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Inghilterra, con la riapertura di pub e ristoranti torna a respirare anche il vino italiano

Ripresa lenta, ma buoni segnale per le griffe del Belpaese: Tenuta San Guido, Gaja e Antinori su tutte, le più presenti nelle wine list di Londra

Nei primi giorni di riapertura di pub e ristoranti (che hanno ripreso a lavorare dal 4 luglio, ndr), in Inghilterra solo un terzo dei clienti vi aveva fatto ritorno. Di questi, più della metà dei clienti (54%) è tornata al pub, il 46% al ristorante ed il 26% al bar. Del resto, nella prima settimana, come raccontano i numeri dell’istituto di analisi Mibd, solo il 12% dei ristoranti aveva ripreso a lavorare, contro il 42% di pub e gastropub. Sono i primi passi di un ritorno alla normalità, atteso da tutti, dai ristoratori ai produttori di vino del Belpaese, che in Inghilterra hanno un mercato fondamentale, e nella ristorazione un canale formidabile, specie per le griffe più importanti. A dimostrarlo, le carte dei vini dei ristoranti di Londra, dove le etichette di Tenuta San Guido, casa del Sassicaia, sono le più presenti, addirittura nel 22% delle wine list, davanti a Vega Sicilia (16%), Chateau Margaux (16%), Chateau Lynch-Bages (15%) e ad un’altra griffe simbolo dell’Italia enoica, Gaja (16%), in una top 15 in cui trovano spazio anche Ornellaia e Antinori (nel 13% delle wine list).
Diverso il peso specifico dei diversi territori del vino, con la Rioja padrona assoluta delle carte dei vini, presente nel 64% dei ristoranti inglesi. Sul podio, quindi, l’argentina Mendoza (53%) e la neozelandese East Coast (45%), a pari merito con la prima denominazione del Belpaese, Barolo. Bisogna poi scendere fino alla posizione n. 7, dopo Chateneuf-du-Pape e Haut-Medoc, dove troviamo il Brunello di Montalcino, nel 36% delle wine list dei ristoranti londinesi, poco più del Chianti Classico (35%). Alla posizione n. 12, infine, il Montepulciano d’Abruzzo, nel 32% delle carte dei vini dei locali della Capitale inglese.

Tornando alle tendenze della ristorazione inglese, ad avere più voglia di normalità, tra quel 35% di inglesi che nella prima settimana di riapertura si è avventurata a cenare fuori casa, sono i giovani: il 46% di chi ha tra i 18 ed i 24 anni ed il 55% di chi ne ha tra i 25 ed i 34 ha scelto pub e ristoranti a “ritmi” pre-Covid, con una media di 2,5 visite in una settimana. Qualcosa, comunque, è decisamente cambiato nelle abitudini degli inglesi, almeno per ora: il 69% dei clienti, infatti, sceglie locali a non più di 20 minuti di strada da casa, il che avvantaggia molto i centri città ed i paesi. Di certo, nelle prossime settimane qualcosa cambierà, in meglio, perché la fiducia tornerà a crescere, come abbiamo visto in Italia, e perché prenderà il via l’iniziativa messa in campo dal Governo “eat out to help out”, con sconti del 50% su pasti e analcolici consumati in pub, ristoranti e locali inglesi, dal lunedì al mercoledì. Un bel segnale per un settore che, a leggere i numeri di Uk Hospitality, è la terza industria del Paese, con 3,2 milioni di lavoratori, e 130 miliardi di sterline di turnover nel 2018.

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