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LA CRISI DEL CIBO

Inflazione, guerra, divario sociale. I problemi dell’alimentazione per Confagricoltura e Coldiretti

Le due organizzazioni di categoria sono intervenute al Meeting di Rimini 2022. Preoccupano i rincari previsti ad ottobre
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Terreni coltivati nella foto di Carlo Verso via Unsplash

Il ruolo e le potenzialità dell’agricoltura come strumenti efficaci per ridurre il divario tra i Paesi che di cibo ne hanno in abbondanza e quelli che soffrono la crisi alimentare ma anche una riflessione sul ruolo del settore per il rilancio economico del Belpaese: sono gli argomenti centrali discussi al Meeting di Rimini, nel convegno “Favorire la crescita e sostenere i più deboli”. Sul palco della città romagnola è intervenuto anche il presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti che ha tratteggiato uno scenario non privo di complicazioni: “nell’attuale situazione di instabilità abbiamo due certezze: l’aumento della popolazione e del Pil mondiale a fronte della diminuzione della superficie agricola e della necessità di tutelare le risorse naturali. Una sfida da affrontare immediatamente dando risposte efficaci, anche alla luce degli shock esterni prodotti da pandemia, guerra e cambiamenti climatici”. Per Giansanti “l’agricoltura è strategica non solo per i singoli Paesi, ma per il mondo intero. I cittadini stanno pagando un prezzo elevato degli alimenti e allo stesso tempo parte della popolazione mondiale non ha accesso al cibo. Nei mesi scorsi, il price food index della Fao ha toccato il picco di 160 mai raggiunto prima, né durante la pandemia (98) e neanche durante la crisi finanziaria globale del 2008 (117)”.
Gli strumenti per scongiurare un mondo a due velocità per il leader di Confagricoltura sono “investimenti infrastrutturali, condivisione delle conoscenze e sviluppo delle aree rurali. Per questo serve una strategia globale di politica agricola, ma anche della nutrizione, dell’alimentazione e dell’energia. Nel mondo 870 milioni di persone soffrono la fame ma aumenta il numero delle persone sovrappeso nei Paesi sviluppati (1,7 miliardi) e lo spreco alimentare, pari a 74 chili di cibo pro-capite”. Giansanti ha ricordato che dei 570 milioni di agricoltori attivi nel mondo soltanto l’1% è strutturato in forma di impresa e produce il 70% del cibo per il mercato. Per il presidente Confagricoltura “l’agricoltura deve essere protagonista nei percorsi di transizione energetica, ambientale. L’aumento dei prezzi del cibo è infatti strettamente legato a quello dei costi energetici. Il settore primario può dare un ulteriore contributo in questo ambito, ma deve essere messo nelle condizioni di farlo. Non solo con le risorse del Pnrr, ma anche con una reale semplificazione delle procedure burocratiche”. Infine un messaggio per la politica: “è arrivato il momento delle scelte e il prossimo governo - ha concluso Giansanti - dovrà realizzare gli obiettivi strategici del Paese. Avremo un ottobre molto difficile: l’instabilità dei mercati continuerà a spingere la crescita dei prezzi, e dunque le famiglie, a rivedere la loro politica di acquisto dei generi alimentari. Già oggi un sondaggio di Agronetwork e Format Research descrive così la propensione agli acquisti: 13% non sa se cambierà; il 27% sceglierà giorno per giorno; il 28% spenderà la stessa cifra ma con minor potere d’acquisto; il restante 31% sa che spenderà di più. Non c’è più tempo da perdere”.
Una preoccupazione, quella dell’arrivo della stagione autunnale e dei rincari ad essa collegati, nota anche alla Coldiretti, che ha parlato di un rischio alimentare per oltre 2,6 milioni di persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare. E che potrebbero aumentare a causa dell’inflazione spinta dal carrello della spesa per i costi energetici e alimentari. Una previsione che emerge da una analisi Coldiretti, presente nel report “L’autunno caldo degli italiani a tavola fra corsa prezzi e nuovi poveri”, diffuso proprio oggi al Meeting di Rimini, a cui ha partecipato il presidente Ettore Prandini, che ha aperto il primo Salone dei tesori agroalimentari a rischio. Con l’aumento dei prezzi cresce anche il numero di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri ed ai pacchi alimentari che hanno aiutato 538.423 bambini (fino ai 15 anni), 299.890 anziani, 81.963 senza fissa dimora (età minima 65 anni), 31.846 disabili (analisi Coldiretti su dati del Fondo per l’Aiuto Europeo agli Indigenti - Fead). Il balzo dell’inflazione spinto dalle quotazioni record del gas, ha precisato la Coldiretti, costerà alle famiglie italiane 564 euro in più solo per la tavola nel 2022, a causa del mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina e del taglio dei raccolti per la siccità che aumenta la dipendenza dall’estero e alimenta i rincari. Si spenderà di più per pane, pasta e riso, con un esborso aggiuntivo annuale di quasi 115 euro ma anche per carne e salumi che costeranno 98 euro in più rispetto al 2021 e le verdure (+81 euro). Seguono latte, formaggi e uova con +71 euro e il pesce con +49 euro, davanti a frutta e oli, burro e grassi.
Secondo Coldiretti l’esplosione del costo dell’energia ha un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui la siccità ha devastato i raccolti con perdite stimate a 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nelle campagne e dove più di una azienda agricola su dieci (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e oltre un terzo del totale nazionale delle imprese agricole (34%) lavora in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. Un aumento dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Senza dimenticare il vetro che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. A spingere i rincari e l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero, nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29%).
L’Italia produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Una situazione determinata, si legge nella nota stampa Coldiretti, soprattutto dai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati. Coldiretti ha parlato anche “della minaccia della speculazione mondiale sul cibo con l’avanzata delle multinazionali degli alimenti sintetici”. Per il futuro “abbiamo presentato a tutte le forze politiche un piano in cinque punti per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, investire per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo”, ha affermato Prandini che ha sottolineato l’importanza di “non perdere 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni ma anche la necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr”.
Secondo Coldiretti, oltre alla scelta strategica di istituire il Ministero dell’Agroalimentare è necessario affermare in Europa un netto no al cibo sintetico, al Nutriscore e all’accordo Mercosur “che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee. Mentre è fondamentale dire un forte sì all’origine in etichetta per tutti gli alimenti, alla ricerca su nbt in campo aperto, alla sostenibilità con bioeconomia circolare, biocarburanti, biogas e digestato”. Per Prandini “serve accelerare anche sul bando del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di 20.000 stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese” ma anche “il bando sulla logistica è fondamentale per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi europei, Spagna in testa”. E, per difendere la capacità produttiva agricola nazionale, “oltre ad un decreto legge urgentissimo - conclude Prandini - per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992 per fermare l’invasione di e fauna selvatica e cinghiali che devastano i campi a fronte dei cambiamenti climatici è una priorità per il Paese costruire una rete di invasi per catturare l’acqua quando cade e distribuirla quando non c’è”.

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