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VINO E NORMATIVE

“Imbottigliamento fuori zona, ok le precisazioni. Ma per i pegni non basta il registro telematico”

Le posizioni critiche Federdoc su alcuni provvedimenti per l’emergenza Covid, nelle parole, a WineNews, del presidente Riccardo Ricci Curbastro
DL SEMPLIFICAZIONI, FEDERDOC, IMBOTTIGLIAMENTO FUORI ZONA, PEGNO ROTATIVO, RICCARDO RICCI CURBASTRO, vino, Italia
Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc

Ha fatto discutere la norma inserita nel Dl Semplificazioni, in fase di conversione in legge al Senato della Repubblica, che autorizza l’imbottigliamento di vino Dop e Igp fuori dalla zona prevista dai disciplinari, qualora si verifichino situazioni di emergenza, certificati dall’intervento delle autorità competenti, a livello nazionale o locale. Una norma ritenuta inaccettabile e che legittima pratiche sleali faticosamente combattute secondo alcuni, come la Cia-Agricoltura Italiani, una norma di buon senso e che non sminuisce i livelli di tutela delle denominazioni poiché agisce solo in casi di riconosciuta emergenza, come sostengono tra gli altri Federvini e Icqrf. E come ha spiegato anche la Ministra Teresa Bellanova, in una intervista diretta a WineNews, ieri, sottolineando che non si tratta di un tana libera tutti, perchè le condizioni in cui si potrà farlo sono precise (“la dichiarazione di calamità naturali, ovvero di adozione di misure sanitarie o fitosanitarie, o altre cause di forza maggiore; l’impedimento temporaneo per gli operatori di rispettare il disciplinare di produzione”) e con la vigilanza del Ministero, e che arriverà anche una specifica circolare in materia a spiegarlo in maniera più approfondita. Una possibilità, quella dell’imbottigliamento fuori zona, che, in realtà, in qualche modo era già prevista dalla normativa europea già recepita nel Testo Unico del Vino.
Ne parliamo con Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc, che riunisce la quasi totalità del Consorzi del vino italiano:
come stanno realmente le cose e perchè il legislatore ha sentito la necessità di rimarcare ed esplicitare ulteriormente questo aspetto?
“Nel momento in cui si fa una norma per noi palesemente inutile, nel senso che tutto quanto era già previsto dalla normativa europea ed italiana vigente, e poi sente la necessità di fare una circolare di chiarimento sulle modalità, circolare che riprenderà le norme esistenti, e ringrazio comunque la Ministra Bellanova, direi che qualcuno ha esagerato nel normare, forse si è voluto fare di più di quanto fosse necessario, a nostro avviso tutto era già previsto nelle norme ed esistenti, e questo lo conferma anche la circolare del Ministero. È uno strumento utile solo se accettiamo il fatto che esistono delle norme generali, che prevedono delle deroghe in casi specifici, con delle regole che garantiscano la specificità. Ora che è chiaro che torniamo a quelle regole per noi l’incidente è chiuso. Nella versione licenziata nel Decreto Semplificazioni era una eccessiva semplificazione, e non utile oltretutto”.
Allargando di più lo sguardo, ad oggi per il settore vino come misure di emergenza specifiche ci sono solo i 50 milioni per la distillazione ed i 100 per la vendemmia verde. Misure che servono davvero, e che aiutano anche i vini di maggior qualità, o solo un palliativo soprattutto per i vini generici e di minor valore?
“Anche qui credo non sia utile far polemica. Abbiamo ringraziato la Ministra Bellanova per il suo intervento con queste misure che erano state chieste da tutta la filiera, e, quindi, anche con unanimità da parte del mondo del vino. La distillazione mi sembra più orientata ai vini generici, mi pare che le cifre in campo per la riduzione delle rese del 15%, e mi riferisco ai 100 milioni per la vendemmia verde, siano cifre decisamente più interessanti, considerando che molte denominazione hanno già deciso, nell’attesa del decreto, una riduzione autonoma delle rese, e quindi questo è un ristoro che molti produttori potranno avere rispetto a decisioni difficili ed economicamente dolorose che hanno già preso”.
