Il dibattito sul bilancio europeo - che mette sul piatto 1.100 miliardi di euro -, di scena al Consiglio Ue a Bruxelles, è in un momento di impasse, ed i 27 Stati membri prendono tempo per trovare una quadra che metta d’accordo tutti, visto che le posizioni, ad ora, sono decisamente lontane. Posizione critica anche quella italiana, che “ribadisce la propria indisponibilità ad affrontare un negoziato al ribasso, il Bilancio europeo deve fornire gli strumenti per realizzare gli obiettivi dell’Agenda strategica europea”, ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Premier che, in sede di trattative con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel (che nella notte ha portato avanti gli incontri bilaterali con i leader dei 27 Paesi Ue), ha tenuto una posizione molto chiara e ferma sulla politica agricola comune e sulla coesione. Ossia sui due punti che segnano un solco profondissimo tra “Paesi frugali” (Austria, Danimarca, Svezia e Olanda), che in un mini-vertice prima del Consiglio hanno ribadito la loro posizione, ovvero che il bilancio non vada oltre l’1% del Pil Ue, puntando a ridurre le risorse per le politiche tradizionali (agricoltura e coesione) a vantaggio di quelle che considerano le nuove priorità europee, e l’Italia e un gruppo di una quindicina di Paesi, tra cui Grecia, Portogallo, Cipro, Spagna e i baltici, che insistono preservare il livello attuale di fondi per l’Agricoltura e la Coesione, e si oppongono a preservare il “rebate” per i Paesi più ricchi. Anche la Francia difende i fondi all’agricoltura, mentre la Germania ufficialmente vuole un tetto al bilancio Ue pari al 1% del Pil, ma la cancelliera Angela Merkel è disponibile a andare oltre, a condizione di ridurre le spese per Agricoltura e Coesione e aumentare i finanziamenti per Green Deal, Ricerca e Difesa. Un impasse che porta con sé la netta presa di posizione delle istituzioni italiane, dalla Ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, che ha chiesto al Premier Giuseppe Conte di intervenire con decisione perché “i tagli alla Rubrica agricola vengano reintegrati, in modo da non danneggiare un settore di fondamentale importanza per l’economia nazionale”, rigettando la proposta presentata dal Presidente Michel dove “il capitolo agricolo subisce una decurtazione assolutamente non accettabile e non comprensibile”, soprattutto in relazione agli impegni aggiuntivi richiesti agli agricoltori con gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dalla proposta di riforma della Pac post 2020 e confermati con il Green Deal; a Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione agricoltura del Parlamento europeo, che pochi giorni fa aveva definito “ inaccettabile e offensivo nei confronti dei nostri agricoltori e dello stesso Parlamento europeo, la proposta di Bilancio Ue presentata dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel sul quadro finanziario per i prossimi sette anni, che sottrae globalmente 53,6 miliardi di euro ai fondi attuali della Pac”. Le trattative entrano - davvero - nel vivo, e a Bruxelles le associazioni agricole europee portano avanti la loro protesta per una riforma della Pac che, ricorda ancora De Castro, tagliando del 25% (-24,2 miliardi in 7 anni) i fondi europei per le aree rurali rispetto all’attuale sistema di finanziamento “probabilmente sta dimenticando che la sostenibilità ambientale non può esistere senza la sostenibilità sociale ed economica del settore”.
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