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“Innfares”: il Sannio sfida il cambiamento climatico e studia una Falanghina resiliente

Il progetto del Consorzio del Sannio e delle grandi cooperative (da La Guardiense a Solopaca) per salvaguardare il cuore vinicolo del territorio
CONSORZIO DEL SANNIO, FALANGHINA, INNFARES, LA GUARDIENSE, RESILIENZA, SANNIO, Italia
I filari di Falanghina del Sannio. La Guardiense

È stata la parola più usata, e spesso abusata, del 2021: resilienza, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. O, di un vitigno, di adattarsi al mutare delle condizioni ambientali e climatiche. Essenzialmente, ciò che la vite fa da sempre, prima ancora della sua domesticazione, tanto da sapersi adattare ad una infinità di microclimi, dando, con varietà diverse, risultati straordinari. La sfida di oggi, però, è decisamente più ardua, perché il cambiamento climatico stravolge le carte in tavola in maniera repentina, e la vite ha bisogno di un aiuto esterno, che la ricerca e la tecnologia possono garantirgli, ampliando il concetto di resilienza all’interazione tra vitigno, territorio e uomo. Nasce da questi presupposti il progetto “Innfares”, che al centro mette la crescita della resilienza rispetto ai cambiamenti climatici della Falanghina del Sannio, che con 2.300 ettari è il cuore dell’economia vinicola del territorio. Il progetto, biennale, coinvolge il Consorzio dei Vini del Sannio, le grandi cooperative (La Guardiense, Solopaca e Vitivinicoltori del Taburno) e l’Università di Napoli Federico II, e vuole “salvaguardare la qualità dei vini e definire nuovi contenuti comunicativi efficaci per la loro valorizzazione”, come ha spiegato il presidente del Consorzio dei Vini del Sannio Libero Rillo.

Sono sei le fasi attraverso cui si sviluppa il progetto “Innfares”: realizzazione e gestione della rete di aree viticole omogenee di riferimento (i “laboratori verdi” della Falanghina del Sannio Dop), monitoraggio e gestione adattiva delle informazioni sul patrimonio viticolo, creazione di un sistema organizzativo a supporto delle decisioni delle imprese, misurazione della sostenibilità ambientale ed economica e della disponibilità a pagare per la Falanghina resiliente. Prima, però, ci sarà bisogno di trasferire quel know-how - fatto di dati fisiografici, pedologici e climatici in vista dell’anagrafe dei terroir del Sannio, raccolti nell’ultimo anno - ai viticoltori. “Ogni vigneto oggetto di studio è stato identificato con un codice univoco che dovrà raccontare tutta la sua storia: microclima, morfologia, suolo, sistema gestionale”, sottolinea Giuseppe Marotta, professore di Economia ed Estimo Rurale all’Università degli Studi del Sannio e responsabile del progetto.

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