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Italia Oggi

Vino in Usa, l'Italia arranca. Sorpassata l'Australia in valore, non in bottiglie. I dati Coldiretti. La nuova sfida del mercato si gioca sulle differenze dei territori ... Sul mercato statunitense il vino italiano sorpassa l’Australia e riconquista la posizione di leadership in valore nonostante un calo dell’1 per cento rispetto al 2005. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati dell'Italian Food & Wine Institute che nel bimestre 2006 evidenziano il primato nazionale dopo che nel mese di gennaio il Paese dei canguri era risultato in testa nel vino esportato verso il continente americano. Il successo nazionale va però letto insieme a motivi di preoccupazione con le importazioni USA di vini italiani che hanno fatto registrare una flessione per i primi due mesi dell’anno a meno 1,0 per cento in valore e a meno 3,8 per cento in quantità, rispetto al corrispondente periodo del 2005, con l’Australia che invece cresce del 5,2 per cento in valore e del 14,1 per cento in quantità e vince la sfida con l’Italia nel numero di bottiglie. A questi dati si aggiunge peraltro - continua la Coldiretti - la riscossa dei vini francesi che pur rimanendo in terza posizione aumentano le esportazioni del bimestre con una crescita boom del 43,9 per cento in quantità e del 25,5 per cento in valore, dopo un periodo di lunga crisi. Nonostante i notevoli progressi nelle produzioni locali nel primo bimestre 2006 i cittadini statunitensi hanno consumato più vini stranieri con un aumento della spesa del 6,5 per cento rispetto all'anno precedente a dimostrazione del grande spazio di crescita che esiste nel continente americano dove per l’Italia, dopo il grande percorso di valorizzazione qualitativa, la nuova sfida - sostiene la Coldiretti - è quella di esaltare le differenze e presentare negli scambi commerciali non solo vini, ma un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, del paesaggio e di testimonianze artistiche e naturali. L’Italia - continua la Coldiretti - ha dunque le carte in regola per tornare a crescere negli States con una produzione di vino made in Italy nel 2005 pari a 48,1 milioni di ettolitri, un fatturato di 9 miliardi di euro e un valore delle esportazioni di 3 miliardi di euro realizzati grazie anche a 460 vini Doc, Docg e Igt. Un patrimonio di immagine per le imprese nazionali che va difeso nei confronti delle imitazioni. Secondo una recente indagine - riferisce la Coldiretti - solo negli Stati Uniti sviluppano un mercato quasi uguale a quello delle nostre esportazioni e, in altre parole, è "falsa" una bottiglia su due. Se negli USA non è, quindi, difficile imbattersi in curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California, ma anche Moscato e Malvasia, con "DOC" californiane Napa Valley o Sonoma County, sono numerosi i Paesi dove è possibile spacciare vini locali come italiani. L'importante accordo con gli Stati Uniti che ha portato alla tutela delle denominazioni Chianti e Marsala non deve tradursi quindi - conclude la Coldiretti - in un via libera indiscriminato a pratiche enologiche controverse in cambio di insufficienti concessioni nella tutela delle denominazioni di origine dalle imitazioni che devono invece trovare una più completa protezione nell'ambito del Wto.

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