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Italia Oggi

S. Felice, là dove il Chianti suona… Un costante e significativo investimento per i prossimi 3 anni. È questo l'impegno economico pianificato da San Felice agricola, realtà enologica tutta toscana, che fa parte del gruppo assicurativo Ras. Un impegno che punterà, come ormai da molti anni, sul rinnovo degli impianti e sulla ricerca varietale e clonale. San Felice, collabora da quasi 20 con l'università di Firenze e con altri istituti per la catalogazione e la valorizzazione dei vitigni autoctoni. Si è partiti con un primo censimento, che ha individuato 270 vitigni, solo 30 dei quali hanno dato buone prospettive di sviluppo. Un'ulteriore selezione ha individuato tre varietà in grado di affrontare la produzione su ampia scala. Tra queste ha primeggiato il Pugnitello, vitigno dalle grandi potenzialità, garantiscono a San Felice. Tanto che, dal 2006, il Pugnitello in purezza andrà per la prima volta sul mercato.
Questo sforzo, sottolinea l'amministratore delegato di San Felice agricola, Giovanni Battista Gorio, è frutto di una saggia rivalutazione di prodotti autoctoni, che si affianchino al classico Sangiovese e agli internazionali Merlot e Cabernet.
San Felice agricola, di proprietà Ras dal 1978, si articola su tre tenute, per un totale di 210 ettari vitati: San Felice a Castelnuovo Berardenga (Siena), Campogiovanni (Montalcino) e Perolla (Maremma). Nel 2004 ha prodotto un milione di bottiglie con un fatturato di 6,8 milioni di euro. Il «cuore» della produzione resta e resterà, sottolinea ancora Gorio, il Chianti classico, che da solo ha rappresentato, nel 2004, il 58% della produzione aziendale, il 3% di quella della docg e l'8% di quella Riserva.
Oltre che alla ricerca e all'innovazione, San Felice guarda anche con attenzione ai mercati; un'attenzione ancor più accentuata, se si pensa che il 39% della produzione finisce oltre frontiera. Primo mercato di riferimento restano gli Stati Uniti (42%), seguiti da Unione europea (40%) e resto d'Europa (13%). Nel medio periodo, sottolinea ancora l'amministratore delegato, un grande sforzo sarà fatto sul mercato russo (dove San Felice è presente da molti anni) e su quelli emergenti di Cina e India.
Quanto al mercato interno, San Felice agricola continua a privilegiare il canale dell'hotellerie e della ristorazione. Una politica che non sarà abbandonata, proprio per dare maggiore risalto qualitativo sia ai Chianti e ai Supertuscan, sia al Brunello. «Ma non escludiamo», ammette con prudenza Gorio, «un cauto approccio, in un prossimo futuro, anche alla gdo, ma solo per alcune linee, senza entrare in concorrenza con i nostri vini di punta, che resteranno appannaggio ella ristorazione».

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