La vendemmia incombe, tante misure prese da singoli Consorzi, con accordi di filiera per gestire le possibili eccedenze di uva, per esempio, ma non solo. Quali sono le misure che si possono suggerire e mettere ancora in campo, soprattutto se si pensa alla produzione a Denominazione che è quella in cui si concentra la maggior qualità ma anche il maggior valore della filiera del vino italiano?
“Ai Consorzi la legge affida le leve di gestione dell’offerta, per mantenere equilibrio tra quanto mercato assorbe e la denominazione produce per evitare eccedenze deleterie per la remuneratività sia di chi produce uva che di chi produce vino. È evidente che queste leve non sono sempre rapide. Un blocco degli impianti ha effetto più ritardato, per esempio, rispetto ad una riduzione delle rese. Che, però, colpisce indistintamente tutti i produttori. Io in generale sono favorevole ad iniziative come queste, aggiungo la riserva vendemmiale in denominazioni che hanno caratteristiche per cui il vino può essere utilizzato anche in annate successive. È chiaro che queste operazione sono da tarare rispetto al mercato, sono difficilissime da tarare quando siamo davanti ad eventi come questo legato al Covid 19, che sono inediti e rendono complicatissime previsioni sul futuro. Cosa ci si aspetta dal mercato nei prossimi mesi è una domanda alla quale nessuno di noi ha una risposta, sia per il Covid, sia per la questione accise e anche per le elezioni presidenziali in corso in Usa, la Brexit o meglio la Hard Brexit che mi sembra sia la direzione verso cui andremo, ci sono tanti elementi di preoccupazione che fanno si che queste leve siano ancora più difficili da usare.
Tra le altre cose, aggiungo che, negli Stati Generali dell’Economia del Governo, a Villa Pamphili, come Federdoc avevamo chiesto con forza una riduzione temporanea dell’Iva sulla ristorazione ed sui consumi alimentari, perchè c’è necessità di dare una spinta alla ripresa dei consumi, ma credo che purtroppo questo che non andrà in porto”.
Tra le misure più apprezzate fino ad oggi messe in campo dal Governo, però, per fare fronte alla crisi di liquidità portata dalla crisi della ristorazione e del freno delle esportazioni, c’è quella del pegno rotativo con il vino a denominazione a garanzia. Ma su alcuni aspetti la posizione di Federdoc è critica.
“Abbiamo delle preoccupazioni che abbiamo espresso in una lettera inviata oggi alla Ministra Bellanova. Si tratta di uno strumento fondamentale perchè finalmente si prende atto che alcuni vini a denominazione per la loro caratteristica di lunga maturazione e di invecchiamento si prestano ad essere non solo elemento di costo della produzione ma anche un pegno per garantire la gestione economica dell’impresa. È evidente che servono strumenti credibili. Siamo preoccupati, e lo abbiamo scritto, perchè il Ministero stesso ha detto che il Registro Telematico non è una garanzia certa della quantità di vino in gestione in ogni cantina.
Da un lato abbiamo apprezzato la modifica del Registro Telematico, nel quale attraverso specifiche funzionalità è possibile registrare, vincolare o svincolare un pegno consentendo alle banche di poter verificare tutte le operazioni fatte sul prodotto soggetto a vincolo; nel contempo, però, dobbiamo anche constatare - sottolinea Curbastro - che, nella stessa circolare, nella quale sono state introdotte queste modifiche, si sottolinea, in maniera inequivocabile, che “non è previsto alcun controllo di coerenza tra il prodotto presente nel registro pegni e il prodotto vitivinicolo (neanche sulla quantità), pertanto non viene garantita nessuna coerenza fra le operazioni di registro (ad esempio, travasi, trattamenti enologici, imbottigliamenti ...) e quanto riportato nei registri pegni”. Sulla base di questi presupposti, abbiamo il fondato timore che le banche non abbiano tutte le garanzie di cui hanno bisogno per concedere le erogazioni e che, pertanto, il provvedimento possa risultare inefficace. Tanto è vero che le prime operazioni fatti e pubblicizzate, in questi giorni (vedi l’operazione che coinvolge la cantina del Brunello di Montalcino Castiglion del Bosco, il Banco Popolare di Milano e Valoritalia, per esempio), sono assistite dalla garanzie degli enti di certificazione, che sono quelli che stanno dicendo alla banca cosa io ho esattamente in cantina da mettere a pegno” .

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