Prodotto pregiato, simbolo della cucina francese, il foie gras è anche una delle produzioni più controverse della gastronomia d’Oltralpe, finito da anni nel mirino degli animalisti e dei Governi, a causa della crudeltà della pratica - diffusissima - dell’alimentazione forzata di oche ed anatre, che consiste in un tubo inserito nella gola dei volatili due o tre volte al giorno, nel corso di due settimane (per le anatre) e tre settimane (per le oche), al fine di pompare grandi quantità di cibo nel loro corpo, molto più di quanto ingerirebbero volontariamente, con lo scopo di indurre l’ipertrofia delle cellule grasse epatiche (steatosi epatica). A causa di questa degenerazione patologica, il fegato dell’animale può crescere fino a più di dieci volte la sua dimensione normale, facendo dell’alimentazione forzata una pratica dannosa per gli animali e incompatibile con qualsiasi standard di benessere animale, come dimostrano diversi studi scientifici indipendenti.
Il Regno Unito ha vietato l’alimentazione forzata già nel 2006, seguito l’anno successivo dall’Italia, dove dal 2015, quando la battaglia contro il foie gras era tornata al centro del dibattito pubblico, quasi tutte le catene di supermercati hanno deciso di toglierlo dagli scaffali (nel 2019 si trovava solo nei punti vendita di Iper la Grande I, ndr). Una guerra che, all’epoca, “rischiò” di far sparire il foie gras persino dal ristorante del Parlamento Ue, e che ha portato al divieto all’alimentazione forzata in ben 22 Stati membri dell’Unione Europea su 27. Proprio a Strasburgo, dopo anni di boicottaggi, divieti e campagne di sensibilizzazione, che la Francia prova a legittimare e riabilitare la produzione del foie gras, ancora oggi esportato in tutto il mondo. Inserendo, in un report preparato dal deputato francese Jérémy Decerle sul benessere degli animali negli allevamenti, che è stato approvato dalla Commissione Agricoltura (Agri) del Parlamento europeo, un passaggio - al punto 31 - destinato a creare divisioni: “la produzione di foie gras, si basa su procedure di allevamento che rispettano i criteri di benessere degli animali, (..) dove l’ingrasso (...) rispetta i parametri biologici dell’animale”.
Il voto è in agenda per lunedì 14 febbraio, in prima fila contro il documento di Decerle si è subito schierata “Animal Equality Italia”, associazione che si batte per la tutela degli animali, ma il tema è polarizzante, specie in un momento storico in cui gli allevamenti intensivi e le pratiche crudeli finiscono puntualmente all’indice. Va in questo senso, in Italia, la tutela degli animali in Costituzione, all’articolo 41: “La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Nella stessa Francia, in realtà, sono sempre di più le voci critiche che si alzano contro il foie gras, a partire da quella del sindaco di Lione, il verde Grégory Doucet, seguito dai colleghi di Strasburgo e Grenoble, che hanno escluso il foie gras dai buffet ufficiali organizzati dalle autorità locali. Riconosciuto patrimonio culturale e gastronomico protetto in Francia dal 2006, il foie gras ha invece dalla sua parte 14 associazioni che rappresentano decine di migliaia di chef e cuochi, e 9 francesi su 10 continuano a mangiarlo. Dall’altra parte dell’Oceano, lo Stato di New York lo ha messo al bando dall’inizio del 2022, ma è dalla Gran Bretagna che arrivano le proteste più vibranti, culminate in una lettera firmata da alcune star della tv, a partire da Ricky Gervais, attore comico reso celebre in tutto il mondo dalla serie Netflix “After Life”, pubblicata dal Mirror e indirizzata al Ministro dell’Ambiente George Eustice, per chiedere di vietare l’importazione di foie gras dalla Francia, da dove, ogni anno, arrivano 200 tonnellate di fegato grasso d’oca.
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