemblea. Il 73% degli intervistati ritiene che acquistare direttamente dall’agricoltore sia il modo migliore per avere la garanzia della sicurezza di quanto portano in tavola tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. Proprio la disponibilità di un mercato contadino di prossimità viene desiderata dall’86% degli italiani, il 93% nelle regioni del Centro. Grazie alla vendita diretta il consumatore può, spiega Coldiretti, scegliere in modo consapevole di premiare un certo tipo di visione socio-economica che punta sul sostegno delle aree agricole, a partire da quelle svantaggiate e, con esse, la conservazione del paesaggio e della biodiversità agricola e naturalistica. Una visione che aiuta il recupero della millenaria cultura contadina, ma spinge anche l’innovazione e la lotta al degrado di quartieri della città che i mercati contadini rivitalizzano, sviluppando attività “parallele” come orti urbani, gruppi di acquisto.
Un’opportunità sostenuta in Italia dalla presenza della rete dei mercati degli agricoltori di Campagna Amica con le sue 10.000 aziende ed i 1.200 mercati contadini per un valore pari a 4 miliardi di euro e 15 milioni di consumatori raggiunti. La regione con il maggior numero di farmers market è il Veneto, davanti a Piemonte, Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna, si tratta del circuito di vendita diretta dei prodotti agricoli più grande d’Europa, non a caso divenuto un modello a livello mondiale per lo sviluppo di filiere locali, capaci di strappare gli agricoltori dalla miseria e promuovere l’occupazione nei Paesi più poveri. Ma grazie ai mercati si tutela anche la biodiversità. Un esempio è il progetto promosso dalla World Farmers Markets Coalition Campagna Amica con il contributo della Regione Lazio e dell’Arsial (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio) con l’esposizione e la degustazione di prodotti di qualità e tradizionali dei territori laziali.

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