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Italia Oggi

Vino, un patto? Sì, però ... Divisione e polverizzazione frenano un'intesa. Il settore riflette sulle proposte avanzate da Gianni Zonin per superare la crisi. Il settore riflette sulle proposte avanzate da Gianni Zonin per superare la crisi ... Non è caduta nel vuoto la proposta rilanciata in questi giorni, anche dalle colonne di ItaliaOggi, da Gianni Zonin, il più grande produttore privato di vino in Italia. Una proposta volta ad avviare una profonda riflessione sull'intera filiera del vino e a tentare di uscire dalla crisi che pesa sul settore. In sintesi, Zonin propone un patto sociale tra governo, associazioni e consumatori per ridurre i costi dell'intera filiera, ridurre il peso fiscale e sostenere il consumo anche con campagne di marketing. Una proposta che finora non ha sortito reazioni. Per questo, ItaliaOggi ha «girato» questa proposta ad alcuni dei principali soggetti del mondo del vino nazionale. Articolati i giudizi, anche se l'idea di un tavolo di concertazione non dispiace ai più, almeno sulla carta. Più perplessità trova invece la proposta di ridurre l'Iva sul vino dal 20 al 10%, un calo che si ridurrebbe al massimo in 2 euro a bottiglia di medio prezzo (entro i 10 euro) al produttore, con ricadute poco sensibili alla commercailizzazione (ristoranti, enoteche, grande distribuzione). Ezio Rivella, enologo e imprenditore, vede positivamente, in linea di principio, il patto sociale, ma, in concreto, avanza dubbi sulla sua realizzazione. «La situazione va analizzata per quella che è: il mondo del vino è molto complesso, troppo polverizzato e troppo vecchio. L'attuale crisi toglierà dalla scena in pochi anni molti piccoli e piccolissimi produttori senza strategie. Quello che serve oggi è un piano strategico generale con supporto ai mercati». «La crisi è della filiera», aggiunge Aldo Caprai, nume tutelare del Sagrantino di Montefalco, ma non solo. «Troppe parcellizzazioni, di territori e di interessi. Così divisi non si va lontano. Un patto sociale? Ben venga, basta che però non se ne affidi la gestione a strutture come l'Enoteca d'Italia. Quanto alla riduzione dell'Iva, non influirebbe più di tanto sul prezzo finale». Per l'enologo Carlo Ferrini «un piano sociale è auspicabile, ma difficile da realizzare. L'Iva al 10%? Dubito che se ne faccia qualcosa. Tutti gli altri comparti agricoli verrebbero dietro. Tuttavia Zonin ha ragione, quando chiede unità d'intenti in un momento di forte crisi, anche se la realtà che vedo è di forti divisioni». «La radiografia fatta da Gianni Zonin è giusta», dice dal canto suo Francesca Planeta, responsabile commerciale e marketing dell'omonima azienda siciliana. «La crisi è pesante e non da oggi; una concertazione andrebbe fatta lungo tutta la filiera, a prescindere dall'azione del governo. Alla fine, credo che usciranno pressoché indenni quei produttori che avranno saputo produrre bene e investire molto in operazioni di marketing e di distribuzione. Per gli altri vedo un incerto futuro». Per Renzo Cotarella, enologo delle cantine Antinori, «la proposta di Zonin merita un approfondimento. Mi va bene un'Iva ridotta, perché contribuirebbe ad abbassare i costi, ma dubito che sposterebbe di molto i consumi finali. Il discorso è però complesso. L'offerta mondiale di vino è superiore alla domanda. In un libero mercato l'unica strada è quella della competizione e della qualità dell'intero processo produttivo. Un patto sociale può essere positivo se da un lato si ha consapevolezza della diversità, ma dall'altro si abbandonano gli interessi di bottega per creare un'unica strategia di marketing per il vino italiano. In ogni caso, la crisi ha segnato la fine di 6 o 7 anni di eccessiva euforia. Ora occorre ricominciare da capo, ma consapevoli che per altri 4-5 anni il settore non fornirà più i numeri del passato». (arretrato di "Italia Oggi" del 7 settembre 2005)

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