Un’annata eccezionale. Si sbilanciano dalle parti della Champagne, dove il Comité parla della 2018 come di un millesimo “molto buono”, previsioni che poggiano sull’andamento climatico, perfetto, della primavera e dell’estate. Adesso, l’unica cosa che dovranno fare i vigneron, con l’aiuto di 120.000 vendemmiatori in arrivo da ogni angolo d’Europa, è trasformare al meglio ciò che di ottimo la natura offre, attraverso il proprio lavoro e le proprie scelte, a partire dalla raccolta, iniziata ieri tra i filari del Dipartimento di Aube, nella côte des Bar, con lo Chardonnay, il Meunier e qualche grappolo di Pinot Nero, come deciso dal calendario vendemmiale del Comité Champagne, che indica il 2 settembre come il giorno in cui partiranno gli ultimi comuni della Marne. “Una raccolta precoce, sulla falsa riga di quelle del 2003, 2007, 2011 e 2015”, come ha spiegato il vice presidente del Comité Champagne, Damien Champy. Analizzando l’andamento delle ultime 50 vendemmie, due sono i criteri che garantiscono un’annata di qualità: una ricchezza di zuccheri dei mosti vicina o superiore ai 10 gradi di alcol potenziale e delle uve perfettamente sane, mentre il livello di acidità dei mosti non permette di stabilire un giudizio sul potenziale dei futuri vini. Sotto questo aspetto, spiega ancora Champy, “a causa del caldo tutta l’acidità malica è stata “bruciata”, per cui non resta che l’acidità tartarica, con i livelli attuali di pH relativamente buoni: tra 2,8 e 2,9”.
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