Con le mille preoccupazioni che arrivano dai mercati del mondo, tutti ancora più o meno fortemente rallentati dagli effetti delle pandemia, la gran parte dei produttori di vino d’Italia respira un po’ di ottimismo guardando alla vigna. E se è prematuro sbilanciarsi in previsioni quantitative e qualitative, come ricordato nei giorni scorsi dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, che presenterà le proprie previsioni dettagliate il 3 settembre al Ministero delle Politiche Agricole, insieme a Unione Italiana Vini (Uiv) e Ismea, i primi grappoli raccolti di varietà bianche e precoci in tanti territori del Belpaese, ed il monitoraggio dei vigneti da parte di aziende ed enologi, fa presagire, pur con la massima prudenza, una vendemmia senza troppi problemi, e con aspettative più che positive per il vino che verrà. Come raccontato, a WineNews, da alcuni dei più importanti consulenti enologi del Belpaese, da Carlo Ferrini a Giuseppe Caviola, da Riccardo Cotarella a Donato Lanati, che lavorano a fianco di molte delle più importanti cantine del Belpaese, dal Piemonte alla Sicilia.
“In Trentino la situazione è molto molto buona, la pioggia non è mancata - spiega Ferrini - mentre nelle Marche in Abruzzo c’è qualche problema di siccità ma la vendemmia è più tardiva e confidiamo in qualche pioggia nei prossimi giorni. Non ci sono particolari problemi in Sicilia, dove potrebbe essere una vendemmia molto positiva. In Toscana, invece, ci sono delle zone - continua Ferrini - che soffrono molto la mancanza di acqua: come la Maremma, alcune parti di Montalcino. Ma se piovesse in tempi brevi mi direi ottimista. Ma bisogna essere seri a non sbilanciarsi, perchè la vendemmia si decide nell’ultimo mese, e noi ci siamo dentro. Inoltre, è diventato anche impossibile fare analisi per macro-aree e macro-regioni: in una zona del Chianti Classico pochi giorni fa sono venuti giù 20 millimetri di acqua, in una zona che sarà stata un chilometro quadrato, una micro zona. Ormai, si ragiona in zone che sono più che micro, minuscole direi”.
Sentiment positivo, ad oggi, anche per Giuseppe Caviola: “in Piemonte le sensazioni sono ottime, siamo partiti con le prime basi spumante, in Alta Langa, con ottimi dati in termini di acidità e freschezza. Per ora la stagione è andata bene, con temporali e piogge nel momento giusto e che non hanno fatto danni, il che ci fa ben sperare anche per le varietà a bacca rossa, in primis Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. In Toscana la situazione è davvero a macchia di leopardo, ci sono zone molto interessanti, altre, come alcune vigne di Montalcino, che stanno soffrendo un po’ di stress per la mancanza di acqua, ma speriamo che arrivino un po’ di piogge. Anche nelle Marche del Verdicchio si procede bene, così come in Sardegna per il Vermentino. In Sicilia anche, al momento, le varietà autoctone e non solo, sono in una situazione di non stress, e rispetto al periodo abbiamo tutte le condizioni e tutti i parametri per pensare anche lì di fare un’ottima vendemmia. Al momento, insomma, c’è grande ottimismo”. Secondo Donato Lanati, ancora, “ci sono tante situazioni diverse. In Toscana, per esempio, siccità e caldo, e spero ne nascano dei grandi vini se il caldo non stresserà troppo le piante, e che gli acini rimangano piccoli. Perché per fare grandi vini, c’è bisogno di acini piccoli, e una bassa resa per ceppo, e quindi per ettaro. Difficile, però, fare un quadro di sintesi: in Alta Langa, in Franciacorta e così via si stanno raccogliendo tutte le basi spumante e le varietà precoci che sono leggermente in anticipo, ma l’ultimo mese è determinate, soprattutto per i grandi vini da invecchiamento. Con questi cambiamenti climatici, bisogna stare attenti a non portare l’uva in surmaturazione”.
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