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VINO E IMPRESA

Investire sul futuro e sul potenziale del territorio: la nuova cantina di Re Manfredi, nel Vulture

La nuova cantina della tenuta del Gruppo Italiano Vini - Giv (investimento sui 5 milioni di euro), con il supporto della Regione Basilicata

Uno scrigno che custodisce la storia, ma anche un opificio che guarda al futuro e alla sperimentazione, in uno dei territori più storici del vino italiano, come il Vulture. È la nuova cantina della tenuta Re Manfredi (un investimento sui 5 milioni di euro, da quanto apprende WineNews, ndr), cantina in Basilicata del Gruppo Italiano Vini - Giv, colosso del vino italiano (con 15 cantine tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata e Sicilia), che “ha sempre creduto nelle potenzialità del territorio del Vulture e in quelle di tutta la Basilicata, una Regione di antiche tradizioni oggi vocata anche alla moderna ospitalità”.
Come testimonia la fondazione della cantina, già nel 1998, e l’importante investimento nella nuova struttura d’avanguardia deciso nel 2020, e battezzato ufficialmente nei giorni scorsi,
alla presenza dei vertici della Regione Basilicata, che ha supportato il progetto, come il presidente Vito Bardi e l’Assessore all’Agricoltura, Alessandro Galella, oltre a Marianna Iovanni, sindaca di Venosa, cittadina famosa per aver dato i natali al poeta latino Orazio, e dove si trova la Tenuta Re Manfredi è uno dei nomi più significativi del territorio del Vulture. “Dopo gli importanti lavori di scavo, è stata costruita ex-novo una struttura unica nel territorio - spiega il Gruppo Italiano Vini/Giv - che ha una linea di pigiatura con selezione delle uve, nuove presse e vinificatori in legno e acciaio e dei piccoli contenitori che permettono la vinificazione separata delle uve provenienti da vigneti diversi in modo da conservarne le peculiarità.
Oggi la struttura vanta anche un caveau dove trovano posto 1.600 bottiglie di annate storiche, a far data dal 1998. La nuova barricaia interrata a 7 metri di profondità ospita 200 barrique per l’affinamento dell’aglianico oltre a contenitori alternativi quali anfore, clayver e contenitori oeufs de Beaune utilizzati per testare tecniche di vinificazione diverse. La cantina è anche dotata di un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione di energia solare sostenibile”. I vigneti di proprietà della tenuta si trovano ad una altitudine fra i 420 ai 600 metri sul livello del mare e si estendono per 100 ettari ai piedi del vulcano dormiente che domina l’altopiano con i suoi 1.300 metri di altezza. La lava e la cenere del vulcano Vulture si sono mischiate con il suolo ricco di argilla, calcio, azoto e tufo contribuendo a creare un terroir unico nel suo genere e nel panorama vitivinicolo del Mediterraneo. Il vitigno principe della Basilicata è l’Aglianico che Re Manfredi interpreta in tre versioni: il Taglio del Tralcio, il Re Manfredi e il superiore Vigneto Serpara, un cru prodotto da uve coltivate nel comune di Maschito in un vigneto di soli 6 ettari. Tre grandi vini che soddisfano un consumatore curioso e raffinato alla ricerca di vini particolari. Ma Re Manfredi produce, con successo, anche un vino bianco da vitigni inusuali per il Vulture tra i quali Traminer e Müller Thurgau che il microclima peculiare della zona consente di coltivare con grande soddisfazione.
L’opera della nuova cantina, spiega ancora il Gruppo Italiano Vini - Giv (che, con 466 milioni di euro di fatturato, è al top nel panorama italiano, contribuendo in maniera dei terminante ai 698,5 milioni di euro della controllante Cantine Riunite e Civ, come riportato qui), è stata realizzata grazie al contributo della Regione Basilicata, che ha creduto fermamente nel progetto affinché l’Aglianico possa raggiungere orizzonti sempre più ampi e affermarsi ai vertici dei vini di pregio internazionali.

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